X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Rotterdam 2009 - Sois sage - VPRO Tiger Awards Competition

Pubblicato il 29 gennaio 2009 da Gaetano Maiorino


Rotterdam 2009 - Sois sage - VPRO Tiger Awards Competition

Dell’innocenza perduta. Della vendetta e dell’odio. Juliette Garcias incentra il suo Sois Sage su queste tematiche di base e realizza un film formalmente molto rigoroso, che concede poco alla creatività e al virtuosismo registico e che gioca sul continuo contrasto tra il volto angelico della protagonista e il dramma interiore che ha condizionato la sua vita passata.
In un piccolo paese della Francia arriva a lavorare Eve, poco più che adolescente, consegna il pane alla gente del villaggio, ma c’è qualcosa di incongruo in molti suoi comportamenti. A finire al centro delle sue attenzioni ci sono Jean, un pianista, sua moglie e la loro bambina di due anni.
Sois Age è un film molto complesso nelle intenzioni: pretende di parlare di amore, di difficili situazioni familiari, di violenza accettata e taciuta, della staticità della provincia, di realtà e finzione, quasi come in un dramma teatrale, con pochi personaggi archetipici posizionati più o meno sempre negli stessi luoghi. Maschere che si caratterizzano all’interno di una struttura stabilita a priori in maniera molto rigida. Impersonando Eve, Anais Demoustier si affida alle emozioni trattenute, all’ambiguità di fondo che è predominante nella figura di questa giovane donna. I suoi primi piani sempre molto intensi alla lunga però stancano, si ripetono, finiscono per appesantire la narrazione invece di caricarla di pathos. Il suo segreto viene svelato poco dopo la metà della pellicola e a questo punto ci si attenderebbe una crescita di vigore che il film promette ma non mantiene realmente.
Anche i punti di vista non cambiano mai: Eve è sempre un passo indietro o lateralmente a ciò che guarda, al centro dell’azione ci sono Jean e sua moglie, vittime di un voyeurismo al limite del patologico, nonché di vendette e intromissioni nella sfera privata che non tardano a essere motivate. In effetti questo ennesimo film francese con lunghe e lente sequenze, senza alcun cambio di ritmo neppure nei momenti topici, si rivela prevedibile nel dirimersi della trama e a ben guardare molto semplice per quel che riguarda la tecnica di ripresa.
Troppo simbolico anche il finale, con una porta che si chiude sul volto della protagonista come a voler mettere un affrettato punto esclamativo totalmente fuori contesto, inserito lì quasi a concludere in qualche modo una storia che non trovava più alcuno sbocco.


CAST & CREDITS

(Sois sage); Regiae sceneggiatura: Juliette Garcias; fotografia: Julien Hirsch; montaggio: Dominique Auvray; interpreti: Anais Demoustier (Eve), Nade Dieu (Anna), Bruno Todeschini (Jean); produzione: Slot Machine e Zentropa Productions; origine: Francia, Danimarca 2009; durata: 90’.


Enregistrer au format PDF