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TFF ’05 - BE WITH ME

Pubblicato il 20 novembre 2005 da Fabrizio Croce


TFF '05 - BE WITH ME

Appropriarsi delle mancanti e impercettibili sfumature che compongono il quadro della percezione sensoriale di una persona senza vista e senza udito deve essere stata una sfida particolarmente ardua e insidiosa per chi, come Eric Khoo, lavora con le immagini ed il suono ed è tentato dalla mille possibilità di interpretazione, invasione e manipolazione di un linguaggio così intimo, così altro. La scelta di raccontare la storia vera di Theresa Chan, una donna cinese progressivamente diventata cieca e sorda e la sua cocciuta battaglia per non perdere il senso di sé stessa e della sua vita, doveva per forza di cose muoversi su un doppio binario a livello di rappresentazione, quello dell’azione fisica e quello della parola. La Chan vive infatti nei movimenti della quotidianità, nell’andare a fare la spesa, nel cucinarsi, nell’insegnare a bambini ciechi l’esperienza del gesto e del contatto e la mdp stabilisce con discreta intensità questo contatto tra la donna reale e la donna rappresentata attraverso la visione, delineandone con una forza nascosta e costante la dimensione umana e simbolica. Tutto ciò non è abbandonato alla lente di un obiettivo che svincola le immagini dal significato della storia che si sta raccontando ma è ancorato, con la stessa volontà di Theresa di essere presente nella realtà che la circonda, al valore delle parole espresse dalla voce stentorea ed emozionante della donna (ma solo per interagire con gli altri personaggi del film, non per narrare i fatti della sua vita) e dalla scrittura della sua autobiografia. Qui Khoo opta per l’unica scelta in grado di rispettare il mondo di Teresa e il suo limite nel potersi raccontare agli altri: avendo lei stessa usato la scrittura come forma di comunicazione, il regista fa scorrere il racconto attraverso dei sottotitoli, ai quali per una volta viene attribuita una funzione espressiva, sulle azioni e sui gesti offrendoci, come raramente accade con un personaggio reale, la triplice chiave di lettura di una donna esistente nella cultura del racconto autobiografico, nella natura del corpo e nel simbolismo dell’allegoria. Quest’ultimo aspetto si riflette nei personaggi paralleli che,rispettando lo stessa assenza di suono in cui vive la Chan, vivono silenziosamente interrogandosi e struggendosi su un tema,quello della ricerca affannosa e disperata del riconoscimento nell’amore, molto legato all’idea di prigione interiore e bisogno di contatto, di superamento dei limiti della paura e e dell’insicurezza per una comunione shietta, totale, autentica con l’altro. Alle barriere sensoriali di Teresa si contrappongono i confini spaziali ed emotivi di chi contempla la bellezza ideale dell’amore per poi morire schiacciato dalla realtà fisica del rimpianto e della negazione; l’ingenuità stordita dell’adolescenza che non comprende ancora, come diceva Fassbinder, che la fine di un rapporto fa parte di una relazione esattamente come la morte fa parte della vita; lo sconsolato conflitto della vecchiaia, combattuta tra l’abbandonarsi ad una solitaria malinconia o l’oppore un’ultima stanca, resistenza. E sarà proprio il personaggio più anziano, la maturità del dolore, ad aprirsi in un muto abbraccio verso Theresa, aprendo anche la visione verso l’intensità insostenibile di una speranza contro la speranza.

Regia: Eric Khoo; Sceneggiatura: Eric Khoo, Wong Kim Ho; Fotografia: Adrian Tan; Musica: Kevin Mathews, Christina Sham; Iterpreti: Theresa Poh Lin Chan, Ezann Lee, Samantha Tan, Seet Keng Yew, Lynn Poh; Produzione: Zhao Wei Films per Infinite Framework; Origine: Singapore,2005;


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