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Russian doll (Stagione 1) - Teste di Serie

Pubblicato il 19 marzo 2019 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Russian doll (Stagione 1) - Teste di Serie

«Umanità...un tantino sopravvalutata, non credi?»
- Nadia

Il gioco dell’oca

Non ci si giri intorno: guardare la prima stagione di Russian doll è un’esperienza decisamente straniante. Perché, al di là di giudizi tecnici e gradimento personale, la “sospensione” richiesta e necessaria per fruirne appieno raggiunge un livello decisamente anomalo.

Tutto ruota intorno alla’esplosiva Nadia (Natasha Lyonne, anche showrunner della serie) che, chissà per quale motivo, resta intrappolata fisicamente in un loop macabro, soggiogata dal sorriso beffardo della morte, costretta a ricominciare dal punto di partenza, ogni volta che ci lascia le penne, come in un funereo gioco dell’oca. Tangenzialmente alle sue disavventure esistenziali, si inserisce nel fitto intreccio anche Alan (Charlie Barnett), ragazzo mite e di buon cuore, devastato dal tradimento della sua ragazza. Anche Alan, così come Nadia, é destinato a morire e a ricominciare; morire e ricominciare, fino a quando riescono (chissà…) a trovare il bandolo della matassa.

Russian doll sfrutta un plot d’impatto, volutamente ermetico – quello del loop temporale -, che costringe e invoglia lo spettatore a una visione attenta e analitica. Lo sbobinamento di un intreccio aggrovigliato intorno ai due protagonisti, spinge gli showrunner Natasha Lyonne, Amy Poehler e Lesyle Headland a sfruttare una costruzione narrativa a matriosca, inanellando una lunga serie di finti flaskback, tentando di costruire una linearità rivelatoria: non un espediente originale, considerata la mole di film e altre serie già assuefatti a tale percezione e alla ricerca di effetti-sorpresa scaturibili da un incastro di eventi apparentemente identici tra loro.

Russian doll contempla, quindi, una scrittura che si srotola in concomitanza con il tempo della storia, seguendo i processi mentali di Nadia e Alan, nei quali lo spettatore non può non immedesimarsi: quell’alone di mistero, avvalorato dalla durata di ciascun episodio – all’incirca trenta minuti l’uno – è un magnete a cui è impossibile resistere. Soprattutto perché la nuova serie Netflix non è un prodotto fantascientifico e, di conseguenza, ammalia proprio per la tendenza di trasfigurare la realtà in un cortocircuito irreale di se stessa: Russian doll è un contenitore di emozioni represse, un volo pindarico alla ricerca di una via d’uscita dal labirinto di vite anonime e incomplete, destinate ad acquisire un senso solo se in simbiosi con altre. E, con ogni probabilità, la fragilità della serie affiora nel momento in cui l’intricata successione di morte e rinascita dei protagonisti trova una – a tutti gli effetti – inspiegabile soluzione nella compartecipazione, nell’unione d’intenti tra Nadia e Alan.

Inspiegabile nella sua banalità, nella sua immediatezza e incapacità di crescita dei personaggi: sia Nadia che Alan non sono individui negativi, perché se la prima è coccolata e circondata da amici che addirittura le organizzano una festa di compleanno, il giovane ha un lavoro e una vita sociale che ci viene descritta non in maniera idilliaca, ma neppure negativa, per quanto possibile. Ecco, è proprio l’espediente narrativo della reiterazione che non trova un nesso causale nell’intera vicenda: perché manca il trauma che originerebbe il processo ciclico, che finisce con l’innestarsi con il solo scopo di accaparrarsi l’interesse dello spettatore.

Russian doll si esaurisce in un vicolo cieco, tra sfumature horror-oniriche che non hanno ragion d’essere e un finale criptico, eppure eccessivamente aperto a ogni variazione di tema. Quel che si vede nel corso di questa prima stagione non può essere definita affatto una storia compiuta; è solo un viaggio surreale di due anime fugaci e private con estrema faciloneria del rispettivo posto nel mondo. Questa prima stagione non ha un’anima, non ha uno scopo: è solo un giocattolino di cui ci si stanca con facilità, innocuo e curato solo nella messa in scena. E a sminuire anche la morte ce ne vuole, eccome…


(Russian doll); genere: drammatico, commedia; showrunner: atasha Lyonne, Amy Poehler, Leslye Headland; stagioni: 1 (in attesa di rinnovo); episodi prima stagione: 8; interpreti: Natasha Lyonne, Greta Lee, Yul Vazquez, Elizabeth Ashley, Charlie Barnett; produzione: Universal Television, Paper Kite Productions, Jax Media, 3 Arts Entertainment; network: Netflix (U.S.A., 1 febbraio 2019), Netflix (Italia, 1 febbraio 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 30’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x08 - Ariadne (1x08 - Arianna)


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