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Tele Remake – The Killing

Pubblicato il 19 dicembre 2011 da Nicola Lazzerotti


Tele Remake – The Killing

The Killing è l’ultimo show della rete televisiva americana AMC: scritto e prodotto da Veena Sud, in questi giorni in onda su Fox Crime, è il remake del danese Forbrydelsen.
Ingiustamente e irriguardosamente presentato come il nuovo Twin Peaks, The Killing non presenta alcuna affinità con il capolavoro di Lynch, magari ad esclusione giusto dello spunto iniziale (il ritrovamento del corpo della diciassettenne Rosie Larsen e le successive indagini ad opera della polizia di Seattle). A generare tale idea di similarità è, inoltre, un look caustico e opprimente studiato ad arte dai produttori, con una Seattle sempre plumbea e ripresa sotto una pioggia costante.
Accolto con i favori di pubblico e critica, la serie dell’AMC ha incontrato nel suo sviluppo forse la maggiore problematica. Se il pilot era infatti quasi perfetto per fattura e confezione, il resto è presto scemato in una sorta di stucchevolezza e di generale ripetitività. Il contenuto del primo episodio è infatti completamente incentrato su una sorta di incessante attesa che soverchia lo spettatore, che fin dalle immagini iniziali può intuire l’andamento e la dinamica degli avvenimenti. Allora diventa interessante come il dramma si manifesta: la scomparsa della ragazza e la sua ricerca, lo spaesamento della famiglia ignara, gli amici che lentamente prendono coscienza degli accadimenti e la scoperta del mistero.
Ma se questo è lo spunto più avvincente, diversamente la dinamica e lo sviluppo si sfaldano nell’intreccio, ove i personaggi sono descritti in maniera forse troppo semplicistica e didascalica: dal politico ai compagni di scuola di Rosie, tutti sembrano personaggi già visti e in un qualche modo già conosciuti attraverso altre opere seriali. E lo stesso vale per i due poliziotti protagonisti delle indagini: lontani dagli stereotipi televisivi mainstream, non sono belli, non sono perfetti e non sono infallibili; anzi, entrambi hanno avuto un percorso oscuro alle spalle e sono compressi tra un passato doloroso e problematico e un futuro incerto e altrettanto difficile. Ma è proprio questo tratteggio che risulta stucchevole e immancabilmente vuoto. Come se la necessità di costruire un prodotto più profondo derivi dall’immagine stessa che della profondità si ha.
The Killing è una serie costruita con un’impronta registica votata ad un iperrealismo un po’ troppo figlio di un certo stile da film indipendente, già eccessivamente abusato nella televisione di oggi. Stile certamente funzionale e giustificato in prodotti come Rubicon, ma che al contrario in questo caso perde la sua forza e il carattere preminente in favore di una forma rappresentativa che diventa solo consumo e un bel look fine a se stesso. A forzare questa sensazione i lunghi silenzi correlati da inquadrature dal lungo respiro, le performance degli attori sempre sopra le righe, con una musica indie a fare da sottofondo.


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