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Speciale The hunger: L’orrore nella mente

Pubblicato il 27 novembre 2002 da Alessandro Izzi


Speciale The hunger: L'orrore nella mente

Episodio: A matter of style

Breve sinossi: Com’è esattamente il risveglio di un vampiro? Cosa prova appena aperti gli occhi? Ha memoria di quello che era prima di passare a miglior vita? Conosce i suoi poteri? Parrebbe di no, visto che tutti i giovani vampiri, una volta risorti dalle loro tombe in cerca di vittime da impalare con i propri famelici canini (qui, in verità, la carotide delle vittime viene recisa, dagli assetati protagonisti con un’unghia e non con i mitici zannoni), hanno tanta fretta da dimenticare persino di vestirsi. Per questo motivo una non meglio precisata organizzazione di vampiri assegna ad ogni matricola un vero e proprio tutor che insegni, alla bisogna, come usare i propri nuovi incredibili poteri. Ma cosa accade se un nuovo adepto è vergine e per di più imbranato?

Giudizio critico: Primo episodio della serie ad occuparsi in maniera diretta del tema del vampirismo, A matter of style, è però un episodio decisamente atipico nel panorama comunque variegato di questo interessante progetto. Invece di indulgere in atmosfere decisamente horror o di spingersi verso lidi di morbosa sessualità, il regista e gli sceneggiatori optano per un ritmo e per dei toni da commedia frizzante. Non si tratta di humor nero, come verrebbe a tutta prima da pensare, ma di un esercizio consumato nei lidi di una commedia adolescenziale dal gusto molto retrò e poco pecoreccio. Più Bella in rosa che Porky’s, il telefilm azzecca un paio di momenti gustosi verso l’inizio, gioca, nel mezzo, con la confusione dei sessi (il maschio, imbranato nell’abbordaggio, assume fattezze femminili per farsi sedurre e glissare il problema) e chiude ironicamente, con un ribaltamento inaspettato, su un versante finto/zuccheroso/sentimentale. L’azione ha luogo tutta in spazi volutamente astratti (appena un paio di esterni) che denotano, però, per lo più, una mancanza di fantasia registica. Parco l’uso degli effetti speciali. Chad Lowe appare credibile nella sua parte ed è probabilmente la cosa migliore di un episodio tutt’altro che divertente e tutt’altro che memorabile.

Episodio Hidebound

Breve sinossi: Una studentessa di antropologia decide, forse per mantenersi agli studi, di lavorare come custode notturna di una fatiscente struttura. Le notti di sorveglianza che ella trascorre leggendo i suoi libri si susseguono una uguale all’altra mentre, a casa, la sua storia con il convivente, che pure ella continua ad amare profondamente, si esaurisce lentamente in un silenzio carico di rancore. Quando la rottura tra i due diviene ormai inevitabile strane presenze cominciano a funestare i suoi turni di guardia: dapprima una coppia diabolica d’amanti, poi un essere mostruoso che quasi la uccide. Ma fino a che punto questo fantasma sanguinario è reale? Non è possibile che esso altro non sia che un’evocazione della sua stessa psiche? E se così è, perché non trovare un modo per vendicarsi del suo amore tradito?

Giudizio critico: Sicuramente uno dei migliori episodi di tutta la serie. Un trionfo di atmosfere horror che si rivelano decisamente spaventose. Pur se con qualche ingenuità (le immagini distorte che descrivono la nascita/evocazione orribile della mostruosa creatura) l’episodio brilla per la sua incredibile compattezza e per l’enorme qualità di messa in scena. Le location notturne, in questo senso, sono ineccepibili per la loro capacità di proporsi come vero e proprio correlativo oggettivo dell’animo devastato e deserto della stessa protagonista. L’erotismo, sceso in secondo piano rispetto al valore che aveva negli altri episodi della serie, si fa di colpo violento e quasi bestiale ammantandosi di una ferinità che prelude ai delitti finali. Ma è in certe scene apparentemente collaterali che si trovano i momenti psicologicamente più riusciti, come nella dolente scena in cui i due amanti (lei attonita e muta, lui bellissimo e freddo), giunti ormai alla fine della loro relazione, si dividono le cose che avevano, fino a quel punto condiviso.

Episodio Fly by night

Breve sinossi: In un manicomio una donna apparentemente senza passato, ma tormentata da voci che non smettono mai di rinfacciarle una sua colpa incomprensibile, vede un angelo della morte. Potrebbe essere, questo, l’incontro che ella aspetta da tempo, la soluzione finale alla sua vita di sofferenze e di angoscia. L’uomo, che teme la luce del sole come un vampiro, è rinchiuso in una cella di sicurezza dove non può fare altro che attendere quell’alba che lo sorprenderà in un abbraccio di morte. Ma tutto può cambiare se la donna, cui l’essere promette la vita eterna e il silenzio del passato, accetta di aiutarlo. Ma il diavolo, si sa, è bugiardo per natura e presto ci si rende conto che le cose non sono proprio come sembrano.

Giudizio critico: Pessimo esercizio di stile che gioca con un incastro di vari flash-back che si vorrebbero originali e che paiono soltanto risaputi e palesemente mal girati. Tutta la parte ospedaliera, con il personaggio femminile che tanto da vicino ricorda la Sarah Connor di Terminator, parrebbe promettere uno sviluppo narrativo abbastanza interessante, ma le promesse si esauriscono in un giochino scolastico immediatamente irritante. La sceneggiatura fa rizzare i capelli tanto è pedestre e i flash-back gridano vendetta tanto alla protagonista dell’episodio, colpevole involontaria di tante morti, quanto allo spettatore in casa chiaramente offeso dalla loro pochezza. Certo si apprezza il coraggio di tentare, in televisione, la strada di un racconto sperimentale che si perde nei meandri della mente (malata) della protagonista, ma il risultato finale è molto al di sotto delle aspettative.

Episodio A river of night’s dreaming

Breve sinossi: Una donna, detenuta per l’omicidio della madre, riesce miracolosamente a fuggire di prigione perché l’autoblindo sulla quale viaggiava è coinvolto in un terribile incidente. Bagnata, infreddolita ed affamata, la donna si rifugia in una casa abitata da una padrona misteriosa, ossessionata dal peccato e perennemente in cerca di redenzione, e dalla sua serva muta. In un primo tempo le due si prendono cura della ragazza malata e senza un futuro, ma successivamente la trascinano nel gorgo della loro follia. Una vasca da bagno che, posta al centro della casa, aveva ospitato, come un utero, l’amore saffico tra la detenuta e la servetta, sarà testimone dello scioglimento misterioso del torbido legame tra le tre.

Giudizio critico: Come nell’episodio Fly by night quello che conta, nel racconto, sembra essere essenzialmente una ricognizione psicologica nella mente sconvolta di un personaggio un attimo prima della sua stessa morte. A differenza, però, di quella puntata assai debole sotto tutti i punti di vista, il discorso si fa, qui, più ambiguo e sfuggente. Mentre vengono gradualmente sconvolte tutte le dinamiche del racconto classico e televisivo, cominciano a farsi strada, soprattutto nel piano della pura messa in immagine, tutta una serie di simbologie psicanalitiche sicuramente interessanti. La fotografia morbida e ambigua dà presto spazio ad immagini marcatamente oniriche, mentre i vari personaggi che popolano il racconto rivelano inesorabilmente la loro funzione di mere proiezioni dell’io narrante. Un gioco sperimentale, inaudito per il pubblico televisivo, ma spesso un po’ troppo compiaciuto e tristemente risaputo.

Episodio Lighthouse

Breve sinossi: Un uomo decide che l’unico modo per riuscire a dimenticare i suoi guai d’amore (magari scrivendoci su un catartico romanzo) sia quello di diventare il guardiano di un faro. Rifugiatosi nella solitudine di un’isola battuta dai venti e sottomessa alle torreggianti ondate del mare in tempesta, egli ha la sola compagnia di un computer che presto distrugge in un eccesso di rabbia e di un telefono che smette di usare. Pian piano nella sua mente ottenebrata dal silenzio si cominciano a sentire gli echi del canto di Angelica: una sorta di sirena costantemente sognata e poi ritratta in splendidi disegni. Ma la donna è davvero solo un parto della sua fantasia sconvolta dall’isolamento?

Giudizio critico: Tratto da un racconto di Robert Bloch, l’episodio soffoca nella monocorde interpretazione di Bruce Davison che resta praticamente solo in scena per quasi tutta la durata della puntata. La regia, abbastanza piatta nel seguire la degenerazione psicologica del protagonista (che appare già abbondantemente folle sin dalla prima inquadratura), non riesce ad ammantare della giusta carica di ambiguità i vari momenti della vicenda. Ne risulta una storia troppo prevedibile che non conosce momenti di reale coinvolgimento emotivo e che solo la breve durata imposta ad ogni puntata riesce a salvare dal naufragio nel mare della noia. Le riprese (probabilmente effettuate dalla seconda unità) delle tempeste hanno un sapore fotografico epico che mal si sposa con le più piane e dimesse riprese in interni. Il tutto appare, per questo, piuttosto discontinuo.

A matter of style; Regia: John Hamilton; Sceneggiatura: Craig Miller e Mark Nelson; Interpreti: Chad Lowe, Isabelle Cyr, Marie Josee-Croze

Hidebound; Regia: Jeff Fazio; Sceneggiatura: Gerald Wexler; Interpreti: Brooke Smith, Dil Kainth, Chris Benson

Fly by night; Regia: Pierre Dalpè; Sceneggiatura: Terry Curtis Fox; Interpreti: Giancarlo Esposito, Kim Feeney

A river of night’s dreaming; Regia: John Warwicker; Sceneggiatura: Bruce M. Smith; Interpreti: Ann Terkel, Marni Thompson, Lena Blackburn

Lighthouse; Regia: Darrell Wasyk; Sceneggiatura: Bruce M Smith; Interpreti: Bruce Davison, Simone-Elise Girard, Vlasta Vrana

[novembre 2002]


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