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TFF ’05 - Concorso Lungometraggi - Ah Sou

Pubblicato il 17 novembre 2005 da Salvatore Salviano Miceli


TFF '05 - Concorso Lungometraggi - Ah Sou

È una regia piuttosto elegante ed affascinante quella di Wong Ching-Po che nel suo “Ah Sou” racconta la strana vicenda di una ragazza, di appena sedici anni, costretta a scegliere tra un futuro di leader incontrastato della mafia di Hong Kong e la possibilità di ricercare quella libertà in grado di scioglierla dai vincoli criminali in cui è costretta. La pellicola, in realtà, muovendosi in uno stato di sospensione, non indirizza la protagonista verso una scelta definita, comportando così un’indecifrabilità che coinvolge in primo luogo l’universo semantico del film, ma che finisce con il depauperare l’opera anche dell’effettivo valore estetico. La sceneggiatura, brillante in certe situazioni ma assolutamente carente nella parte più intima e profonda della sua struttura, non permette infatti al film di svettare come potrebbe e meriterebbe. Alcune sequenze si lasciano apprezzare senza fatica per la bellezza e l’eleganza tutta orientale delle inquadrature, ma questo gusto formale e visivo non è assolutamente supportato, come detto, da un’impalcatura in grado di creare un racconto unitario, forte di una identità ben precisa. È molto interessante osservare come il regista giochi nel mischiare animazione e realtà, realizzando alcune sequenze animate degne davvero di gran lode per la loro poeticità e forza evocativa. A fronte di tutto questo è lecito, dunque, sospettare che il giovane regista, già presente a Torino l’anno passato con “Jiang hu”, si sia lasciato influenzare troppo da una sceneggiatura che sembra voglia evitare qualsiasi scelta decisiva, trasformando la pellicola in un ibrido privo di specificità. Si arriva ad un punto, infatti, in cui la trama, che fino a quel momento sembra possedere una sua anima, perde forza e la necessaria capacità trainante. Il finale è il segmento che risente maggiormente di questa assenza narrativa. Colorandosi di un idealismo di cui è impossibile rintracciare le tracce all’interno dell’opera, assume l’indistinta presenza di un corpo estraneo di cui non riusciamo a capire l’origine. Ancora una volta appare così evidente come la sceneggiatura ricopra uno dei ruoli principe nella realizzazione di un film, perché in essa è il germe di vita originario di ogni pellicola. Altrimenti, come in questo caso, il valore estetico dell’opera (che non è certo priva di interesse), può solo fare da elegante cornice per dei colori e dei segni filmici che non raggiungono l’armonia della compiutezza. È davvero un peccato, perché anche gli attori, muovendosi in una difficile caratterizzazione dei personaggi, da cui passa tutta la tensione che il lungometraggio esprime, sono piuttosto bravi. Chiaro, quindi, come sia difficile potere dare un giudizio complessivo di questo film, che finisce per il vivere proprio sulla contrapposizione tra una forte capacità espressiva, che si muove per immagini, ed un vuoto semantico e concettuale di cui è ben visibile la manifestazione.

Regia: Wong Ching-Po; Sceneggiatura: Szeto Kam Yuen; Fotografia: Kenny Lam; Scenografia: Raymond Chan; Costumi: Stephanie Wong; Montaggio: Wong Ching-Po, Matthew Hui; Interpreti: Annie Liu, Anthony Wong, Simon Yam, Eric Tsang, Alex Fong, Liu Ye, Karena Lam; Produttore: Lawrence Cheng; Produzione: Filmko Enterteinment, Limited; Distribuzione: Fortissimo Film


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