X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Si salvi chi può (la vita) (DVD)

Pubblicato il 18 marzo 2013 da Alessandro Izzi


Si salvi chi può (la vita) (DVD)

Ad un certo punto del suo percorso esistenziale Jean-Luc Godard incontra il video e se ne innamora follemente.
Del video lo colpisce l’estrema libertà che lascia alla sperimentazione, l’incredibile leggerezza del mezzo, sempre più vicino alla vagheggiata camera stylo tanto cara ai teorici della Nouvelle Vague, e la relativa economia produttiva che garantisce.
Godard non è mai stato un feticista della celluloide, non ha mai amato la pellicola per la pellicola e la relativa freddezza della ripresa video non lo respinge in nessun modo. Il regista di Grenoble, al contrario, è sempre stato un amante di un’immagine elastica infinitamente manipolabile, infinitamente gestibile, trasformabile e deformabile oltre ogni dire.
Quest’immagine, morbida come cera e ugualmente sensibile al fuoco della passione, non gli interessa come medium attraverso il quale convincere l’interlocutore della giustezza di un’idea, quanto per la sua estrema, assoluta manipolabilità. Quel che lo stupisce dell’immagine è la sua capacità di piegarsi a mille usi e non il singolo uso che, di volta in volta, ne fanno gli autori che si illudono di poter dire qualcosa. Il suo cinema, così, è politico non perché serve un’ideologia, ma perché indaga, indefessamente, il suo essere naturalmente al servizio di.
Come nelle parole, basta cambiare una lettera per entrare in un mondo totalmente diverso. Il gioco della comunicazione, così, non è nel rischio del fraintendimento, ma nel suo implicito bisogno. Se non ci fosse spazio al fraintendimento non potrebbe esserci spazio per la poesia. E le due cose non sono due facce di una stessa medaglia, ma l’unica faccia di una moneta che, a lanciarla in aria, cade sempre come croce.
Il video permette, quindi, al cineasta di improvvisarsi pittore. L’immagine, infinitamente manipolabile a livello semantico, si piega al possibile fraintendimento iconico e quindi alla poesia che sta dentro il visibile. E così il cinema cessa ancor più facilmente di essere uno sguardo sul politico per farsi sguardo politico.
Si salvi chi può (la vita) è il primo atto importante di questo Godard rinato a nuova vita attraverso il video. Il regista stesso lo considera il suo secondo primo film. Un atto di fiducia che spinge ancor di più il suo cinema dal concreto della storia all’astratto della musica.
Il film è in tre movimenti. Il primo dedicato a Natalie Baye si intitola L’imaginaire, il secondo dedicato a Jacques Dutronca è La Peur, il terzo votato a Isabbelle Huppert è Le Commerce. C’è poi una coda che diventa,a tutto tondo, Le Musique.
Una sonata che incornicia tra due movimenti veloci e polemici, legati all’universo femminile, un segmento autobiografico con un regista di cinema che subisce (come il regista stesso prima di girare questo film) un incidente grave.
Una sonata che chiude con un presto agitato, ammiccando al prossimo Prenom Carmen non solo per l’affinità musicale di qui in poi sempre più consapevole, ma anche per l’incredibile lucidità con cui affronta il tema del sesso nel mondo contemporaneo che lo rende sempre più merce anche per l’immagine.
Un’opera, a dirla tutta in cui l’astrazione della forma si piega ad una visione di confine in cui tutto si confonde: la dimensione pur sempre commerciale del cinema con il suo bisogno di essere d’autore e criptica, la passione e il sesso, il vendersi per continuare ad essere se stessi.
In fondo il film fu un successo notevole per Godard non tanto per la sua novità linguistica prorompente (e che oggi potrà apparire un po’ datata più per l’invecchiare delle riprese video che l’hanno veicolata che per il linguaggio stesso) quanto per il sesso che vi si respira a profusione e non solo nel personaggio interpretato da una già gigantesca Huppert che non si tira indietro di fronte a nulla.
In seguito Godard, sperimentata la libertà solitaria del mezzo, si chiuderà sempre di più in un cinema che tenda ad azzerare la distanza tra l’idea e l’atto di filmarla.

La qualità audio-video

Abbastanza buono il video di questo film importantissimo nella filmografia del regista di origini svizzere. Bisogna partire, però dal principio che tante manipolazioni dell’immagine (soprattutto ralenti esasperati) sono ottenute con mezzi ancora avanguardistici che ponevano ancora parecchi problemi di messa a fuoco e regolarità nel trascinamento del nastro magnetico.
Buono anche l’audio francese 2.0

Extra

C’è il video di 21 minuti che Godard inviò a produttori che contiene lo scenario del film che non poteva in alcun modo essere verbalizzato in modo tradizionale. Si tratta di una riflessione autocritica sul proprio lavoro che è, forse, più bella del film stesso. Molto bello anche il booklet interno a firma di Rinaldo Censi.


[Sauve qui peut (la vie)]; Regia: Jean-Luc Godard; interpreti: Jacques Dutronc, Isabelle Huppert, Nathalie Baye; distribuzione dvd: Ripley Home Video;
formato video: 1.33:1 - 4/3; audio: originale (Digital 2.0); sottotitoli: italiano

Extra: 1) Booklet interno di Rinaldo Censi 2) Scenario de Sauve qui peut (la vie) 3) Trailer


Enregistrer au format PDF