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ROMAFILMFESTIVAL 2006 - BROTHER JUSEF

Pubblicato il 3 dicembre 2006 da Andrea Esposito


ROMAFILMFESTIVAL 2006 - BROTHER JUSEF

Jusef Lateef è uno straordinario musicista, in passato collaboratore di John Coltrane, Dizzy Gillespie e Cannonball Adderley. Brother Jusef vuole essere un omaggio che i due registi, Nicolas Humbert e Werner Penzel, tributano a questa figura eccezionale, pianista, sassofonista, flautista e poeta.
Totalmente incentrato sull’affascinante figura di Jusef, il film è il ritratto delicato e intenso di una profonda ricerca spirituale. In questa peregrinazione incessante Jusef sembra mosso da una sorta di respiro mistico; attraverso la musica scandaglia la propria anima.

Il film è diviso in brevi capitoli, piccoli passaggi che colgono un’espressione del poliedrico talento di Jusef o solo un passaggio dei suoi pensieri. Legge le sue poesie, parla dell’Anima, del Tempo e dell’Esistenza, sorride. Per la maggior parte del tempo lo vediamo suonare. Al sassofono compone assoli fatti di frasi preziose e complesse, piene di una solitudine siderale; a tratti si fanno ermetiche, animate da un’esplorazione senza compromessi che ricorda il Braxton più ispirato.
Poi si siede al piano: suona poche note e subito si accompagna con un canto sommesso. In quei momenti riesce a farci sentire la radice più pura e sincera del blues, quel respiro straziante e desolato che è allo stesso tempo una via per la felicità, un’ascesa (“Blues is a pick-up” come diceva John Lee Hooker).

Il grande merito di Humbert e Penzel sta nella regia essenziale, scarna, quasi schematica; nessun orpello per abbellire o amplificare la bellezza di questo ritratto. Piuttosto si nota lo sforzo di togliere tutto il superfluo per scavare nella profondità delle immagini. Mentre Jusef suona, ad esempio, la telecamera inquadra solo il volto o le mani. Non si sente mai la musica di Jusef montata con altre immagini. Viene ripreso solo il musicista che suona, per legare inscindibilmente l’uomo al suo suono, alla sua voce. Conta solo la ripresa del gesto, l’evento della musica. La regia osserva senza commenti. Particolarmente riuscito l’unico inserto di una sequenza di repertorio: a un tratto, come in una reminescenza di Jusef, assistiamo a una performance di Jusef con la band di Cannonball Adderley, nel 1962.
L’ambientazione completa efficacemente il quadro. Il film si svolge infatti nell’isolata casa di montagna di Jusef. Intorno, cime innevate e alberi spogli, su cui la telecamera indugia spesso. Lo sguardo sembra rivolgersi all’esterno per proseguire la ricerca spirituale interiore. Le riprese dei suggestivi esterni sono avvolte nel silenzio. In contrasto con il bianco della neve, l’interno della casa di Jusef è buio. Il profilo del musicista affiora nella penombra da cui escono musica e parole.

(Brother Jusef) Regia: Nicolas Humbert, Werner Penzel; fotografia: Chilinski; montaggio: Simone Fürbringer; musica: Jusef Lateef; interpreti: Jusef Lateef; produzione: Balzli & Fahrer GmbH, Schweizer Fernsehen, SRG SSR idée suisse, Arte; distribuzione: Balzli & Fahrer GmbH; origine: Germania-Svizzera, 2006; durata: 52’


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