TFF 2010 - The Infidel - Concorso

Il multiculturalismo inglese ha portato alla nascita e alla fioritura di un tipico filone di commedie incentrate appunto sulla tolleranza e l’integrazione fra le tante etnie diverse che abitano le città della Gran Bretagna: da My Beautiful Laundrette di Stephen Frears a East is East di Damien O’Donnell, fino all’opera presentata in concorso al Torino Film Festival da Josh Appignanesi, The Infidel (Infedele per caso).
Mahmud Nasir vive a Londra con la sua famiglia, che entra nel panico quando la madre della fidanzata di Rashid (il figlio di Mahmud) si sposa con il nuovo Imam super-integralista della comunità, fermamente intenzionato a dare in moglie la figliastra solo a dei musulmani strettamente osservanti. Inutile dire che non è questo il caso della famiglia di Mahmud. Ma il vero scompiglio nella vita del protagonista arriva quando scopre il suo certificato di nascita in casa della madre morta da poco, da cui apprende di essere stato adottato e di chiamarsi in realtà Solly Schimshillewitz. In altre parole: un ebreo.
L’agitazione che questo crea nella vita di un musulmano è prevedibile, specie se deve cercare di imparare i “fondamentali” dell’ebraismo affinché un rabbino molto ortodosso gli lasci vedere il padre biologico in punto di morte. A questo scopo, Mahmud viene aiutato dal nemico/amico ebreo americano Lenny, che lo porta anche ad un barmitzvah e gli fa leggere il Lamento di Portnoy di Philip Roth. Il film è a tratti veramente esilarante – specie quando si concentra sui pregiudizi comuni sugli ebrei con un approccio ben poco politically correct. E’ indimenticabile ad esempio la scena in cui Lenny accetta di spostare la sua macchina per far parcheggiare Mahmud dopo aver appreso che in realtà è nato ebreo, apostrofandolo con un “benvenuto nella cospirazione mondiale”.
Il film è ben girato e veramente molto divertente, come appunto vuole la tradizione di questo genere di commedie. Gli intenti sono poi dei più nobili, anche se com’era prevedibile la satira appuntita sugli stereotipi razziali viene smussata dal classico happy end edulcorato che riassorbe i conflitti e li svuota un po’ della loro incisività iniziale. Basta la classica captatio benevolentiae del discorso finale in pubblico per far si che Mahmud venga di nuovo accettato dalla comunità che lo aveva respinto dopo aver scoperto la verità sulle sue radici, e il tradizionale matrimonio finale ricomporrà tutti i contrasti e le incomprensioni, tanto che Lenny e Mahmud arriveranno a lavorare fianco a fianco. Ma nonostante questa incursione nei buoni sentimenti scontati e un po’ melensi non si può criticare il lavoro di Appignanesi, che con il suo happy end da manuale esorcizza i tragici temi che affiorano nel film, consentendo almeno al cinema di celebrare una pacificazione lungi dall’avverarsi.
(The Infidel) Regia: Josh Appignanesi ; sceneggiatura: David Baddiel ; fotografia:Natasha Braier ; montaggio: Kim Gaster ; musica: Erran Baron Cohen; interpreti: Omid Djalili (Mahmud Nasir), Richard Schiff (Lenny), Archie Panjabi (Saamiya Nasir), Igal Naor (Arshad Al-Masri); produzione: Slingshot, Met Film, Ombadsman; distribuzione: Mikado Film ; origine: Gran Bretagna ; durata: 105’.
