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Replay

Pubblicato il 23 novembre 2007 da Gaetano Maiorino


Replay

Essere lasciati da qualcuno che si ama è molto traumatico, alcuni cercano di dimenticare, di far scorrere il taumaturgo tempo sulle ferite, altri non ci riescono e agiscono. Il desiderio di far provare le stesse pene a chi le ha causate è forte, ma fino a dove la vendetta può condurre un uomo? Fino a che punto il dolore può spingere chi soffre a compiere azioni che non avrebbe mai nemmeno immaginato?

Il titolo dell’opera prima del giovane regista Giorgio Grasso, Replay, è legato a un colpo di scena che non sarebbe giusto svelare per non far perdere allo spettatore il gusto della visione, del piacere della sorpresa. E dalla sorpresa, a detta del regista, nasce l’idea di questa particolare pellicola, per certi versi indecifrabile. Ingannevolmente comune e banale per quasi un’ora, volutamente nascosta come le personalità dei suoi protagonisti, nell’ultima mezz’ora la storia di Stefano e Laura riserva, uno dopo l’altro, eventi inaspettati e lascia un po’ storditi, ma soddisfatti per essere riusciti alla fine, a ricollegare tutti i pezzi del puzzle, a dare senso a tutti i piccoli dettagli sparpagliati dall’autore nel suo film.
Replay, come tutte le opere prime, ha il pregio dell’entusiasmo e i limiti dell’inesperienza, ma si distingue in maniera netta da altre produzioni a basso budget del panorama italiano, per la cura della messa in scena. Grasso, a soli ventisei anni, dimostra di padroneggiare la macchina da presa con mano preparata e competente. Primi piani calibrati sugli espressivi volti degli attori, poche panoramiche o grandi carrellate, ma molta camera a mano per seguire i personaggi da vicino, in perfetta sintonia con il clima ambiguo e un po’ inquietante che pian piano si crea sullo schermo. Molto intenso anche l’uso dei piani fissi con le figure che abbandonano lentamente la scena, sottraendosi allo sguardo, lasciando solo lo spettatore.
Laddove finiscono i meriti di una perfetta messa in scena, iniziano purtroppo i difetti della scrittura. La sceneggiatura soffre, infatti, quando sono le parole e non le immagini a dover sostenere la narrazione, qualche dialogo approssimativo di troppo, qualche battuta messa lì un po’ a caso, una svolta morale un po’ esagerata nel finale, piccoli cedimenti in una struttura che spesso barcolla ma che riesce ugualmente a stare in piedi anche grazie alla buona la prova degli attori, in maniera particolare di Leandro Guerrini.
Un’opera prima quindi che merita fiducia, e che investe Grasso della responsabilità di migliorarsi perché i segnali per fare qualcosa “di più” ci sono.
Degna di una menzione speciale l’emozionante e intensa poesia Ancora recitata in una sequenza del film da Gianluca Morini, un bellissimo testo che dimostra quanto la nostra vita sia un continuo riproporsi di eventi già visti, di passati già vissuti, un replay di esperienze ormai oltremodo risapute, ma comunque tremendamente necessarie.


(Replay); Regia: Giorgio Grasso; soggetto e sceneggiatura: Giorgio Grasso; fotografia: Mauro Petito; montaggio: Roberto Trapanese; musiche: Michele Damato; scenografia: Antonino Aprea; costumi: Michela Fasanella; interpreti: Leandro Guerrini (Stefano), Yassmin Pucci (Laura); produzione: Fantaproduction; origine: Italia, 2006; durata: 75’.


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