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Šavovi - Panorama

Pubblicato il 11 febbraio 2019 da Matteo Galli

VOTO:

Šavovi - Panorama

Con il suo corredo di traumi e lutti, la guerra jugoslava, a distanza di vent’anni, continua a fornire materiali per elaborazioni documentarie e fictional, di cui il festival di Berlino è, da tempo, uno dei palcoscenici più vistosi, al più tardi a partire da quando, nel 2006 fu Il segreto di Esma a vincere l’Orso d’oro, un film – lo si ricorderà – su un dramma tutto al femminile, una bambina nata da uno stupro durante la guerra, con la madre che non ha mai rivelato alla figlia l’accaduto. Il capitolo, che apre il film Šavovi, titolo inglese Stitches (nella sezione “Panorama”) cioè cuciture, è il capitolo dolorosissimo delle adozioni più o meno coatte in piena guerra dei Balcani. La vera protagonista, sono pochissimi i minuti in cui non è in scena, è Ana una donna che ha passato la cinquantina (interpretata egregiamente dalla celebra attrice serba Snežana Bogdanović) che non si rassegna alla scomparsa del figlio, tanto da celebrarne ogni anno il compleanno con torta e candeline. Il marito e la figlia Ivana, nata dopo l’accaduto, non ne possono più, vivendo costantemente a contatto con questa donna in perenne lutto e in perenne ricerca di una verità, perché la versione ufficiale secondo la quale il bambino subito dopo la nascita sarebbe morto non la convince, lei non ne ha mai visto il corpo e neanche esiste una tomba dove è sepolto. La polizia ormai la conosce ed è giunta al punto di minacciarla, anche all’ospedale dove il bambino scomparve la minacciano di farla internare nel reparto psichiatrico. Ma lei, malgrado le promesse reiteratamente fatte al marito di soprassedere, non si dà per vinta e batte a tappeto Belgrado in cerca di tracce e di memorie, fin quando riesce a trovarne una che fa finalmente venire a galla la verità, anche se il film, ancora verso il finale, mantiene qualche margine di ambiguità, se nel caso di quell’adozione si sia trattato di un atto completamente subito o se, invece, in un momento di debolezza estrema, Ana non abbia dato il proprio consenso all’adozione. Alla fine cambia poco: sono e restano i traumi di uno stato di eccezione. Pur presentando interessanti evoluzioni sul piano psicologico (la figlia, ma anche il figlio ritrovato), il film è di una convincente e incessante monotonia: i pellegrinaggi di Ana (ripresa di spalle, da davanti, con carrelli laterali, primi piani di un volto su cui è scolpito tutto il dolore) per uffici e per strade su cui si stagliano gli inospiti grattacieli di Belgrado, le strade squallide, improvvisi crateri, molte scene sono invece nell’appartamento cupamente claustrofobico, con Ana che vaga come un fantasma, in preda a una perenne insonnia, il risentimento della figlia che si sente vittima della caparbietà della madre e trascurata a vantaggio di quel figlio che non c’è più. E poi ci sono le numerose scene in un piccolo laboratorio di sartoria dove Ana, che lo gestisce in completa solitudine, sta china in silenzio sulla macchina da cucire. Sono, in primo luogo, queste le cuciture a cui fa riferimento il titolo, anche se poi è la ricucitura col passato la cosa che più conta: scoprire o riscoprire la verità, superare quella che, proprio nell’ambiguità che si diceva, sembra in molti momenti un autentico atto di rimozione da parte della protagonista. Una cosa è certa: le istituzioni del paese alla ricucitura di questa ferita individuale, familiare, sociale, memoriale non sembrano collaborare affatto. Ed è questo l’aspetto, al di là della vicenda individuale, che interessa al regista Miroslav Terzić (cinquantenne, al suo secondo lungometraggio) e soprattutto alla sceneggiatrice Elma Tataragic, come testimoniano anche i titoli di coda.. E’ importante anche la costellazione produttiva venutasi a creare: il film è una coproduzione di tutti i paesi coinvolti nella guerra: Serbia, Bosnia-Erzegovina, Croazia e Slovenia.


CAST & CREDITS

(Šavovi); Regia: Miroslav Terzić; sceneggiatura: Elma Tataragic; fotografia: Damjan Radovanovic; montaggio: Milena Petrovic; interpreti: Snežana Bogdanović (Ana), Marko Bacovic (Jovan), Jovana Stojiljkovic (Ivana), Vesna Trivalic (Marjia), Pavle Cemerikic (Marko); produzione: West End Productions, Belgrado origine: Serbia, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Slovenia 2019; durata: 97’.


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