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ROMAFILMFESTIVAL 2006 - RABIA

Pubblicato il 5 dicembre 2006 da Andrea Esposito


ROMAFILMFESTIVAL 2006 - RABIA

Un racconto di alienazione ai tempi della disoccupazione e della precarietà. Rabia racconta la vicenda di una ragazza alla ricerca di un lavoro di segretaria. Passa la sua vita tra colloqui, attese interminabili e chiacchiere con le altre aspiranti segretarie. Se i colloqui con i possibili datori di lavoro compaiono per qualche istante, nel quale vediamo la protagonista Camila rispondere sempre alle solite domande, per gran parte del tempo siamo invece nei corridoi, nella fila delle aspiranti. E’ interessante l’analisi del rapporto che si sviluppa tra di loro: le ragazze sono concorrenti per il posto ma allo stesso momento condividono stress e ansie; sono ugualmente insicure e sfiduciate ma continuano a cercare quel lavoro di cui non possono fare a meno. Ciascuna di loro allora affronta la situazione con un diverso atteggiamento. C’è la ragazza dolce e intimidita, quella disillusa, quella procace e bellissima che sorride sempre, bilingue, sicura che otterrà il lavoro. Una non dà la minima confidenza a nessuno, sembra quasi odiare chi si trova in fila con lei. Con una nasce una gara per chi se la passa peggio, ovvero per stabilire chi meriterebbe di più quel lavoro. Il racconto indugia su questa forma vagamente schizofrenica di relazione tra le persone, e tratteggia efficacemente quell’angoscia che fermenta sotto i dialoghi fortemente colloquiali.

Svolgendosi quasi interamente nei corridoi, il film si concentra sul tempo dilatato dell’attesa. Cardenas vuole comunicarci la rabbia latente di Camila facendoci vivere quel tempo interstiziale che la macera lentamente. Lunghi minuti di silenzio, pause nei discorsi, parole vuote. Cardenas sembra volerci far soffrire emotivamente la stessa esperienza privata di Camila. Il tempo morto diventa così strutturale.
Ma non è L’avventura. Il problema principale è l’idea di fondo. Si ha infatti l’impressione di trovarsi davanti ad un cortometraggio allungato. Quel ritmo fatto di vuoto e silenzio estenuanti è sorretto da un’idea che è buona per un film dal respiro più breve. Sembra che il film sia stato “stiracchiato” proprio per far immedesimare lo spettatore nel malessere di Camila. Le attese appaiono così quasi sadiche, perché non portano a nulla. Se pure accettiamo l’ipotetica scelta stilistico-politica per cui le attese e i silenzi non approdano da nessuna parte, purtroppo è difficile rintracciare una riflessione interessante sulla condizione esistenziale di lei. O una posizione inedita sull’alienazione contemporanea. La struttura del film sembra evaporare in quel flusso di vuoto, e si perde presto interesse a seguire una storia che per essere il più possibile verosimile resta solo ordinaria. Il colpo tentato nel finale non riesce a riscattare questa narcosi.

(Rabia) Regia, produzione, sceneggiatura: Oscar Cardenas; fotografia: Carlos Vásquez Méndez; montaggio: Daniel Ferriera; interpreti: Carola Carrasco, Constanza Aguirre, Camila Aguirre; origine: Chile, 2006; durata: 74’; web info



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