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Robert De Niro: Il regno migrante di Ellis Island

Pubblicato il 16 novembre 2015 da Giuseppe Giulio


Robert De Niro: Il regno migrante di Ellis Island

Una piccola e paradisiaca isola, Ellis Island, il Regno Proibito, incastonato tra le “montagne” di Manhattan, in un pacifico e millenario isolamento; Robert De Niro in un cortometraggio che si dedica alla formazione spirituale dei migranti, eredi della parola; la preziosa, oggi, letteratura migrante ha il potere di raccontare il passato e di predire il futuro in una lingua ormai conosciuta. E poi, ancora, tanti impressionanti personaggi, popoli e “sette” umane affamate di libertà e cambiamento: raccontate da un De Niro, il quale nutre al suo interno la follia di diventare l’uomo migrante, come Ben Okri oppure Buchi Emecheta, perché valersi della scrittura del racconto è uno degli strumenti per capire ciò che molti nascondono e quello che altri riescono a tramandare solo scrivendo parole, senza mai cercare di avere una fine.

Questi sono gli ingredienti della nuova avventura di un Pescatore, che, come me, è alle prese questa volta con il magico e a volte malefico piano di trafugare i fallimenti e le fragilità dell’occidentalizzazione. Oggi, è proprio Ellis a dimostrare che questi posti, in cui si sviluppano culture alternative e marginali che combinano elementi moderni con altri tradizionali che l’occidente può trovare risposta all’etica ormai in crisi del mondo moderno. Poiché con la loro pazienza e con il loro egualitario trionfo morale, possono insegnarci come ricominciare a vivere ad amare e, forse, come scrive e interpreta l’attore statunitense: possono dare a tutti noi la possibilità di inaugurare la prima civiltà veramente universale nella storia dei tempi memorabili e immemorabili.


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