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Rotterdam 2009 - No puedo vivir sin ti - VPRO Tiger Awards Competition

Pubblicato il 29 gennaio 2009 da Gaetano Maiorino


Rotterdam 2009 - No puedo vivir sin ti - VPRO Tiger Awards Competition

Controverso, a tratti interessante nel suo genere, ma nella sostanza poco innovativo. Dà la sensazione di già visto e comunque non di un’opera completamente riuscita, il melodramma No puedo vivir sin ti, del regista Leon Dai.
Tutto il film è incentrato sulla lotta di un padre che disperatamente si scontra con il sistema e con la burocrazia del suo paese che vuol portargli via la figlia per affidarne la custodia a sua madre. Parte subito con una scena drammatica questo melò ispirato a un caso di cronaca che molto ha fatto discutere in Taiwan, per poi ricostruire gli eventi con un lunghissimo flash-back. Quella del protagonista è una situazione in qualche modo kafkiana e di ispirazione vagamente neorealista, che però perde il suo fascino con il passare dei minuti.
Il bianco e nero molto luminoso scelto dal regista appesantisce subito l’atmosfera e colloca fin dalle prime battute questo lavoro nell’ambito di un certo cinema orientale, incentrato sull’impossibilità dei ceti bassi di avere riconosciuti i propri diritti, a causa di legislatori che non tengono conto dei sentimenti, ma che soltanto rispettano la forma.
Tutto sommato, però, il film di Leon Dai si muove fluido grazie a una sceneggiatura che è costruita in maniera molto solida. Il susseguirsi degli eventi sottolinea senza timore l’ipocrisia dei potenti e il loro distacco dalla realtà quotidiana del proprio paese. L’interesse di chi comanda è quello di auto-celebrarsi e no di certo quello di servire la popolazione come invece il mandato ricevuto dovrebbe prevedere. La sensazione è quella che il popolo e i governanti si trovino su due piani completamente distaccati, collegati soltanto da fili sottili (l’aver frequentato la stessa scuola ad esempio) sebbene chi si trova più in alto condizioni senza dubbio coloro i quali invece sono costretti a restare sotto di loro. Il destino degli ultimi è quello di restare ultimi, anzi molto probabilmente è quello di sprofondare ancora di più nella indigenza, nella povertà, nel dolore. Proprio come sprofonda in mare il protagonista del film, costretto a spingersi sott’acqua per vivere (è una sorta di operaio subacqueo) e lì soffocato dall’operare di un potere superiore, quella potere che gli consente di resistere, ma che in maniera del tutto casuale e senza dare la possibilità di reagire, quasi ne provoca la morte (metafora ben rappresentata dal malfunzionamento del compressore che pompa aria nel boccaglio).
Senza distaccarsi dai canoni di genere, No puedo vivir sin ti procede senza pietà nel mostrare il dolore del suo protagonista, pian piano abbandonato da tutti e ridotto allo stremo delle forze nella sua solitudine, salvo poi risolversi con un happy ending che smonta la sofferenza del dramma e cerca una troppo smielata consolazione.


CAST & CREDITS

(No puedo vivir sin ti); Regia: Leon Dai; sceneggiatura: Leon Dai e Chen Wen-pin; fotografia: Chang Hsiang-yu, Chou Yih-wen; montaggio: Leon Dai; musica: Tamio; interpreti: Chen Wen-pin (Li Wu Hsiung); produzione: Luminoso Film Co., Ltd.; origine: Taiwan 2008; durata: 85’.


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