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Stateless Things

Pubblicato il 9 settembre 2011 da Salvatore Salviano Miceli


Stateless Things

Sono tre le storie che si intersecano in Stateless Things, film sudcoreano firmato da Kim Kyungmook e presentato in Orizzonti. Sono tre solitudini differenti, accumunate dalla impossibilità di trovare un proprio posto nel mondo, una strada da seguire che non si mostri, improvvisamente, interrotta ed impossibile da continuare a percorrere.

Cose senza patria, quindi, proprio come recita il titolo. Solo nella negazione della vita, desiderata e cercata prima, combattuta poi, i tre personaggi sembreranno trovare la soluzione e la meta finale del loro viaggio. Stateless Things è film interessante visivamente. Concentrandosi invece sulla narrazione non tutto sembra trovare risposta ed un vago senso di incompiutezza si fa presto sentire. Si fa fatica a rintracciare le soluzioni di tutti gli spunti cui il regista da vita.

Tornando alle immagini, i due episodi di cui si compone il film (episodi che solo al termine sembrano incontrarsi) possiedono caratteristiche estremamente differenti. L’uso frenetico della macchina da presa nel primo, con un obiettivo che cerca di avvicinarsi il più possibile ai suoi personaggi arrivando a "toccarli", a metà film lascia il posto ad inquadrature più morbide e riflessive. Il racconto diviene più intimista. Gli attori adesso vengono osservati da lontano, con distacco. Lo sguardo profondamente indagatore della prima parte vira verso un atteggiamento meno invasivo.

È sicuramente il racconto a richiedere questo cambio di registro. Se, quindi, si osservano con interesse i diversi linguaggi usati dal regista, la storia improvvisamente inizia in parte a precipitare ed a sgretolarsi. Certi passaggi narrativi, decisivi per avvicinarsi all’epilogo, sfuggono, ed il finale pare arrivare troppo in fretta, nonostante le quasi due ore di durata, e privato dei suoi presupposti.

Ciò che viene bene fuori è il senso di inadeguatezza dei protagonisti, rinchiusi dentro metropoli impersonali o all’interno di lussuosi spazi vissuti come prigioni invisibili da cui scappare. Stateless Things, colpisce più per la sua capacità di mostrare e servirsi di diversi stili che non per quello che racconta. Film da vedere, con tante tematiche suggerite, ma non risolto


CAST & CREDITS

(Jultak dongshi) Regia, soggetto, sceneggiatura: Kim Kyungmook; interpreti: Paul Lee, Saebyuk Kim, Hyungkook Lim, Hyunjoon Yeom; origine: Corea del sud; durata: 115’.


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