TFF 2010 - Glückliche Fügung - Concorso

Simone è la silenziosa protagonista di Glückliche Fügung (titolo internazionale Blessed Events) della regista Isabelle Stever.
L’anomalia però è che si scopre il suo nome quasi per caso, quando il film si avvia verso la fine, senza essersi mai accorti che effettivamente non eravamo ancora a conoscenza di come si chiamasse colei su cui l’opera è quasi interamente incentrata.
Simone, oltre che taciturna, ha una vita vuota e sciatta, che pochi particolari bastano a rivelare: la trascuratezza della sua cucina, lo sporco cappotto che indossa continuamente, lo squallore del suo approccio con uno sconosciuto in una discoteca in cui si trova da sola. Da questo sconosciuto però Simone rimarrà inaspettatamente incinta, e ancora più inaspettatamente scoprirà che – visti gli eventi – lui, Hannes, sembra molto ben disposto a stare con lei anche se non si conoscono per niente.
Isabelle Stever conduce un’osservazione sul lento disvelarsi dell’aridità e della solitudine di cui alcune persone sono prigioniere. Com’è facile aspettarsi, infatti, una relazione nata su basi così inesistenti non tarda a mostrare la sua insensatezza e l’infelicità a cui condanna coloro che la intraprendono. Perché quindi intraprenderla? La solitudine di Simone fa in parte comprendere il sollievo con cui accoglie l’uomo misterioso che sembra così contento di legarsi ad una donna di cui non sa nulla. Le motivazioni di lui - a parte la sua dedizione all’idea di avere un pargolo - rimangono invece sostanzialmente sconosciute. Ma con il passare del tempo Simone è sempre più frustrata dalla presa di coscienza che Hannes non la ama affatto, né mai la amerà, e sembra preferirle la procace vicina.
Dei protagonisti, del loro passato e delle loro motivazioni, non ci è dato sapere nulla. Possiamo solo assistere ai nove mesi che intercorrono tra il concepimento e il parto.
La macchina da presa è esibita da una tecnica registica atipica e fuori fase, che si concentra per lunghissimo tempo su particolari, riprende i personaggi e le interazioni tra di loro disinquadrandoli e lasciando spesso fuori campo i loro volti. Ci sono lunghi piani sequenza che aboliscono del tutto il campo e controcampo, concentrandosi quasi esclusivamente su Simone e le sue reazioni sottilissime agli eventi. Lo stile insomma veicola e amplifica il vuoto soffocante degli affetti che pure la protagonista desidera ardentemente. La sua vita con Hannes è allucinata e allucinante, fatta di silenzi interrotti solo dallo scambio di qualche vuota banalità, cosa sottolineata anche dal ricorrere di alcuni particolari banalissimi ma alla lunga surreali ed esasperanti, come l’ossessione per il tagliaerba. La tecnica registica adottata dalla Stever per raccontare la sua storia per niente scontata è molto riuscita, e trasmette pienamente un’infelicità soffocante da cui sembra impossibile fuggire: sembra di essere intrappolati con la protagonista in un mondo in cui l’alienazione è la norma insieme ad una profonda inquietudine per qualcosa di orribile che sembra sempre sul punto di accadere. Ma l’unica cosa che accade è la nascita di una figlia perfettamente in salute. E veniamo lasciati col dubbio se sia un evento benedetto come recita il titolo o una terribile tragedia.
(Glückliche Fügung ) Regia: Isabelle Stever ; sceneggiatura:Anke Stelling, Isabelle Stever ; fotografia: Bernhard Keller; montaggio: Bettina Bohler ; musica: Yoyo Rohm, Jupiter Moll, Louis Marioth ; interpreti: Annika Kuhl (Simone), Stefan Rudolf (Hannes), Arno Frisch (Herbert); produzione: Moneypenny Filmproduktion; origine: Germania ; durata: 91’.
