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Speciale The hunger: Il gusto del racconto (St. 2)

Pubblicato il 1 dicembre 2002 da Alessandro Izzi


Speciale The hunger: Il gusto del racconto (St. 2)

Episodio Week woman

Breve sinossi: Un giovane artista recentemente immigrato è costretto a sposarsi con una donna quasi completamente sconosciuta pur di poter avere la necessaria Green card. Ma la nuova moglie si rivela una continua fonte di sorprese, dal momento che, seguendo un arcano ed incomprensibile ciclo, cambia radicalmente carattere allo scadere di ogni settimana. Chi, o cosa, sarà mai questa strana creatura? Forse è del tutto superfluo chiederselo, dal momento che, aver sposato lei, equivale all’aver sposato tutte le donne del mondo...

Giudizio critico: L’idea non sarebbe male, in effetti, il problema è che essa non viene sfruttata e sviluppata nei modi più giusti. Brooke Smith è ormai una delle figure femminili più ricorrenti della serie ed è da dire che, tutto sommato, riesce ad essere credibile nei suoi continui cambiamenti caratteriali. Meno bene vanno le cose per quel che riguarda il coprotagonista (David La Haye, già accorato interprete del prete sotto tentazione nell’episodio Clarimonde), qui abbastanza scialbo. Forse il problema principale risiede proprio nel fatto che la durata complessiva dell’episodio (i soliti ventotto minuti) si rivela troppo esigua per rendere in maniera credibile le varie metamorfosi della donna. Così, al di là della piacevolezza della trovata, quello che rimane è solo un episodio troppo pesantemente meccanico nella sua progressione narrativa. Gustosa, comunque, anche per il serrato ritmo del montaggio, la scena di sesso con sottofondo di lavaggio di stoviglie, goticamente folle quella dell’attesa della resurrezione, allo scader della settimana, della donna accoltellata.

Episodio Night Bloomer

Breve sinossi: In un’industria che sperimenta nuove forme di coltivazione intensiva, si incontrano due spregiudicati genetisti (un uomo e una donna) che hanno in mente innovativi sistemi di produzione. Unica persona a frenare la loro irresistibile ascesa nei vertici dell’industria è un anziano dirigente che reputa i loro sistemi troppo pericolosi. Ovviamente alla satanica coppia di amanti non resta altra scelta che farlo fuori mediante le spore di un’antichissima pianta assassina (l’ultima della sua specie) in possesso della donna. Ma ben presto quest’ultima si rivelerà detentrice di un segreto ancor più letale e pericoloso anche e soprattutto per il suo amante ignaro.

Giudizio critico: Dire semplicemente che l’episodio è brutto non rende giustizia all’aggettivo. A parte l’uso di una fotografia algida che raggela gli ambienti ultratecnologici nei quali la vicenda ha luogo, e a parte qualche soluzione straniante nel montaggio (in certi momenti quasi astratto finanche in semplici passaggi da campo a contro campo) resta poco da salvare all’interno di un racconto mal gestito e mal interpretato. Peccato perché la dimensione fantascientifica si conferma (come già in alcuni episodi della prima serie come The Sloan men) il vero anello debole di un progetto che tocca, in altre occasioni, altissimi vertici qualitativi.

Episodio The dairist

Breve sinossi: Una giovane infermiera viene assunta da un’anziana signora perché l’aiuti nella somministrazione dei tanti medicinali che le servono per prolungare la sua abbastanza miserevole esistenza. La casa in cui la donna vive è occupata anche dalla di lei nipote che passa le sue giornate cercando di colpire con una maledizione (la ragazza, coetanea dell’infermiera, è, come del resto l’anziana zia, una vera e propria strega) il ragazzo che amava e da cui è stata lasciata per un’altra. La sorpresa è che quest’altra è proprio l’infermiera che sta palesemente cercando di infiltrarsi in questo covo di streghe per salvare il suo amore. Riuscirà nel suo intento ad opporsi alle complesse formule magiche che le due fattucchiere tengono custodite in un voluminoso diario?

Giudizio critico: Verbosissima, ma, al fondo piacevole la sceneggiatura che Gemma Files trae da un suo racconto. La storia respira soprattutto grazie ad un montaggio molto fluido che fa largo uso di dissolvenze incrociate. Ma è soprattutto la sottile analisi del sentimento dell’amore (che fa il paio con una riflessione sul senso stesso della stregoneria) a lasciare discretamente il segno, pur nei limiti di un racconto che non può considerarsi davvero completamente riuscito. A David Bowie il compito di chiudere il tutto con una massima amara e sottile: “Per ferire qualcuno che ci ama non bisogna far altro che ferire noi stessi”.

Episodio Sin seer

Breve sinossi: Un brillante avvocato è colpito da una specie di terribile maledizione. Egli non può guardare negli occhi del suo prossimo senza che questi gli si spalanchino dinnanzi rivelando, dietro l’iride, i segreti più inconfessabili. Vivere con la consapevolezza delle atrocità di cui spesso riescono a macchiarsi anche le persone dall’apparenza più innocua, diventa ben presto impossibile, al punto che il protagonista è costretto a chiedere aiuto ad uno psicanalista. Ma anche dietro ai suoi occhi di persona apparentemente normale, si nascondono inconfessabili delitti.

Giudizio critico: Geniale riattualizzazione del mito greco di Tiresia (il cieco profeta tebano) che gioca con gli errori della percezione e dell’interpretazione sibillina di ciò che si vede o si crede di vedere. Il protagonista, che alla fine si acceca come Edipo di fronte all’orrore della verità che scorge nei suoi stessi occhi riflessi nello specchio di un vetro infranto, capisce infatti solo alla fine dell’episodio che le visioni che affollavano la sua mente erano immagini del futuro e non del passato come aveva supposto. Melodrammatico il finale con un ottimo accompagnamento musicale di FM Le Sieur che si prolunga poi anche, con una significativa eccezione rispetto alla prassi fin qui portata avanti all’interno della serie, nella sequenza titoli finale. Buono Brad Dourif nella parte del veggente, ma soprattutto funzionale il quasi infinito moltiplicarsi dei punti di vista (telecamere nascoste, ma non solo) e degli angoli di ripresa.

Episodio Triangle in steel

Breve sinossi: In una riserva indiana in cui si sta costruendo un immenso ponte che dovrebbe attraversare un fiume dalle acque rapinose, fa il suo ingresso un uomo bianco che non cerca altro che di mettersi al centro dell’attenzione. Il problema, però, non è tanto il suo clownesco modo di fare (presto indigeribile da parte dei compagni di lavoro), quanto piuttosto le continue attenzioni che comincia a rivolgere all’ancor giovanissima moglie del capo.

Giudizio critico: Un episodio decisamente atipico, ma debole nella sua sperimentazione non troppo ostentata. Curioso il ricorso a chiare leggende degli indiani d’America con simbologie tratte direttamente da quella cultura. Il montaggio è, in alcuni momenti, quasi astratto, ma, a parte una certa riflessione sull’alterità e sulle diversità razziali e culturali (che ci pare resti per lo più in superficie), resta poco a nobilitare un episodio che sembra più interessante sulla carta che non sullo schermo.

Week woman; Regia: Daniel Grou; Sceneggiatura: Terry Curtis Fox; Interpreti: Brooke Smith, David La Haye

Night bloomer Regia: Erik Canuel; Sceneggiatura: Mark Nelson; Interpreti: Glenn Plummer, Giannina Facio, Serge Houde

The dairist; Regia: Alain Desrochers; Sceneggiatura: Gemma Files; Interpreti: Lisa Ann Hadley, Daniela Olivieri, Ian Watson

Sin seer; Regia: Daniel Grou; Sceneggiatura: Peter Lanker; Interpreti: Brad Dourif, Daniel Pilon, Karen Elkin, David Elkin, Michael Hauver

Triangle in steel; Regia: Adrian Moat; Sceneggiatura: Gerald Wexler; Interpreti: Richard Robitaille, Victoria Sanchez

[dicembre 2002]


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