TFF 2010 - Vampires - Concorso

Da sempre il documentario è una garanzia di narrazione il più possibile oggettiva, ma è dai tempi di F for Fake di Orson Welles che i pilastri di questo genere cinematografico possono essere utilizzati per realizzare dei film di finzione, magari anche per riflettere sulla natura stessa del cinema e sul suo tendere contemporaneamente all’oggettività e alla soggettività più estreme. _ E’ questo il caso di Vampires che, raccontando la storia di una comunità di vampiri che abitano in Belgio, esibisce da subito un’operazione ironica che mischia il massimo della finzione (l’horror) ad un reportage “veritiero” dei fatti. L’opera di Vincent Lannoo è un film d’inchiesta che realizza una lunga intervista a due famiglie di vampiri belgi, e conduce anche un pedinamento zavattiniano delle loro vite, possibile proprio in quanto del tutto inventato. _ L’operazione di mostrare la quotidianità dei mostri per eccellenza – i vampiri- raccontandoli nella banalità delle loro vite di tutti i giorni è molto divertente e porta ovviamente ad una moltitudine di gag particolarmente riuscite.
Scopriamo che le vampire si entusiasmano per le bare rosa, che il “leader maximo” risiede nell’ambasciata rumena a Londra, che il capo della comunità canadese ha fatto una piccola comparsa ne La corazzata Potemkin e così via. L’orrore insito nel loro nutrirsi di sangue umano è raccontato riconducendolo ad un fatto di normale amministrazione, come se fosse un modo come un altro di appagare i propri bisogni vitali. E’ insomma dipinto ironicamente un mondo in cui l’esistenza dei non morti è cosa normale e comunemente accettata; ma il film assume anche una non troppo sottile valenza simbolica di critica nei confronti della società contemporanea. Le istituzioni mettono a disposizione dei vampiri gli scarti della società, e in particolare gli immigrati, di cui ci si può così liberare senza peraltro temere inchieste sulla loro scomparsa. I vampiri (che discendono dal nobile conte Dracula) sono dei parassiti che non lavorano e piagano il tessuto sociale spadroneggiando senza essere penalizzati da nessun genere di legge. C’è una ristretta serie di regole valide solo per loro, la cui infrazione può costare l’esilio o anche una condanna a morte, dato che provengono da un mondo arcaico e regolato da norme crudeli. Sono quindi una raffigurazione distorta ma non troppo di quelle classi sociali di succhiasangue tutelati dalle istituzioni, che perpetrano ogni genere di atrocità senza essere puniti e rallentano l’evoluzione della civiltà restando atavicamente legati a dei privilegi feudali e inattaccabili. Pur rimanendo molto attaccato all’aspetto più letterale di questi parallelismi, il film è una godibilissima satira sociale mai conciliatoria, che tocca vette di grandissima crudeltà nella rappresentazione delle stragi compiute dai vampiri, dei loro “allevamenti” di carne umana e della loro completa insensibilità nei confronti dei concetti di dolore e sofferenza. Unica redenta è l’ “adolescente” figlia dei protagonisti del film, il cui desiderio di provare di nuovo sentimenti umani la porta a regredire allo stadio -appunto- di essere umano, e la rende di nuovo libera di camminare per le strade innevate sentendo il "morso" del freddo.
(Vampires) Regia: Vincent Lannoo ; sceneggiatura: Vincent Lannoo, Frederique Broos ; fotografia: Vincent Van Gelder ; montaggio: Frederique Broos; musica: Guilhem Donzel, Sarah Gouret; scenografia: Valerie Andre; interpreti: Carlo Ferrante (Georges),Vera Van Dooren (Bertha), Pierre Lognay (Samson), Fleur Lise Heuet (Grace); produzione:Left Field Ventures; origine: Belgio ; durata: 88’.
