TFF 2010 - Spezzacatene - Italiana Doc.
La Sicilia che c’era una volta, fatta di dialetto stretto e radicamento fortissimo coi luoghi. Voci da un mondo che non c’è più, contadino del pane, della fame, di una povertà allora prosaica ed oggi, che siamo nella cultura del superfluo, poetica.
Il documentarista palermitano Stefano Savona, vincitore a Locarno con Primavera in Kurdistan (cineasti del presente), ed autore due anni fa del pluripremiato Piombo fuso, passa a Torino 2010, (sezione Italiana doc.), con una telecamera immobile e con pochissimo montaggio.
Volti di anziani, tutti nati prima del 1930, raccontano le storie della propria vita a partire dalla rievocazione della relazione di ognuno con il cibo. Perchè era quello, più di adesso, momento e problema fondamentale.
Dall’in all’out passano ogni volta un sacco di minuti ed in quel lungo e lento intervallo di tempo parlano della loro vita sei contadini siciliani. Tutti inquadrati in primo piano, senza tagliare nessuna loro pausa fonetica, nessuna delle loro espressioni.
_Perchè è attraverso la loro cultura orale che cresce la tensione e la bellezza di un film lento nel montaggio ma ricco di saliscendi e ritmo provenienti dalle bocche e dalle facce di chi parla.
Una cultura orale già scomparsa da molto tempo, rimossa da un’ondata di cambiamento avvenuta alla fine degli anni ’50.
Solo ogni tanto, mentre prosegue naturale il fiume dei ricordi degli intervistati, la telecamera del regista, sempre fissa, inquadra i luoghi della loro vita: le montagne, le campagne, il paesaggio segnato dagli eventi.
Tutti diventati adulti prima del mircolo economico, i protagonisti di Spezzacatene, nati tutti in Sicilia, dove non tutti sono rimasti.
La storia passa per le loro vite anonime e meravigliose di gente comune, raccontata coi loro tempi, il loro modo di essere e di parlare: la Guerra, Portella della Ginestra, il terremoto, l’emigrazione all’estero di molti italiani.
Aspetti antropologici blocatti in audio video prima che quelle vite smettano di esistere. La terra, il duro lavoro, lo spazio per la favola. Ecco le rugose fonti dirette, occhi brillanti e nascosti dentro un viso segnato dal tempo. Riecco il mondo contadino preindustriale, raccontato con verità, senza retorica, mai bucolico.
Fermato, prima che scompaiano anche i ricordi di chi lo visse molto tempo fa, con alcune tra le centinaia di testimonianze raccolte per la realizzazione dell’Archivio audiovisivo della memoria della civiltà contadina in Sicilia. Iniziata un paio d’anni fa e denominata "Il Pane di San Giuseppe".
«Un arichivio - spiega Stefano Savona - che vuole essere un contributo non solo alla ricostruzione di quella memoria, ma anche alla riammissione del patrimonio dimenticato nell’asse ereditario della cultura dei nostri tempi».
Il valore di Spezzacatene non sta solo nella conservazione della memoria, patrimonio che non è necessario interpretare in una sola maniera, ma che è importantissimo mantenere vivo e a portata di mano. Si può parlare, con questo documentario di ascolto, di una sorta di costruzione della memoria, visto l’incredibile cambiamento avvenuto nel dopoguerra in Italia, e visto il processo di rimozione sviluppatosi di conseguenza.
Un altro viaggio di Stefano Savona, stavolta nel tempo. Un autore che torna dalle sue parti alla ricerca di qualcosa di sommerso e a fortissimo rischio di estinzione.
Leggi l’intervista a Stefano Savona
Regia, soggetto e montaggio: Stefano Savona; Fotografia: Stefano Savona, Ester Sparatore; Musica: Paolo Anello; Suono: Letizia Gullo; Produzione: Marco Belardi Lotus Produzione, Pulsemedia, in collaborazione con Roberto Ruini.