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Speciale The hunger: Il format

Pubblicato il 27 novembre 2002 da Alessandro Izzi


Speciale The hunger: Il format

La formula produttiva di The hunger è semplice e diabolica al tempo stesso: nello spazio di un cortometraggio che, a stento, raggiunge la mezz’ora, gli autori devono limitarsi a giocare a rimpiattino con le aspettative dello spettatore dispensando a piene mani atmosfere cupe ed inquietanti e mettendo in situazione personaggi abnormi o abnormemente normali. Le storie narrate si iscrivono, generalmente, nel solco di un horror elegante, morboso che non cade quasi mai nello splatter e che gioca più di sottrazione (evitando di mostrare l’orrore) che non di visualizzazione alla Yuzna. Gli effetti speciali sono, per lo più, usati con somma parsimonia (le poche volte che il regista ne abusa, il gioco mostra la corda scivolando nel ridicolo involontario) e la riuscita dell’operazione poggia tutta sull’abilità degli interpreti e sulla capacità del regista di scrivere il non dicibile attraverso le immagini e il giusto ritmo del montaggio. Ma, secondo un meccanismo ben collaudato nei film di vampiri (cui tutta la serie è debitrice: The hunger è il titolo del film di Tony Scott -qui anche nelle vesti di produttore- che in italiano vanta il meno evocativo titolo di Miriam si sveglia a mezzanotte) all’orrore si aggiunge anche il piacere. Gli autori della serie di legano, quindi, quasi allo sguardo di un mitico succhiasangue che seduce nel momento in cui uccide e che addita, con gli occhi, le gioie del piacere della carne nel momento stesso in cui la rende, con il morso, corruttibile e preda della morte (o non-morte). Essi mostrano (o si limitano ad alluderlo) l’orrore proprio nel momento culminante del piacere secondo una pratica sottilmente sado masochistica che non indulge, però, mai negli estremi, ma si mantiene in una grigia linea conturbante e sottilmente morbosa. Il tono complessivo è, quindi, quello del racconto gotico o vittoriano, ma, in questa sede, l’erotismo non è alluso come avviene, invece, in molte delle mitiche pagine di Stoker o di Le Fanu, ma viene, piuttosto, esibito in maniera spesso diretta quasi con la stessa forza prorompente in cui esso era restituito nei colori accesi dei film della Hammer. Secondo un meccanismo già abbondantemente collaudato nelle serie di Alfred Hitchcock, ad introdurre ogni episodio, ed a commentarne la conclusione, c’è un presentatore (Terence Stamp, nella prima serie e David Bowie, nella seconda) che, con qualche battuta appena ammicca ironicamente ai temi e ai contenuti del piccolo film presentato nella serata. Lo stile della messa in scena è sempre coerente con lo stile del telefilm presentato. I vari registi, pur costretti nei limiti della struttura complessiva della serie, hanno, però un ampio margine di libertà e possono impaginare l’episodio loro assegnato nel modo che ritengono più confacente. Si passa quindi da episodi che esibiscono una ricerca quasi sperimentale sui modi della messa in immagine del mondo (quelli di Tony Scott o Jake Scott tanto per citarne un paio) ad altri che si adeguano ad uno stile di ripresa (e di montaggio) abbastanza classico (Bridal suite, per esempio) fino ad arrivare ad un’impostazione televisiva nel senso più deteriore del termine. Il livello qualitativo dell’intera serie si mantiene sempre su standard medio-alti, con inattese punte di eleganza calligrafica che ricordano per certi aspetti esperienze lynchiane (Baltahzar Getty, interprete del primo episodio viene direttamente da Strade perdute) e per altri elementi di certi film indipendenti americani. Gli attori sono spesso di notevole talento e, come avviene in quei prodotti destinati a diventare di culto, molti nomi noti si prestano a comparire in qualche episodio garantendo al tutto una visibilità maggiore di quella che il solo impianto produttivo (modesto nonostante i grossi calibri messi in campo: Ridley e Tony Scott, Russell Mulchay ecc.) avrebbe potuto garantire. Ecco, allora che compaiono nomi come Karen Black (dall’hitchcockiano Complotto di famiglia), Cathy Moriarty, Giovanni Ribisi (primo episodio della seconda serie), Jennifer Beals, Chad Lowe, Margot Kidder e il già citato Baltahzar Getty. Il pubblico deve solo accettare di partecipare ad un gioco che resta uguale a se stesso pur cambiando di serata in serata. Come le diverse mani di poker in una nottata tra amici mentre fuori infuria la tempesta e nel camino scoppietta allegro un fuocherello che invita a racconti spaventosi da falò.

Programazione

The Hunger; Telefilm/miniserie; Regia: Autori vari; Data: da lunedì a venerdì a partire dal 23 ottobre; Rete: La7; Orario: 23:30

Piano della prima serie

Episodi in ordine alfabetico:

Anais

A Matter of Style

Bridal Suite

But At My Back I Always Hear

Fly-By-Night

Footsteps

Hidebound

I’m Dangerous Tonight

Lighthouse

Ménage à Trois

Necros

No Radio

Plain Brown Envelope

Red Light

Room 17

The Beautiful Vampire

The Face of Helene Bournouw

The Other Woman

The River of Night’s Dreaming

The Secret Shih-Tan

The Sloan Men

The Swords

[novembre 2002]


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