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RomaFictionFest 2010 – "La Narcotici", di Michele Soavi

Pubblicato il 11 luglio 2010 da Sergio Sozzo


RomaFictionFest 2010 – "La Narcotici", di Michele Soavi

Il Michele Soavi de La Setta e Dellamorte Dellamore non ha mai smesso di girare horror. Erano cupissimi i suoi formidabili polizieschi televisivi, Uno Bianca, L’ultima pallottola, i suoi Ultimo – era sorprendentemente ancestrale e favolistico il suo lavoro tv più sottovalutato, l’ottimo Francesco. Era insostenibile la crudeltà di Arrivederci amore, ciao, così come la tensione nell’equivoco Nassirya, così come avrebbe potuto avere un certo fascino anche il grand guignol dell’imperdonabile, esecrabile Sangue dei vinti.

Al timone ancora una volta di una produzione Rai com’era il disgraziato progetto tratto da Pansa, Soavi questa volta ci tiene a mettere subito le cose in chiaro. La Narcotici, per fortuna, non va decisamente per il sottile – soltanto nella iniziale mezz’ora del primo dei due episodi proiettati in anteprima al Fiction Fest, tre persone vengono tranciate di netto e all’improvviso da veicoli a tutta velocità mentre attraversano la strada.
Soavi abbandona i preziosismi e le leziosità con cui in passato ha ’firmato’ le sue regie per il piccolo schermo (la magistrale resa degli omicidi delle BR nel vertiginoso Attacco allo Stato) per una narrazione meno articolata e per certi versi di grana più grossa, che probabilmente tiene conto della lunga gittata del prodotto, lui abituato a miniserie di un paio di puntate o poco più.
Quella che rimane è appunto l’atmosfera orrorifica, in cui questo personaggio luciferino del narcotrafficante "Ottavo Re di Roma" (Stefano Dionisi, divertitissimo, coadiuvato dall’implacabile braccio destro, un inedito Libero De Rienzo) muove i suoi perfidi scagnozzi alla ricerca omicida di Carlo, piccolo spacciatore in fuga braccato dalla Polizia nel corso di una notte infinita in cui il criminale vaga nascondendosi tra la vegetazione delle pinete sul lungomare di Ostia, e Soavi tira fuori quel tocco da stallo surreale, in cui spazio e tempo assumono contorni sempre più allucinati, che gli conosciamo dai tempi del portentoso La Chiesa.
In montaggio alternato, scorre la tv di oggi, con la descrizione di una festa lasciva di giovanotti-bene in una villona sul mare dove piccole ’moccine’ iniziano a subire il fascino proibito dello stupefacente. Tra di loro, in un meccanismo alla Traffic, la figlia dell’ignaro nuovo capo della Narcotici, Daniele ’Lupo’ Piazza, che nel frattempo è tutto impegnato nella ricerca, appunto, di Carlo lo spacciatore.
A tenere tutto insieme ci pensa l’occhio del cielo dell’ormai irrinunciabile hacker nerd e ciccione, che qui si chiama Gnaghi come l’assistente di Rupert Everett in Dellamorte Dellamore.

Nella parte di Piazza, Gedeon Burkhard è in piena operazione scrolla-buonismo alla Rex, l’amatissima moglie gli è morta da una decina d’anni, falciata per strada dal furgone dell’Ottavo Re di Roma che fuggiva dalla sua prima rapina, e questo fa di lui un tipo ombroso e irritabile, che colpisce allo stomaco e poi punta la pistola alla tempia ad un automobilista che era sceso dalla vettura per lamentarsi della guida del ’Lupo’.
Non è Raoul Bova, e Soavi se ne rammarica un po’, mentre il partner sembra andare più che bene alla prorompente Raffaella Rea, nel ruolo dell’oramai immancabile femmina poliziotto tosta e addestratissima della produzione tv nostrana.


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