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Sut - Venezia 65 - Concorso

Pubblicato il 3 settembre 2008 da Sila Berruti


Sut - Venezia 65 - Concorso

Campi lunghi, totali e panoramiche, pochi primi piani, e pochissime soggettive. Questo è lo sguardo straniato e straniante che il regista Semih Kaplanoglu sceglie di offrire allo spettatore per raccontare il secondo capitolo della trilogia di “ Yosuf ”. Iniziata con Yumurta (Uova) nel 2007, la saga di questo giovane poeta turco (che per certi versi ricorda un poco quella di Antoine Doinell) ci offre uno spaccato sul difficile momento di passaggio tra infanzia e adolescenza. Yosuf, vive con la madre in un piccolo paesino dell’ Anatolia, di mestiere fa il lattaio ma il suo sogno è quello di essere un poeta. L’ approdo dell’eroe all’età adulta sia accompagna ai cambiamenti sociali, economici e culturali che la Turchia sta vivendo e che si riflettono, come in un gioco di specchi, nel complicato rapporto tra madre e figlio. Fatma, la madre, desidera una vita diversa, ha un nuovo amore che la allontana dal figlio geloso, sogna l’ emancipazione e si trova intrappolata in una società che la opprime ma dalla quale si allontana con fatica e dolore. Yosuf, dal canto suo, non riesce ad instaurare un rapporto con le sue coetanee, non possiede un cellulare, sembra vivere fuori dal tempo, non provare mai emozioni, frequenta soltanto un minatore con il quale condivide l’amore per l’arte e un poeta dal quale cerca conforto e ispirazione ma che si trova ad sorreggere fino a casa ubriaco. La struttura e’ quella del film di formazione, ma organizzata secondo una fitta rete di simbologie che finisce per risultare in alcuni casi arida e inutile. Nel tentativo di realizzare una pellicola dal sapore autoriale, il regista realizza un lavoro troppo autoreferenziale e un po’ nonostante le scelte stilistiche vadano nella direzione opposta. Il risultato è quello di un film che, dopo un inizio originale e del tutto inaspettato cercando di raggiungere una dimensione onirica che superi il mero corso degli aventi, si chiude su se stesso, procedendo stentatamente senza raggiungere quella condizioni di universalità alla quale aspira. Di tutto rispetto la prova degli attori che anche in scene abbastanza complesse, basti pensare al finale, riescono a mantenere, al contrario del regista, il contatto on il pubblico.


CAST & CREDITS

(Sut) Regia: Semih Kaplanoglu; sceneggiatura: Semih Kaplanoglu e Orcun Koksal; fotografia: Ozgur Eken; montaggio:Francois Quiquere; interpreti: Melih Selcuk (Yusuf), Basak Koklukaya (Zehra), Riza Akin (Ali Hoca), Saadet Isil Aksoy (Semra)produzione: Kaplan Film Production e Sehim Kaplanoglu; origine: Turchia 2008; durata: 102’.


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