X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Scri(a)ttori scriteriati

Pubblicato il 6 luglio 2007 da Alessandro Izzi


Scri(a)ttori scriteriati

Da qualche tempo fa bella mostra di sé nelle vetrine delle librerie, ma anche di quelle edicole che si dilettano a vendere qualche volume per i lettori estivi da spiaggia, la prima fatica romanzesca di un giovane interprete del nostro povero cinema italiano: Bravissimo a sbagliare di Nicolas Vaporidis.
Non è la prima volta che un attore decide di cimentarsi con la pagina scritta, né è inedito il passaggio di storie, umori, sensazioni o temi dal dorato, ma effimero mondo della celluloide a quello più solido e apparentemente duraturo della letteratura. Le due realtà, in effetti, non sono mai state del tutto impermeabili e spesso, anzi, si sono reciprocamente illuminate e supportate ten(d)endosi la mano.
Alle volte è il Cinema a sfruttare la vetrina delle rivendite di Libri: l’uscita, ad esempio, di un volumetto come quello a firma di Luca e Azzurra (chi saranno mai?) dal titolo Notte prima degli esami oggi non voleva essere niente più che un punto d’appoggio alla spietata campagna di marketing del film con cui condivideva la storia. Che il libro fosse letto o meno interessava poco a chi ne promuoveva la pubblicazione (Mondadori, oltretutto) , l’importante era che la copertina del libercolo fungesse da moltiplicatore mediatico del titolo del film, che la pubblicità della pellicola riuscisse a raggiungere anche il pubblico delle librerie, quello che, magari, al cinema ci va poco perché preferisce una buona lettura accompagnata da un buon bicchiere di vino rosso alla giusta temperatura. Un pubblico che quel libro non l’avrebbe neanche comprato, beninteso, ma che avrebbe letto il titolo e l’avrebbe ricordato, magari con fastidio, perché parte di un meccanismo di consumo dal quale non si era riusciti a sfuggire.
In altre occasioni è la Letteratura a sfruttare il cinema, con le riedizioni, le ripubblicazioni, le riproposizioni di quei titoli che magari erano finiti fuori catalogo: è il caso della ristampa del bel libro di Pennacchi Il fasciocomunista, riproposto al lettore con la faccia di Riccardo Scamarcio in copertina ad attirare stuoli di ragazzine che non arriveranno, poi, più in là di pagina cinquanta perché, nel libro, il personaggio interpretato dal loro idolo quasi non c’è: è un’invenzione del regista che (il sospetto è lecito) doveva piazzare il suo divo.
Altre volte ancora il Libro è quasi un trampolino di lancio per il Cinema. Una prova per tastare la tenuta di una storia o di un gruppo di personaggi in vista della futura trasposizione cinematografica. È questo il caso di Parlami d’amore di Silvio Muccino e Carla Vangelista: un libro di successo che ora il buon Silvio sta trasformando in film (le riprese sono in corso a San Sebastian e noi aspettiamo i risultati per, guarda caso, San Valentino).
Il caso Vaporidis è molto simile, a ben vedere, a quello mucciniano. Non solo perché i due volumi hanno in comune il tema di fondo (quello abusato, difficile, controverso, ma di immediata presa dell’amore) e non solo perché ad impugnare la penna è in entrambi i casi un attore di nuova generazione, ma perché dietro entrambe le iniziative editoriali sembra nascondersi un’identica strategia di marketing. In tutte e due i casi, si ha l’impressione, che la dimensione letteraria sia solo una mera cassa di risonanza per la notorietà del divo che ci mette di suo la firma, ma anche una buona dosa di convinta sincerità (su questo non discutiamo).
Per l’editore l’uscita del libro è un’occasione per rimpinguare con vendite facili (le orde agguerrite di fans faranno a gara per accaparrarsi una copia) le casse di un’industria, come quella editoriale, risicata anche più di quella già povera del cinema. Per il produttore cinematografico (o per l’agente), invece, è la ghiotta opportunità di far sì che dell’attore, del nome di punta, si parli ancora anche quando i film sono ormai fuori cartellone.
Di differenze ce ne sono. E anche tante! Il libro di Muccino e Vangelista è decisamente più letterario (oltre che voluminoso); è più ambizioso, ha un ordito complesso e personaggi che tentano di sfuggire all’orrore dello stereotipo. Il libro di Vaporidis è più semplice, sembra quasi uno sfogo estemporaneo sostanziato da un modello di scrittura e da un linguaggio che vogliono essere immediati e sono per questo irrimediabilmente piacione. Lo si legge in una mattinata al mare (laddove Muccino ti prendeva per lunghi pomeriggi) e ti finisce con un miscuglio di ingenuità e candore.
In comune i due volumi hanno anche l’alternarsi di voci narranti (maschio in tondo, femmina in corsivo), ma il personaggio femminile è meno complesso e ha meno spazio di quello maschile che resta vero protagonista.
Al di là di considerazioni di carattere letterario resta, però, fermo un fatto: l’uscita di questi libri marca l’affermarsi di uno strano paradosso. Il target di pubblico cui i volumi (non gli autori, rimarchiamo qui la vecchia echiana differenza tra intentio operis ed intentio autoris) si rivolgono è lo stesso di quello che gli attori raggiungono al cinema: adolescenti di sesso femminile tra scuola media e scuola superiore. Un pubblico che va al cinema, usa telefonini, in televisione guarda Uomini e donne, ma non legge un libro neanche a prometter loro un milione di euro. Eppure questo pubblico, quando vede ammiccare il volto del caro Nicolas Vaporidis dalla copertina di un libro o quando legge il nome di Silvio Muccino da quella dell’altro, accorre in massa in libreria, spende i buoni soldini della paghetta settimanale e quel libro se lo legge, poi, da cima a fondo. Certo quella che ha davanti è una lettura facile, ma il fenomeno non può non portarci a riflettere su quanto sia forte il richiamo dell’immagine anche sulla semplice, ma imponderabile e ormai vecchia parola scritta.



Enregistrer au format PDF