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Tekfestival 2009 - Tradurre - Doc Italiano

Pubblicato il 10 maggio 2009 da Gaetano Maiorino


Tekfestival 2009 - Tradurre - Doc Italiano

Parole come acqua, accenti come il sale, il foglio bianco come farina su cui stendere il proprio racconto. Il lavoro del traduttore in Italia visto dal punto di vista di chi questa professione la considera un’arte, quasi al pari della scrittura. È come fare il funambolo al circo ma con la rete a proteggerti, è come essere il destriero del cavaliere errante, come impastare il pane e servirlo ogni mattina a chi si nutre di storie. Metafore direttamente utilizzate dai protagonisti o abilmente costruite da Pier Paolo Giarolo, regista di Tradurre. Questo documentario sceglie di aprire una finestra su un mestiere un po’ bistrattato, fatto da persone i cui nomi vengono relegati in basso nell’ultima pagina di una pubblicazione, personaggi accessori per qualcuno, ma fondamentali per chi a un romanzo francese o spagnolo, a una scrittura in ebraico antico o in arabo, vuole accedere per nutrirsi di cultura. Giarolo intervista alcuni tra i più importanti traduttori italiani, Fulvio Ferrari, Nadia Fusini, lo scrittore/traduttore Erri de Luca e scopriamo che non si tratta di impiegati con una perfetta conoscenza della lingua straniera che producono pagine. I traduttori sono ritratti dal regista come degli artisti o almeno come dei loro complici, degli strumenti. La metafora dei vari fornai provenienti da nazioni diverse, mostrati in alternanza alle dichiarazioni dei traduttori mentre sfornano la loro opera, è perfetta per indicare la passione quotidiana e l’abilità artigiana necessaria per essere perfetto tramite tra l’originale e il tradotto. Erri de Luca racconta che per rendere dall’ebraico antico all’italiano, impiega un giorno per ogni riga, perché la lingua di arrivo di quei testi sacri “deve restare in ceppi” costretta e regolata alla perfezione. Nadia Fusini, ci ricorda invece che “se si compie un errore non solo si rovina un capolavoro, ma si rovina la percezione che si ha di un mondo intero”. Il traduttore diventa quindi un ponte di passaggio tra culture diverse, realtà che, per chi non ha il privilegio di viaggiare costantemente, solo i libri possono descrivere. Giarolo ama profondamente e rispetta, quasi con timore, il lavoro del traduttore. Lo si nota nella delicatezza con cui costruisce le immagini del suo film, dalle musiche che sceglie per accompagnarle, dal suono delle pagine che, sfogliate lentamente nel finale, mostrano ciascuna scene di vita di realtà straniere. Un tema insolito, non sociale, non di denuncia, non di scherno, né di politica per questo documentario di un lirismo rarefatto e efficace. Soltanto una passione e un sentimento di necessità e riconoscenza verso chi sa ogni giorno svelare agli altri uno spaccato di mondo.


CAST & CREDITS

(Tradurre); Regia e sceneggiatura: Pier Paolo Giarolo; fotografia: Pier Paolo Giarolo e Riccardo De Cal; montaggio: Pier Paolo Giarolo e Alice Rohrwacher; musica: Johann Sebastian Bach, Leos Janacek; interpreti: Erri de Luca, Fulvio Ferrari, Nadia Fusini, Donata Ferodi; produzione: Officina Outroad; origine: Italia 2008; durata: 56’.


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