“Storie caratterizzate da amori struggenti, ragazze dalla forte personalità, spesso dai tratti androgini e personaggi maschili non ben definiti o ambigui che rimangono sullo sfondo”; inoltre, storie di relazioni illecite, drammi familiari, malattie, amori clandestini, morti tragiche, scandali, suicidi, abuso di psicofarmaci, solo per citare alcuni dei temi ed elementi ricorrenti delle sue opere. Non si parla di un autore violento né scandalistico, bensì di Riyoko Ikeda, regina degli shòjo, fumetti manga destinati per lo più ad un pubblico femminile adolescenziale, a cui Claudia Barrera ha dedicato una monografia nella collana Japan Files della Iacobelli Editore, dal titolo appunto Riyoko Ikeda - Quando lo shòjo diventa storia.

Conosciuta in Italia quasi esclusivamente per la sua opera di maggior popolarità, Versailles no Bara (Le rose di Versailles), che nel nostro Paese, grazie anche al successo dell’anime tratto dal manga è conosciuta per lo più come Lady Oscar, la Ikeda è invece autrice di tantissimi shòjo poco conosciuti perché non editi nel mercato occidentale. Tra le sue pubblicazioni complete giunte in Italia, da segnalare soprattutto Orpheus, per il quale nel 1981 ha ricevuto il Japan Cartoonists Association Award come miglior manga e che, tra rivoluzioni e Prima Guerra Mondiale, racconta di storie e amori di studenti tra Germania, Austria e Russia. Altra serie completa presente in Italia, sempre restando nel tema storico è Eroica – La gloria di Napoleone, sulle vicende dell’Imperatore francese, mentre più prettamente adolescenziale e scolastica (nel senso di temi trattati) è l’ambientazione di Caro Fratello da cui è stato realizzato anche un anime trasmesso più volte in Italia, ma che non ha riscosso eccessivo successo. Ma oltre ad elencare e analizzare le sue opere, sia quelle più famose sia quelle meno note, Riyoko Ikeda - Quando lo shòjo diventa storia descrive anche la figura di questa artista versatile e multiforme che ha iniziato a disegnare fumetti solo per pagarsi gli studi e inseguire il suo sogno di poter diventare cantante. Infatti la Ikeda è anche un affermato soprano, motivo per cui per diversi anni ha anche abbandonato il mondo dei manga, e ha addirittura inciso un Cd in cui sono presenti dodici brani inediti composti dalla regina Maria Antonietta in persona. La Storia è infatti il tema più ricorrente della sua opera e della sua stessa vita, in quanto è anche autrice di saggi soprattutto sulla storia europea, oltre ad essere un’importante narratrice artistica in grado di mescolare manga e Storia creando un perfetto equilibrio tra ambientazioni e modernità, personaggi reali e di fantasia. Oltre alla Storia francese, ha infatti pubblicato manga dedicati alla regina Elisabetta, a Caterina di Russia, al generale Jòzef Poniatowski ma anche a personaggi della storia giapponese come l’imperatore Umayado. Storia che non è solo sfondo o ambientazione ma che diventa vera e propria protagonista con la sua presenza e le sue contraddizioni con le guerre, i conflitti, le rivoluzioni. Ed è proprio nella Storia e nella sua presa di coscienza da parte dell’uomo che emergono quei temi costanti quali contrasti, insicurezze, debolezze che vengono poi declinate nelle storie della Ikeda e che fanno gridare alla perversione e allo scandalo tutti i benpensanti. Storie che però, oltre alla tragedia, riescono anche ad essere ironiche, come nel caso della pubblicazione dei Bambini di Versailles, una serie di strisce a fumetti con cui la mangaka prende in giro i suoi stessi personaggi ritratti in Le rose di Versailles.

Riyoko Ikeda - Quando lo shòjo diventa storia non è un vero e proprio saggio, ma è più che altro una guida monografica scritta e realizzata con uno stile e una veste grafica poco formale e molto colloquiale, ricca di schede e illustrazioni, utile per chi vuole avvicinarsi e conoscere meglio l’opera di una delle più affermate autrici di manga, in grado di abbattere ogni confine internazionale e capace di continuare a vendere ed essere conosciuta grazie ad opere che, nonostante abbiano oltre trenta anni, conservano ancora in tutto e per tutto la loro modernità.