Quello del racconto seriale è un mondo strano, governato da regole sue proprie che non hanno mai fatto, né mai faranno, della verosomiglianza aristotelica il loro centro motore. Un mondo governato dalla ripetizione costante (di uno schema, di una serie di meccanismi narrativi) e dalla variazione inavvertibile (di situazioni, di personaggi). Un universo fermo e al tempo stesso in perenne divenire, statico come una fotografia e mobile come le immagini sempre ripetute di un vecchio cinetoscopio. Come la luna che sorge e ripete incessante il proprio moto sempre uguale in un cielo cinerino, mentre la sua superfice è sconvolta da quelle continue fasi che la fanno crescere, decriscere, persino scomparire del tutto nel buio di una notte senza stelle o nel cono di un’eclissi inaspettata. Close-up dedica a questo mondo prevedibilmente imprevedibile il secondo di due speciali terorico/critici. Uno sguardo non esaustivo, certo, ma un potenziale punto di partenza per una riflessione su uno schema di narrazione che qualcuno vorrebbe far risalire addirittura ai tempi storici della narrazione epica (Omero, Virgilio), ma che, soprattutto, è il risultato di una comunicazione del tutto contemporanea.

Cominciamo, allora, con un breve saggio di Alfredo De Giglio su una necessaria premessa terminologica: cosa sono le soap operas e cosa le telenovelas? In che cosa esattamente si differenziano tra loro?

Nella sezione critica sarà poi possibile leggere due brevi saggi su due delle più popolari soap operas tuttora in programmazione su Canale 5 e Rai 3. La prima è Beautiful opera/affresco vasta e composita che si rivela essere il potenziale punto di arrivo di una sperimentazione di racconto seriale cominciata addirittura negli anni ’30. La seconda è invece un’alternativa tutta italiana allo strapotere americano (sia statunitense che argentino) nel campo. Si tratta di Un posto al sole ormai appuntamento fisso della programmazione nazionale.