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Solo con chitarra volgare - Roberto Zechini

Pubblicato il 23 settembre 2015 da Ludovico Peroni


Solo con chitarra volgare - Roberto Zechini

Ci son dei momenti in cui avvertiamo la chiara percezione della grandezza di un’opera. Questo è uno di quei momenti. Sin dai primi minuti di ascolto di Solo con chitarra volgare ci accorgiamo di essere entrati in un universo sonoro che momentaneamente si trova, e fa scoprire l’ascoltatore, come sospeso tra lo spazio ed il tempo.

Roberto Zechini, chitarrista e compositore, sembra aver portato avanti quel discorso di apertura trasversale tra i generi - da lui precedentemente praticati con risultati non banali - nel nome della pura adesione all’essenza dei linguaggi improvvisativi. Per realizzare questo peculiare presupposto, nel disco si scoprono molti degli artefici formali che sono diventati archetipi creativi se considerati sulla larga scala delle prassi estemporizzative: il contatto diretto con lo strumento, la tecnica della ripetizione (magistralmente padroneggiata con l’uso della loop station e dell’elaborazione live), la manipolazione timbrica dello strumento, il concetto di trance creativa e, sopratutto, l’impiego della voce all’unisono con lo strumento. Così facendo si cerca una strategia per stabilire una comunicazione musicale efficace a prescindere da determinati e vincolanti codici culturali. Al medium della voce il compositore sembra poi aver riservato una postazione privilegiata lungo tutto il lavoro; si dedicano a lei delle raffinatissime note di copertina. L’album – che possiamo considerare un concept data l’evidente cornice (per così dire ... “farmacologica” ) delineata dai brani Cortisound e Sumatriptan – contiene alcune composizioni originali altre tratte da lavori precedenti di Zechini, ma ampiamente arrangiate. Presente anche un divertissement finale, fuori dalla cornice.
L’arrangiamento non è mai un puro diletto estetico, ma si apre quasi sempre al piano della significanza allegorica: ogni brano gode inoltre della sua autonomia timbrica , sonora e strutturale.Come il mosaico-polaroid di Maurizio Galimberti ci suggerisce nella copertina, futuristicamente, l’album di Zechini sembra una fissazione istantanea delle sensibilità musicali dell’autore che conserva tutti i caratteri di ecletticità, contraddittorietà, tensione, dubbio, ansia e momenti di un lirismo magnifico, pacificante e raro. Consigliamo di verificare tutte queste sensazioni nella traccia Le moschee del capitale che, per i più vicini alle lettere, nasconderà anche un sottile richiamo poetico. L’album ci ricorda inoltre come l’operazione di ricerca musicale possa costare scelte e distacchi forti nei confronti della tradizione, ma essere anche il prezzo necessario per poter raggiungere, nell’estemporaneità musicale ed umana, terre ancora non sondate da sviluppare, poi, in lavori successivi. Forse Zechini ci ricorda che i migliori critici di noi stessi siamo noi a distanza di anni. Buon ascolto.


Autore: Roberto Zechini
Titolo: Solo con chitarra volgare
etichetta: Rara Records


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