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Cannes 69 - Rester Vertical - Concorso

Pubblicato il 13 maggio 2016 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Cannes 69 - Rester Vertical - Concorso

Una strada di campagna dall’interno di una macchina. Tra file di alberi. Suono straniante, invasivo. Ancora paesaggio campestre, fronde, ghiaia sdrucciolevole. Qualcuno dall’interno guarda un ragazzo al bordo del viottolo, pochi metri più avanti una casa con un vecchio seduto fuori, una musica assordante suona dall’interno. Dalla vettura esce un uomo alto e magro, dai lineamenti squadrati, affilati come lame. Approccia il giovane: "Hai mai pensato di fare del cinema?". Alle orecchie dello spettatore suona come una tattica di corteggiamento spudorata invece Leo, il protagonista di Rester vertical (opera seconda di Alain Guiraudie, acclamato regista de Lo sconosciuto del lago, presentato nella sezione Un certain regard alla 66esima edizione del festival di Cannes, dove vinse il premio per la miglior regia), è uno sceneggiatore in crisi economica, al momento senza fissa dimora, che invia capitoli di uno script al produttore committente in cambio di saltuari versamenti bancari. Dopo la fallita conoscenza del ragazzo dal bel viso, in una landa desolata Leo incontra una bionda pastorella con cui siede a discutere della pericolosa presenza di lupi nella zona. Presto gli avvenimenti mutano: i due fanno l’amore e vivono insieme nella dimora di lei con il cinquantenne genitore pastore, hanno un figlio, il terzo per lei che ne ha due senza padre a suo carico, il primo per Leo che lo accudisce con amore quasi materno, soprattutto dopo che la madre lo rifiuta in piena depressione post partum. Ci troviamo in una situazione realistica e al tempo stesso paradossale, in cui ogni evento, ogni silenzio, ogni frase pronunciata dagli attori mescola insieme verità e grottesco, possibilità e assurdo, difficoltà di vivere, malessere, perversa ossessione sessuale. Il film mostra rapporti sessuali dettagliati, primi piani di organi genitali femminili che omaggiano L’origine del mondo di Courbet, mani che titillano, peni in attesa di erezione o una men che minima reazione, neonati che piangono senza fine e poi vengono lasciati in macchina da soli per molti minuti in mezzo al nulla. Stregonesse pronte all’amplesso nelle flore lacustri, tutti gli uomini potenziali omosessuali, fucili puntati verso lupi, uomini, minuscoli esserini indifesi in pagliaccetto. Indimenticabile il titolo del giornale che recita: Sodomia come eutanasia di fronte a neonato. Memorabile la risposta del protagonista, ormai all’ultima spiaggia, a scusarsi davanti ad un’avance di Jean-Louis: "Non potevo mica scoparmi il nonno di mio figlio". Atmosfere scure, deprimenti, spinte fino all’assurdo: Leo nel sottopassaggio di notte abitato da barboni con in braccio il bebè viene assalito dei senzatetto e denudato, salvato dalla polizia ormai rannicchiato in posizione fetale custodendo tra le braccia il piccolo ancora addormentato come una Madonna con bambino. Eccentrica avventura a cui si assiste da una nicchia ancorata alla propria realtà personale, per non cadere dalla sedia.


CAST & CREDITS

(Rester vertical); Regia: Alain Guiraudie; sceneggiatura: Alain Guiraudie; fotografia: Claire Mathon; montaggio: Jean-Christophe Hym; interpreti: Damien Bomnard; India Hair; Raphaël Thiery; Christian Bouillette; Basile Meilleurat; Laure Calamy; produzione: Les films du Worso; distribuzione: Les films du Losange; origine: Francia, 2016; durata: 100’


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