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TFF ’05 - Le Saignantes

Pubblicato il 17 novembre 2005 da Fabrizio Croce


TFF '05 - Le Saignantes

Che l’utopia e la speranza per il futuro vengano espresse dalla negazione di qualsiasi utopia e di qualsiasi speranza risulta un paradosso abbastanza radicale, tanto dal punto di vista del racconto, quanto da quello della sua realizzazione per immagini, cui viene chiesto di farsi portatrici di un pensiero costruttivo e quasi didascalico pur suggerendo e trasmettendo, nella rappresentazione visiva di questo pensiero, il concetto opposto e antitetico. Jean-Pierre Bekolo ama il Camerun, il suo paese e attraverso la trasfigurazione fantasmagorica di una realtà spesso brutalmente oppressa a livello sociale, culturale ed istituzionale, esaspera gli aspetti negativi di una condizione che potrebbe portare, nel 2025, ad un’Africa non tanto differente da quella ipotizzata, immaginata: notti senza fine, baraccopoli che somigliano alle periferie dei grandi centri capitalistici, il corpo come ultima merce di scambio, il potere politico corrotto e corruttore fino alla parodia più delirante. Su questo territorio brutto, sporco e cattivo l’elemento che rimane più naturale, vitale, sconvolgente e disturbante è la donna, o meglio una particolare categoria di donna camerunense, la “Sanguigna”, colei che possiede un rapporto privilegiato e viscerale con la vita, la morte, la sessualità.
Le due “Sanguigne” al centro della storia esercitano con una tale forza questo potere della seduzione da tenere sotto controllo quegli uomini che invece possiedono il potere del controllo sociale e politico, i ministri ormai smascherati nella loro forma di tiranni persecutori e sfruttatori.
E Bekolo sceglie di rischiare affidando all’alta definizione dell’immagine digitale e al suo potenziale di manipolazione e interpretazione della realtà le dinamiche nascoste ed inquietanti con le quali fa relazionare i burattini di questo teatro dell’assurdo. L’importante ministro di cui le due donne causano il decesso durante un elaborato rituale erotico in bilico tra fantascienza e tribalità si ridurrà all’elementare realtà di corpo da “consumare” per celebrare il valore della morte, anch’essa ridotta a vuota e formale occasione di festeggiamento grottesco più che elaborazione dolorosa. E durante la notturna odissea horror intrapresa dalle “saignantes” per recuperare quel corpo simbolicamente separato dalla testa (che verrà attaccata, in una scena raccapricciante ai limiti del demenziale, ad un altro corpo), l’energia vertiginosa e disorientante del femminile, sintetizzato nelle folgoranti apparizioni del matriarcato africano, darà il passo ora accelerato, ora perso tra digressioni sonore contaminate da canti popolari e rumori elettronici, il peso schiacciante di chi stabilisce i movimenti delle pedine sulla scacchiera, perché capace di soffocare la volontà e padroneggiare gli istinti maschili. Tanta, troppa, debordante carne al fuoco con un ritmo che martella sulla pupilla e sul timpano, cerca un’affannosa continuità e coesione che pur trova miracolosamente a livello stilistico, anche se molto spesso la confusione e l’irritazione hanno la meglio sullo spaesamento e la meraviglia e il monito morale ed etico si perdi tra i cunicoli dell’eccentricità e della caricatura.
Bekolo lascia scappare il pensiero e le immagini, sovraeccitate e iperboliche, arrivano prima di qualsiasi riflessione in positivo sul Camerun e il suo futuro.

Regia: Jean-Pierre Bekolo Sceneggiatura: Jean-Pierre Bekolo, Robert Dorfmann Fotografia: Robert Humphreys Musica: Joelle Esso, Adam Zanders Interpreti:Adele Ado, Dorylia Calmel, Emile Abossolo, Essindi Mindja, Josephine Ndagnou Produzione: Quartet Mozart Film Origine: Camerun-Francia 2005


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