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Tahrir 2011

Pubblicato il 10 settembre 2011 da Annalaura Imperiali


Tahrir 2011

“Sottile è il confine tra coincidenze e fato” Proverbio egiziano

L’antico popolo egiziano, culla della civiltà e maestro indiscusso di intelligenza e saggezza, non poteva immaginarsi che l’arco di tempo che è andato dal 25 gennaio all’11 febbraio 2011 avrebbe dettato una fine e un nuovo inizio nella storia del proprio paese.

Hosny Mubarak, presidente della repubblica d’Egitto da circa trent’anni, ha subito un duro contraccolpo al suo regime dispotico e spietato, come dice la sua stessa gente, per via delle grandi atrocità commesse nel corso di questo lungo lasso di tempo in cui gli egiziani si sono sentiti “prigionieri nel loro stesso paese”. Gli stralci di interviste riportati in Tahrir 2011 inquadrano, con movimenti di macchina frenetici e violenti quanto sono stati gli stessi scontri di piazza verificatisi lo scorso inverno, ragazzi e ragazze, uomini e donne, sani e feriti, tutti più che motivati a muoversi in direzione della salvezza del proprio paese, perché “tutti devono scendere in piazza a manifestare, nessuno escluso….”.

A suon di canzoni, dolori, pianti, urla, gemiti, forza, coraggio, colpi di spranghe e d’arma da fuoco, volontà di mettere in atto un cambiamento radicale, Tahrir 2011 dipinge l’incredibile audacia di migliaia di persone che sono partite da piazza Tahrir, nucleo centrale della capitale egiziana Il Cairo, e l’hanno conquistata mettendola a ferro e fuoco negli scontri durissimi con la polizia armata. Dopo aver preso piazza Tahrir e averla resa “libera” dall’oppressione di Mubarak, gli egiziani si sono sentiti in potere di alzare ancor più la voce e di combattere con ancora maggiore grinta in nome dei propri diritti, della propria povertà, dell’aumento dei prezzi di generi di prima necessità come olio e zucchero, della mancanza di generosità e di aiuto che lo stato e il presidente in primis hanno mostrato fino a quel momento con arroganza e superbia.

Intanto, dall’alto della sua roccaforte difficilmente raggiungibile dai ribelli in modo diretto, Mubarak rispondeva al popolo con comunicazioni radiofoniche a base di minacce e di promesse, tutte dallo stesso sapore crudele e incapace di scendere a compromessi: “i responsabili di quello che sta avvenendo saranno puniti come meritano”. E di fronte a certe affermazioni, il popolo ormai forte della propria unione e dell’irruenza di massa che stava già cambiando le cose, ha reagito con ancora maggiore forza e determinazione fino ad arrivare, l’11 febbraio 2011, alla fine effettiva, annunciata alla televisione, di un regime visto ormai come fantoccio e totalmente ingiusto.

I registi Tamer Ezzat, Ahmad Abdalla, Ayten Amin, Amr Salama, partono dall’idea di mostrare al mondo le immagini dirette di ciò che accadeva mentre l’Egitto si divideva tra la vecchia aria stantia in cui governava Mubarak e la nuova speranza di rinnovamento che si respirava nella “comune” di piazza Tahrir. Hanno così suddiviso il proprio attualissimo documentario in tre parti: “the good”, “the bad” and “the politician”. Ognuna di queste parti si focalizza in modo continuativo e ordinato rispetto alle altre sulle varie fasi della rivolta armata; ognuna di queste parti contiene interviste e punti di vista di seguaci e/o oppositori del regime di Mubarak; ognuna di queste parti mostra come in una vera e propria guerra, che sia intestina, come in questo caso, o esterna, come in tanti altri casi evidenziati dalla storia, la giustizia non si possa tagliare nettamente e debba essere divisa con la pazienza e la lungimiranza di chi guarda a posteriori tenendo sotto controllo il puzzle in cui tutti i pezzi confluiscono e si determinano l’un l’altro.

Ma ad ogni modo, c’è un messaggio unitario che si evince da Tahrir 2011: appartenere alla nuova generazione in cui, grazie alla diffusione mondiale di social network tipo facebook e grazie alla spinta propulsiva dei giovani soprattutto, non più disposti a sottostare ad “anticaglie scadute”, è stato per la rivoluzione egiziana - passata alla storia con il nome del luogo e del tempo in cui si è svolta, appunto Tahrir 2011 - motivo di grande orgoglio, di viva fierezza e di inestimabile valore agli occhi di tutto il mondo, specialmente arabo, ancora incredulo di fronte a ciò che è accaduto.


CAST & CREDITS

(Tahrir 2011) Regia: Tamer Ezzat, Ahmad Abdalla, Ayten Amin, Amr Salama; origine: Egitto, 2011; durata: 90’.


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