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Provando... Dobbiamo parlare, di Sergio Rubini.

Pubblicato il 13 dicembre 2015 da Maria Vittoria Solomita


Provando... Dobbiamo parlare, di Sergio Rubini.

Roma, Teatro Ambra Jovinelli. Il meccanismo del “metti una sera a cena” ci accompagna da decadi. Woody Allen ci ha costruito tre quarti di carriera e molti altri registi hanno sperimentato l’unità temporale almeno una volta, nella propria filmografia. Di storie in cui la notte porta meraviglie, viaggi metafisici ed agnizioni finali ce ne sono una caterva; alcuni titoli suonano sicuramente familiari, come il recentissimo Il nome del figlio di Francesca Archibugi, Carnage di Polanski, American Graffiti di George Lucas, La notte dei morti viventi di Romero, Fuori orario di Scorsese, Nodo alla gola di Hitchcock, Prima dell’alba di Linklater. Generi diversi per un comune denominatore semplice, uno strettissimo hic et nunc.

Il caso di Rubini si differenzia dai precedenti per una singolare “doppia” unità temporale: negli stessi giorni è possibile vedere la medesima storia al cinema, col titolo Dobbiamo parlare, e a teatro, con la sorta di backstage Provando...Dobbiamo parlare, scritto con Carla Cavalluzzi e Diego De Silva. Invariato il poker d’attori: Sergio Rubini e Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio e Maria Pia Calzone, così accoppiati ad interpretare due unioni in crisi, rispettivamente quella degli intellettuali Vanni e Linda (autore affermato e giovane ghost) e dei borghesi Alfredo e Costanza (cardiochirurgo e consorte).
Chi si interrogasse sulla genesi della storia troverebbe una chiara spiegazione nelle parole che lo stesso Rubini indirizza al pubblico dal proscenio, a sipario ancora chiuso: «Viene prima il film girato in un solo ambiente, quindi con un impianto fortemente teatrale. Non è un problema, in fondo ho cominciato così col mio primo film del 1989, "La stazione": solo che in quel caso ero partito da uno spettacolo, e ora è l’opposto.» Rubini racconta di aver provato in vari teatri la sceneggiatura del film, prima di girarlo. E l’allestimento ha funzionato. Venti giorni per sei recite, tra Ancona ed Ascoli Piceno. Poi le riprese.
Il regista e attore ne parla a teatro sbracciandosi, arricchendo le memorie con aneddoti e picchi di ipercinesi alleniana. E dal cineasta di New Yok, Rubini riprende anche un certo autobiografismo, tant’è che l’unica vera amicizia sul palco risulta essere quella trentennale con Fabrizio Bentivoglio, l’Alfredo chirurgo compagno pluriennale di Vanni.
Di Bentivoglio, certe volgari battute e soprattutto l’accento marcatamente romano riportano ad un’italica commedia di costume che stizza l’occhio ad Alberto Sordi, inverosimile, caricaturale. E sarà anche eccessivo, ma probabilmente il cinico Alfredo si rivela il personaggio più amato.

Per molti versi agli antipodi rispetto agli amici romantici intellettuali, Alfredo, detto Prof, e la moglie gestiscono il matrimonio come un’azienda, attenti a massimizzare i profitti. Sono due pariolini che basano il proprio rapporto sull’ipocrisia e sul culto del soldo, a differenza dei due scrittori, per i quali il divorzio non merita neanche di essere contemplato, pena una dannosa valorizzazione del matrimonio.
Provando...Dobbiamo parlare viaggia su una spira di cinismo che risucchia e catapulta verso il fondo. È una guerra da salotto. Ne escono, rimbalzando e rimettendosi in piedi, solo i due borghesi, perché il loro legame vanta delle basi evidentemente solide, comuni, anche se per qualcuno opinabili.
Morale triste per un atto unico che cazzotta i sognatori.


(Provando… Dobbiamo parlare); Regia: Sergio Rubini; drammaturgia: Sergio Rubini, Carla Cavalluzzi e Diego De Silva; costumi: Patrizia Chericoni; scene: LucaGobbi; interpreti: Sergio Rubini, Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone; teatro e date spettacolo: Ambra Jovinelli fino al 19 gennaio.


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