X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Ritratto di teo Mammuccari

Pubblicato il 23 giugno 2002 da Alessandro Izzi


Ritratto di teo Mammuccari

Dagli scherzi telefonici di RAI 2 al programma per la selezione delle Veline, non si può certo dire che la carriera televisiva di Teo Mammuccari sia il paradigma di un’ascesa irresistibile verso gli alti indici di gradimento. Eppure, nel bene come nel male, parlare di televisione oggi, in piena estate, con il solleone che imperversa sulla nostra penisola e con la mancanza d’idee che attraversa (come ogni anno del resto) le reti televisive, significa, in ultima analisi, parlare un po’ anche di lui e, soprattutto, del programma che lo sta portando alla ribalta: Veline appunto! Un programma contenitore, se vogliamo, di puro e semplice intrattenimento che richiede, però, un conduttore velocissimo nell’improvvisazione, dall’eloquio fluido (logorroico, quasi, ma nello spazio ridotto di pochi minuti di programma) e dal cinismo profondo. Un comico non necessariamente sboccato, ma sostanzialmente innocuo, come il programma estivo che, in ultimo, è, sì, una sorta di spin-off di Striscia la Notizia, ma ha la caratteristica di bruciare tutta la cattiveria degli autori e del conduttore non verso il mondo circostante (come faceva appunto Striscia con la sua ricerca di continui scandali) ma verso se stesso, verso la propria struttura spettacolare e, soprattutto, verso le consenzienti candidate al titolo di velina. Attraverso un gioco abile e veloce, il presentatore riesce sempre a prendere in giro, con esibita cattiveria, tutte le aspiranti al prestigioso posto di veline nazionali, ponendo sempre l’accento verso tutti quei difetti che le stesse giovani partecipanti, comunque, si prodigano a mettere in bella mostra nella consapevolezza che potrebbero essere proprio quei difetti la cifra del loro possibile futuro successo. Tutto questo attraverso una gestione dello spazio scenico di notevole efficacia che utilizza il pubblico in piazza, che assiste alla performance, come una sorta di veicolo ideale per arrivare al pubblico ben più numeroso che segue il programma da casa. Il rapporto che Mammuccari ricerca nei confronti del proprio pubblico è, prima di tutto, sostanziato da una notevole dose di complicità. Il conduttore si presenta non tanto nelle vesti di un paludato presentatore che si limita ad introdurre le varie candidate, ma si offre come una sorta di veicolo potenziale dei pareri del pubblico: dice sempre quello che qualsiasi persona del pubblico potrebbe dire di fronte alle ragazze e al loro sogno (un po’ insano) di diventare piccole dice televisive. E lo fa attraverso il filtro di una sorta di senso comune (ovviamente denso di luoghi comuni) da cui attinge copiosamente per le sue battute. Il suo, quindi, è un umorismo prevalentemente verbale, ma è caratterizzato da una parola che tende a divenire gesto indicativo e ammiccamento scoperto. Il suo è un eloquio che rifiuta astratti giochi di parole, ma che, non per questo, rifiuta il ricorso a continui doppi sensi. L’intervista alle ragazze diviene, allora il centro di una strategia comica vecchia quanto il mondo, ma per questo, estremamente efficace (se si accettano i termini stessi del gioco; altrimenti la sua comicità risulta irritante e faziosa). In essa Mammuccari gioca con continui cambi di registro: dal finto interessato, al quasi professionale, dall’istrione in cerca di approvazione popolare al mestierante consumato e anche un po’ annoiato dal suo stesso lavoro. Le parole, spesso piegate in veri e propri “a parte” teatrali (rivolti al pubblico quasi non volesse farsi ascoltare dalle ragazze di cui parla), si susseguono in un ritmo vorticoso e sono spesso alle soglie dell’udibile, ma sempre intelligibili. Del resto, se qualche parola si dovesse perdere, sarà la loro urgenza a far ridere. Su queste basi Mammucari ha creato un personaggio un po’ effimero, ma di grande successo trasformando un programma tutto sommato informe come Veline, nella storia di un uomo cinico che sciorina, nei confronti dei sogni fatui delle ragazzette in cerca di successo, un incredibile campionario di ben assortite crudeltà.

[Giugno 2002]


Enregistrer au format PDF