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TFF 2010 - Jack Goes Boating - Festa Mobile

Pubblicato il 29 novembre 2010 da Salvatore Salviano Miceli


TFF 2010 - Jack Goes Boating - Festa Mobile

C’era parecchia curiosità per Jack Goes Boating, debutto nella doppia veste di attore e regista per Philip Seymour Hoffman. Curiosità ripagata solo in parte da un film, basato sull’omonima pièce teatrale di Bob Glaudini (e da lui stesso sceneggiata), che alterna momenti di buon cinema a stanchi cliché tipici di ogni esordio. Probabilmente, la natura teatrale del soggetto non ha permesso fino in fondo ad Hoffman di affrancarsi da una verbosità, tanto narrativa che stilistica, che costringe la pellicola dentro binari un po’ scontati e, almeno parzialmente, noiosi. Troppi i passaggi che si ripetono, eccessiva l’insistenza con cui si sottolineano i vari stati emotivi dei personaggi.
Il protagonista è un autista di limousine dalla vita piatta e povera di affetti, eccezione fatta per l’amicizia che lo lega al collega e a sua moglie. Conoscere Connie lo porta a combattere la sua inefficienza emozionale, mettendo da parte ansie e paure sullo sfondo di una New York quasi impersonale per freddezza e solitudine.
Jack Goes Boating è un prodotto intimistico, canto di esistenze sconfitte (la coppia di amici che Jack prende ad esempio vive in realtà un amore illusorio e pieno di bugie) che cercano disperatamente di trovare, nella loro vita, almeno una cosa che funzioni, costruendosi piccoli e quanto mai fragili castelli di carta.
Come attore, ma questa non è una novità, Hoffman non delude regalando una interpretazione delicata e goffa al pari del suo personaggio, in un ruolo in cui gli è permesso mostrare tutto il suo ampio repertorio. Come regista interessano alcune scelte ed è innegabile la delicatezza con cui lega la storia ed i passaggi chiave delle vite dei protagonisti. Delicatezza, però, fin troppo eccessiva, a volte, per resistere ai novanta minuti scarsi di proiezione. Nonostante, infatti, la volontà di esplorare situazioni diverse ed interazioni che non potevano essere percepite in teatro si ha più la sensazione che il soggetto sia stato eccessivamente stiracchiato fino a perdere l’incisività che, al contrario, il testo originale possedeva.
Sarebbe ingeneroso e non corretto catalogare Jack Goes Boating come una brutta pellicola o un cattivo esordio perché la storia resta comunque ben raccontata, portata sullo schermo con sufficiente consapevolezza e certo non faticherà a trovare i suoi estimatori. Viene meno però l’originalità. Sembra, con troppa facilità, di assistere a tanti altri film visti in passato, come ci trovassimo innanzi ad un riassunto ben fatto di emozioni già esplorate e raccontate.
Resta una operazione interessante che, però, schiaccia un po’ troppo l’occhio a suggestioni già catalogate da tanti prodotti indipendenti. Forse una sceneggiatura più asciutta avrebbe rivelato ancora meglio il talento, comunque ravvisabile, che Hoffman dimostra di avere anche con la cinepresa tra le mani.


CAST & CREDITS

(Jack Goes Boating) Regia: Philip Seymour Hoffman; sceneggiatura: Bob Glaudini dalla sua omonima pièce teatrale; fotografia: Mott Hupfel; montaggio: Brian A. Kates; musica: Grizzly Bear, Evan Lurie; scenografia: Thèrése Deprez; interpreti: Philip Seymour Hoffman (Jack), Amy Rian (Connie), John Ortiz (Clyde), Daphne Rubin-Vega (Lucy); produzione: Cooper’s Town Productions; distribuzione: Tamasa Distribution; origine: Usa; durata: 89’.


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