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Ruggine

Pubblicato il 31 agosto 2011 da Simone Isola


Ruggine

Della generazione di autori che hanno esordito nello scorso decennio, Daniele Gaglianone è tra le figure più coerenti e radicali. Appassionato a figure estreme, personaggi spesso ai margini della nostra società e quindi più indifesi ed esposti al male, il regista torinese ha portato avanti negli anni uno stile e una poetica aspri e dolorosi. Ora, pur alla presenza di un cast importante e di un tema delicatissimo come la pedofilia, Gaglianone non cede per nulla alla tentazione di ammorbidire il proprio sguardo e la propria poetica. Anzi, rilancia la sua sfida al cinema spettacolare con una metafora tagliente: Ruggine è un film durissimo, una riflessione da maneggiare con estrema cura, complessa e allo stesso tempo inequivocabile.

Durante una calda estate della fine degli anni Settanta, in una periferia del nord Italia abitata da immigrati meridionali e del nord est, un gruppo di ragazzini passa il tempo tra giochi, alcuni innocui altri più crudeli e pericolosi. Ci sono scontri tra bande, dispetti e scaramucce. Insomma è un universo a se in cui i “grandi” non hanno alcun modo di entrare, confinati nell’enorme palazzo “caserma”. La vita dei bambini ruota infatti attorno ad un altro posto: un finto castello costituito da un deposito di rottami arrugginiti, che per loro costituisce un fortino, un rifugio, una trappola. Tutte le azioni importanti si svolgono nel “castello” o lì intorno. Proprio quell’estate giunge nel quartiere un elegante signore, il dottor Boldrini. Un uomo inquietante, appassionato di operetta, che con il suo fare aristocratico mette tutti in soggezione mascherando così evidenti inquietudini. I ragazzini si imbattono spesso nel dottor Boldrini, o per strada o in qualità di pazienti. Una violenza silenziosa si abbatte su di loro, fino a trasformarsi in persecuzione, morte. Trent’anni dopo ritroviamo tre di quei ragazzi alle prese con le loro vite quotidiane; ma quell’estate resta in loro una eco sorda e opprimente. Il mondo che circonda non conosce infatti la “guerra” che hanno combattuto e il male che hanno dovuto affrontare. In quel castello pieno di ruggine resta ancorata parte della loro innocenza giovanile, esposti all’orrore che nessuna favola o fiaba può cancellare. Un orrore che spesso rimuoviamo, che facciamo finta di non vedere per paura o per reticenza, o peggio per quieto vivere sociale. Come Pietro, come Alessandro, Ferdi e Toni di Nemmeno il destino, i bambini di Ruggine conoscono il male e vivono in un paesaggio devastato dall’incuria e dall’abbandono. Daniele Gaglianone è un post-neorealista, non ha l’estetica umanistica di un De Sica o di Rossellini (anche se il richiamo a Germania anno zero è d’obbligo), sovrappone i piani narrativi, incrocia le storie e cerca di esprimere il dolore dei protagonisti attraverso uno stile composito, non esente da toni onirici; pur con qualche disuguaglianza di tono (a tratti Timi esaspera la caratterizzazione di Boldrini), Ruggine conferma la sua capacità di rappresentare il “rimosso” della nostra società, la dolorosa onestà di chi non vuol cedere alla retorica o abbandonarsi all’invettiva. Gaglianone affonda il bisturi sull’omertà che ci caratterizza, quella che fa ripetere ai ragazzini del film “tanto se lo raccontiamo non ci credono”. Quella che non fa andare oltre l’apparenza della lussuosa Mercedes di Boldrini. Ma come allora anche oggi, forse, il nostro Paese non ne è ancora in grado.


CAST & CREDITS

Regia: Daniele Gaglianone; sceneggiatura: Daniele Gaglianone, Giaime Alonge, Alessandro Scippa dal romanzo “Ruggine” di Stefano Massaron; fotografia: Gherardo Gossi, montaggio: Enrico Giovannone, suono: Vito Martinelli,musica: Evandro Fornasier, Walter Magri, Massimo Miride, scenografia: Marta Maffucci, costumi: Lina Fucà, Francesca Tessari. Interpreti: Filippo Timi (dottor Boldrini), Stefano Accorsi (Sandro adulto) Valerio Mastandrea (Carmine adulto), Valeria Solarino (Cinzia adulta), Giampaolo Stella (Carmine bambino), Giuseppe Furlò (Sandro bambino), Giulia Coccellato (Cinzia bambina), Giacomo Del Fiacco (Tonio), Leonardo Del Fiacco (Andrea). Produzione: Fandango, Zaroff Film in collaborazione con RaiCinema. Origine: Italia, 2011. Durata: 109 min.


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