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Showrunner - Grandi storie, grandi serie [libro]

Pubblicato il 11 giugno 2017 da Alessandro Izzi


Showrunner - Grandi storie, grandi serie [libro]

Scrivere di serialità, oggi come oggi, è come tentare di scrivere sull’acqua: impresa improba paragonabile a quella vecchia favola del bambino che tentava di svuotare il mare con un semplice secchiello.
A fronte di un’offerta virtualmente inesauribile che muove, nel solo contesto statunitense (che è poi il principale produttore), oltre un migliaio di reti televisive, con l’avanzata nuova del fenomeno web per cui si comincia ormai a produrre in misura anche consistente, lo studioso dovrebbe passare l’intera sua esistenza solo nella complessa operazione di collazione del materiale di studio, con la compagnia crudele della relativa certezza che un’intera esistenza non basti ad esaurire la semplice visione delle opere, figurarsi poi l’analisi delle stesse e il tentativo di tracciare, all’interno del fenomeno, una qualche linea di tendenza che abbia un senso per più dei proverbiali quindici minuti warholiani.

La verità è che oggi di televisione seriale se ne produce troppa, anche se, al dunque, i fenomeni che diventano poi realmente globali sono relativamente pochi (parlando chiaramente in percentuali). Oltre i numerosi successi planetari che si rinnovano per molte stagioni, quindi, il resto di sottobosco della produzione deve accontentarsi di una parcellizzazione del pubblico abbastanza grande da permettere agli investitori di rientrare delle spese di produzione e ai network che le programmano di guadagnare abbastanza dalla pubblicità. Il rischio è la chiusura anticipata, la gogna, per gli showrunner impiegati nei fallimenti, e il rischio concreto di non lavorare mai più.
Ma chi sono esattamente questi showrunner? Come nasce questa nuova avventurosa professione che fa gola a molti, ma il cui accesso, per chi è esterno al mondo televisivo, sembra essere quasi impossibile?

A questa domanda cerca di rispondere Neil Landau, con un libro tradotto e pubblicato dalla Dino Audino edizioni di Roma. Un libro massiccio, per gli standard in genere assai snelli di questa meritoria casa editrice, di duecentoventi pagine in un formato leggermente più ampio del tascabile, ma meno pesante degli ingombranti lenzuoloni, scritto fitto fitto e con tanta economia sui margini e addirittura sulle pagine di cortesia che si ha quasi l’impressione che il testo potrebbe debordare da un momento all’altro anche sulla copertina, tanto è ricco e denso il materiale all’interno.
E che sia tanto e denso lo si capisce sin dalle prime pagine, senza neanche bisogno della correttezza editoriale di una piccola nota, in coda all’indice, che ci informa che anzi l’edizione americana era anche più ampia, ma per quella italiana si è scelto di operare tagli in tutti quei punti in cui le digressioni e i discorsi erano troppo americani e avrebbero, per questo appesantito la comprensione del lettore italiano che della televisione d’oltreoceano è avido consumatore, ma per il resto pigro.

Non siamo in grado di dire quanto i tagli operati sul testo originale siano consistenti e quanto leciti, quello che è certo è che, anche leggermente ridotto, Showrunner è una lettura a tratti avvincente e ricca di spunti e motivi di interesse.
Nella sua vocazione di ampio affresco su una realtà in divenire, progettato e scritto nel periodo di più ampio e generalizzato successo della televisione americana, in un periodo aureo che solo negli ultimissimi giorni comincia a mostrare un poco la corda, senza che questo significhi anche la disaffezione del pubblico, il libro di Neil Landau colpisce per la ricchezza del dettaglio e per la costruzione didattica assai chiara che guida il lettore nel complesso meccanismo ad ingranaggi della produzione televisiva senza che questo lo faccia in qualche modo perdere nella sua sconfinata vastità.
Adeguato al ritmo di tutta una serie di interviste agli showrunner più in voga (che costituiscono la seconda parte di ogni capitolo), il libro segue con cura certosina le tappe salienti del processo di produzione di una serie americana, dall’ideazione del pilot (spesso prodotto senza una reale commissione da parte di un network alle spalle) allo sviluppo delle sceneggiature (per cui i tempi di stesura si riducono man mano che la programmazione della stagione avanza inesorabile) sino ai trucchetti del mestiere per tenere sempre desta l’attenzione di uno spettatore a suon di ben orchestrati colpi di scena.

Tra gli intervistati spiccano nomi di rilievo come Alex Gansa (Homeland) David Shore (Dr. House) Chip Johannessen (Dexter), Christopher Lloyd (Modern Family), Carter Bayes e Craig Thomas (How I Met Your Mother) e ovviamente Demon Lindelof (Lost) e Glen Mazzara (le prime stagioni – le migliori – di The Walking Dead). Le domande porte dall’autore agli intervistati esulano dal mero gossip e cercano, piuttosto, di comporre, con parole d’altri, una precisa sinfonia sulla televisione di oggi.

Ne viene fuori il ritratto di una professionalità avvincente da cui avremo molto da imparare, ma che, al tempo stesso, nonostante i poteri quasi assoluti dello showrunner che ha controllo a tutte le fasi della lavorazione (dal casting alla scelta dei registi sino al final cut), tende a spersonalizzare l’atto creativo riducendolo a una complessa cabala della produzione che cerca, spesso riuscendoci egregiamente, di predire i mutamenti di gusto del pubblico, cavalcandoli con spietata precisione.
In fondo, la televisione americana è diventata davvero, da un certo punto di vista, l’orrore della catena di montaggio di Tempi moderni di Chaplin con storie al posto dei bulloni e sogni da vendere ai banconi.
Eppure sono sogni, venduti un tot al chilo, che hanno ancora il subdolo potere di emozionarci. Tanto pericolosi quanto, in fondo, dolorosamente belli.


Autore: Neil Landau
Titolo: Showrunner - Grandi storie, grandi serie
Editore: Dino Audino
Dati: 224 pp, brossura
Anno: 2015
Prezzo: 19,00 €
Isbn: 978-88-7527-301-9
webinfo: Scheda libro sul sito Dino Audino


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