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Scuola di uomini

Pubblicato il 18 settembre 2011 da Alessandro Izzi


Scuola di uomini

È l’alba: la prima inquadratura ne fa un macigno.
La linea d’orizzonte taglia in due l’inquadratura con la stessa violenza quieta di una rasoiata di Fontana. La terra, in basso, è il nero di un sonno difficile da staccare dagli occhi. In alto il cielo è reso pesante da due corti di nuvole. Poche gradazioni dal nero al verde dei campi e dal blu al rosa pallido del sorgere del sole danno un tempo: il sempre del succedersi delle ore.
Il vento scuote le cime degli alberi. Fastidioso e pervasivo batte sulla terra con la sua sferza indifferente. Nel frattempo, un ragazzo, avrà si e no quindici anni, si alza, passa in mezzo ai cani già vispi nel cortile, e porta il mangime a polli e galline che razzolano un’aia dominata dal rudere d’una vecchia automobile che fa loro da casa. Niente accade, e nel nulla è tutto un dramma, come sempre nei film di Cotronei.
Perché si cominci a parlare di scuola bisognerà aspettare una seconda alba. Un bambino più piccolo, zoppica con l’aria di chi deve essere appena riuscito a marinare la scuola. La mamma lo raggiunge, chissà dove, e lo riporta in casa tenendolo per l’orecchio, rimproverandogli l’assenza dai banchi. L’altro ragazzo, il fratello più grande lo guarda e nello sguardo gli indovini che un po’ gli piacerebbe, forse, tornarci in quella stessa scuola, ma già lavora. In fondo impara nella scuola degli uomini la fatica del contadino. Appena qualche inquadratura dopo e già col suo gregge di pecore, avviato verso i pascoli. Come tanti altri ragazzi della stessa età e della stessa condizione sociale.

Dov’è la scuola, quella vera, quella della Gelmini in tutto questo?
Non la vedi arrivare nella figura del buon professore che sfida la salita sin sul cucuzzolo della montagna dove è la casa di ragazzi che l’istruzione della casa se la sono lasciata alle spalle perché la vita del contadino li ha reclamati a sé. Non prende la forma di una maestrina che rincorre i suoi studenti sin nei campi e agli orari di lavoro. Al contrario la scuola brilla per la sua assenza. Resta fuori, appena detta in un paio di dialoghi o in qualche compitino per le vacanze che il fratello più piccolo fa facendosi aiutare dal più grande. E tutta la polemica di questo bellissimo documentario sta qui, in questo vuoto contornato di silenzio, mentre fuori, in quello spazio da cui ammicca la televisione sempre accesa ad ascoltare il discorso del Papa per la giornata mondiale della Pace, si accavallano riforme e ricorsi di un mondo in cui la cultura è passata in secondo piano. Uno stipendificio per il ministro dell’economia a caccia di tagli; un professorificio per chi la frequenta e passa da un lato all’altro della cattedra. Del resto il Sapere non si trasmette più (e da tempo) a questi ragazzi che un mestiere già ce l’hanno e gli si nega, sin da piccoli, la possibilità di sognarne un altro.

Scuola di uomini è, forse, il film più ricco di Tommaso Cotronei. Ricco di movimenti di macchina, di interventi di post produzione (ci sono finanche un paio di ralenti ed un camera car), di tagli di montaggio. Ma nonostante i mezzi siano impiegati con profusione, il risultato è di un rigore sconcertante. Pulito e adamantino, in questo film più che mai, il gesto registico mantiene quella secchezza severa, priva di orpelli intellettualistici che è tipica del regista di Ritrarsi o di Preparativi di fuga. Qui semmai la macchina indugia con più delicatezza sui volti dei suoi piccoli protagonisti, ne spia gli orizzonti celati dietro gli occhi, ne indovina la dolcezza di un ‘età che non si è ancora chiusa nell’abitudine.
Per questo il film ha un colore inusitato che è figlio, però, di uno sguardo realista, che non si sovrappone al mondo che racconta pur mantenendo lo spirito del poeta. Ultimo esempio, forse, di un cinema davvero civile che scava le contraddizioni del mondo a caccia di quei posti al limite della civiltà dove il lavoro è ancora fatica e dove il romanticismo non può trovare posto senza scivolare nell’esotismo. Nell’Italia di oggi, questo cinema, il suo posto se lo deve scavare, ahinoi, col sudore dell’archeologo.

Il film passerà nel Concorso doc. di Annecy (dal 28/09 al 04/10).


(Scuola di uomini); Regia, fotografia e montaggio: Tommaso Cotronei; interpreti: Maria Stella Ciancio, Francesca Maiolo, Maria Stella Maiolo, Maria Grazia Pardo, Francesco Silipo, Giuseppe Silipo, Maria Silipo, Veneranda Silipo, Antonio Salimbeni, Antonio Sorace, Daniele Sorace, Giuseppe Sorace, Rocco Sorace; produzione: Tommaso Cotronei; origine: Italia, 2011; durata: 73’


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