X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Roma 2015 - Une enfance/A childhood

Pubblicato il 19 ottobre 2015 da Stefano Colagiovanni

VOTO:

Roma 2015 - Une enfance/A childhood

L’infanzia, il tempo dell’innocenza, la leggerezza del quieto vivere. I bambini non conoscono patemi, non sono in grado di avvertirne, magari non ne conoscono neppure l’esistenza. Ma non tutti, non per tutti è così semplice e così quieto il vivere. Come Jimmy e Kevin (rispettivamente Alexi Mathieu e Jules Gauzelin), i protagonisti dell’intimo film di Philippe Claudel, presentato alla Festa del Cinema di Roma, in collaborazione con la sezione parallela Alice nella città. I due fratelli rappresentano l’epicentro del dramma costruito da Claudel, in cui viene mostrata una condizione di vita decadente, autolesionista, partorita da genitori allo sbando, perduti per sempre nell’abisso delle loro vite devastate dalle debolezze dell’anima, da una povertà intellettuale soverchiante, dannosa per l’ecosistema famigliare in bilico tra orrori quotidiani e vane speranze di rivalsa.

L’opera di Claudel è un nudo affresco di una realtà più veritiera di quanto se ne possa pensare: in nessuna sequenza viene lasciato spazio all’immaginazione, perché non c’è nulla su cui fantasticare, se non un finale più dolce che amaro per i giovani protagonisti, trascinati verso il baratro e resi vittime da un’amore torbido (quello della madre Pris, interpretata da Angelica Sarre, che finirà con l’abbandonare a sua volta l’ultimo centimetro di umanità a cui si aggrappa per gran parte del film), e dalle angherie e dal menefreghismo di una figura maschile minacciosa. Sul confine tra la “vita” e la “morte” dell’innocenza, galleggiano sparuti personaggi secondari, come anime morte, in attesa di trovare a loro volta quel conforto tanto agognato: dal maestro di scuola, al vicino taciturno, alla nonna materna, l’unica figura che, grazie a una decisione salvifica, riuscirà a sottrarre dalle grinfie dei genitori il nipotino più piccolo, Kevin. Non dispiace Une enfance/A childhood, perché riesce a raccontare una storia vera con pochissimi elementi a disposizione, e ci riesce abbastanza bene: abbastanza, dato che a onor del vero, il regista si adagia su episodi di vita mondana che mostrano con particolare attenzione le sfaccettature negative di un’infanzia dannata, reiterati in maniera eccessiva; questo calcare la mano si tramuta con il trascorrere del tempo in un difetto di pigrizia o di inutile ricerca di superfluo patetismo. Così il corpo centrale della narrazione perde quella carica emotiva accumulata nella prima parte del film, risalendo la china solo nelle battute finali, purtroppo ristrette per non scivolare anche in un eccesso di minutaggio: ma anche in quest’occasione sembra che, sfruttando in ben altro modo alcuni dei comprimari, si sarebbe potuto costruire un finale maggiormente articolato, non lasciato in risoluzione nella mani del caso fortuito.

Sono loro a perdersi, a uscire di scena senza lasciare in eredità azioni e reazioni necessari per un degno compimento dello sviluppo narrativo. Tutti gli altri, sono già perduti nell’oblio delle loro nere vite.


CAST & CREDITS

(Une enfance); Regia: Philippe Claudel; sceneggiatura: Philippe Claudel; fotografia: dominique Kucharzewski; montaggio: isabelle devinck; musica: Pierre lenoir, Stéphane Brunclair; interpreti: Alexi Mathieu, Angelica Sarre, Jules Gauzelin, Pierre, Patrick d’Assunmçao; durata: 100’; Proposta di voto: 3


Enregistrer au format PDF