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Storia di Manush - raccontata da chi non c’era [libro]

Pubblicato il 2 ottobre 2017 da Anton Giulio Onofri


Storia di Manush - raccontata da chi non c'era [libro]

Manush è uno zingarello. Di età imprecisata, comunque giovane e carismatico entertainer, è la star di un circo che negli anni Quaranta vaga di città in città per divertire, con i suoi scalcagnati pagliacci e i suoi spelacchiati animali, bambini che giocano col poco che si ritrovano nei prati sotto casa, a differenza dei superaccessoriati bambini attuali che spesso - troppo spesso - hanno della realtà una percezione virtuale, indiretta, e tutt’altro che tattile. Là dove invece i giochi del narratore di questa storia, nei burrascosi anni che precedettero la nostra disfatta bellica e l’arrivo delle alleate truppe di liberazione, consistevano nel saltare e rotolarsi nel fango, o tuffarsi in acqua per acchiappare i pesci con le mani. Poi, come ogni estate, arrivava il circo. Altro che la televisione o i videogiochi: un mondo misterioso, bizzarro ed esotico, composto di personaggi strambi e parlanti lingue astruse, capaci di incantare i bambini di poche pretese di città e villaggi della provincia con numeri ed attrazioni che contenevano l’usuale repertorio di clown, veggenti, prestigiatori, domatori, acrobati e trapezisti… È al circo che, intorno agli otto/dieci anni d’età, il narratore conosce per la prima volta Manush, e ne resta soggiogato, irretito, incantato: il ruolo di questo ragazzetto estroso e versatile all’interno della truppa dei suoi colleghi circensi è quello di intrattenere il pubblico coinvolgendolo in un gioco di domande sull’intero scibile e, a ogni quesito, strapparsi dalla folta zàzzera ricciuta un capello, uno per volta, e in esso trovare la risposta garantita per soddisfare tutte le curiosità degli spettatori accomodati sugli spalti. Manush non si arrende mai di fronte a nessuna domanda, anche la più impertinente ed insistente: è sempre lui ad avere l’ultima parola con chiunque tra gli spettatori voglia metterlo in difficoltà chiedendogli l’impossibile…

In assenza di qualsiasi altra forma di intrattenimento spettacolare, dunque senza conduttori e comici televisivi ancora di là da venire, lo zingarello diventa, per il giovanissimo narratore, una figura eroica dotata di una fascinazione enorme, un imprescindibile veicolo di conoscenza, una creatura del mito, in grado di capovolgere, grazie alla sua irresistibile parlantina e picaresca intelligenza, l’opinione suscitata ad ogni nuovo arrivo del circo in città da tutti gli altri zingari del carrozzone, scuri di pelle, e usati dalle mamme per spaventare i bambini (‘Se non fai il bravo, ti faccio portare via dagli zingari!’…), e ai quali veniva lecito attribuire la responsabilità di qualche piccolo furtarello ai danni della comunità, che bonariamente il papà del narratore invitava a considerare come un’elemosina nei riguardi di gente bisognosa, senza una casa e senza una radice fissa, che viveva la precarietà di una vita avventurosa e all’insegna dell’incertezza. …Una notte in cui non riesce a prendere sonno nemmeno contando – dietro suggerimento di sua mamma – le pecorelle sul soffitto, il narratore esce di nascosto di casa e raggiunge il piazzale dove si è sistemato il circo, intenzionato a indagarne il magico mondo da dietro le quinte, a luci spente, e spiare i suoi abitanti durante la normale quotidianità delle loro vite. E’ così che conosce personalmente Manush, riesce a diventargli amico, e grazie a lui scopre che dopotutto gli ‘zingari’ sono gente come tutti gli altri: per dirne una, non è affatto vero che mangiano code di rospo e occhi di serpente, anzi: come chiunque altro debba vivere di quel poco che riesce ad accaparrarsi della modesta offerta della Terra, mangiano …verdura! Ladri di galline? qualcuno, forse, ma mica tutti. Rapitori di bambini? macché! In poche parole, sono molto meno diversi di quanto vorrebbero farci credere… Una notte chiave nella vita del narratore, in cui finalmente gli si spalanca una finestra sul mondo che lo dispone ad ascoltare il vento, perché solo il vento riesce a portare la verità anche al di là di tutti i muri che gli uomini costruiscono per contrastarla e impedirne la libera circolazione.

Ma dopo quella notte, si stende sul mondo una notte ben più lunga e densa di orrori. Manush e la sua gente verranno rastrellati via e trasportati lontano, verso il tragico destino di ogni etnia che non risponda ai requisiti dell’ariano puro, là dove il mostro nazista compirà scrupolosamente e scientificamente il più grave genocidio della Storia dell’Umanità… Tra il racconto morale e la fiaba per ragazzi, Storia di Manush di Alessandro Izzi illustra con il garbo e il pudore dello sguardo di un bambino, attratto con naturale e istintiva cautela da chi gli viene spacciato per diverso, l’apprendimento di una grande lezione di vita: imparare a non avere alcuna diffidenza né paura di chi, per provenienza, tradizioni e cultura, scandisce le ore del giorno in maniera diversa dalla nostra, e da noi differisce per aspetto, comportamento e colore della pelle. La Storia, che si ripete davanti agli occhi distratti delle generazioni che si succedono l’una all’altra, ci fornisce tutti gli strumenti necessari per decifrare eventi e catastrofi che rischiano di trarre da noi il peggio, quando invece potremmo affrontarli almeno cercando di non ricadere negli errori commessi da chi ci ha preceduto. L’inferno in cui finiscono Manush e i suoi colleghi del circo è concreta metafora di quanto si verifica oggi durante i drammatici esodi delle popolazioni migranti del nostro Pianeta, accolte da alcuni con umanità e comprensione, ma pure con sospetto, fastidio, diffidenza, paura, dai molti che cedono senza riflettere a un odio moralmente inaccettabile e ingiustificato. Il narratore, che anagraficamente ci viene suggerito di immaginare oggi sulla soglia dei novant’anni, sulla scia del ricordo ritorna bambino ritrovando quella purezza, in fondo mai perduta, che insieme alla saggezza dell’età corroborata dal racconto dello stesso Manush, rintracciato casualmente più tardi e scampato alla tragedia per ragioni che non riveliamo, conferisce a queste poche ma preziose pagine la statura di monito universale, un faro che illumina, nella notte della ragione, la sola via da seguire per salvare la vita e la dignità di milioni e milioni di sfortunati. E naturalmente salvarsi, nel nome di quella diversità che deve unirci, non dividerci, allo scopo di scambiare e tramandare tutta la bellezza e tutto il sapere che il vento continua a portare con sé.


Autore: Alessandro Izzi
Titolo: Storia di Manush - raccontata da chi non c’era
Editore: deComporre
Dati: 40 pp, spillato
Anno: 2017
Prezzo: 5,00 €
Isbn: 978-88-9487-904-9
webinfo: Scheda libro sul sito deComporre edizioni


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