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TFF - Les Hommes Debout - Concorso

Pubblicato il 2 dicembre 2010 da Salvatore Salviano Miceli


TFF - Les Hommes Debout - Concorso

Sono vecchi filmati, suoni, testimonianze a raccontare ne Les Hommes Debout, di Jérémy Gravayat (oltre che regista, montatore e direttore della fotografia), i tre momenti storici differenti di uno degli ultimi quartieri operai, Gerland, all’interno di Lione.
Il film intreccia con un accurato lavoro di montaggio le epoche in cui le fabbriche vivevano il loro boom, quando la produzione si alternava con le prime rivolte operaie e le lotte sindacali, la dismissione delle fabbriche ridotte a ripari per nomadi e senzatetto ed infine, oggi, la demolizione di quegli spazi in nome della riqualificazione urbana.
Il regista dispone questi tre diversi frammenti in un’ottica di continua contaminazione. Per farlo sfrutta anche sequenze ricostruite, di pura finzione, che peró si inseriscono talmente bene nel tessuto narrativo preesistente da risultare assolutamente credibili e reali, tanto che individuarle diviene un gioco particolarmente difficile. La presenza di diversi formati mette in luce la capacità di Gravayat di lavorare sul materiale garantendo buona uniformità. Come detto, il film si basa essenzialmente sul montaggio e la scelta di non seguire un ordine cronologico, ma di fare dialogare tra loro epoche differenti appare interessante proprio perché suggerisce uno scopo non puramente didattico ma, al contrario, più evocativo.
Servendosi della Storia il regista racconta individualità perse, uomini invisibili la cui vita è ridotta ad uno stato di fatiscenza in tutto e per tutto simile alle condizioni attuali di queste grandi fabbriche che ormai aspettano solo che la demolizione sia compiuta. Les Hommes Debout è un capitolo in più del lavoro di Gravayat, da sempre impegnato, sia attraverso film di finzione che documentari, a raccontare frammenti di emarginazione e di miserie, dai rifugiati bosniaci ai profughi palestinesi. Pur distanziandosi, sia per stile che per risultato finale, il film riporta alla mente lo splendido 24 City di Jia Zhang-Ke, in cui si assisteva alla dismissione di una grande "fattoria industriale", vera e propria città nella città, a favore di nuove costruzioni di lusso. Zhang-Ke lavorava su materiale di finzione trattato come fosse un documentario, proprio come Gravayat agisce con le poche sequenze scritte del suo film.
Particolare la scelta di inserire Les Hommes Debout all’interno della competizione ufficiale, probabilmente figlia del giusto successo de La Bocca del Lupo di Pietro Marcello, trionfatore l’anno scorso, perché tanto la natura del film quanto la struttura stessa sembrerebbero più vicine alle sezioni parallele che non al concorso. Intanto, al termine della proiezione, resta l’eco della voce fuori campo che dall’inizio alla fine asseconda le immagini, introducendole e contestualizzandole. Così come resta la sensazione, ormai divenuta certezza, di una contemporaneità che si sta avviando a ripetere certi errori del passato, procedendo sempre più verso derive di emarginazione. Indipendentemente dal giudizio estetico, Les Hommes Debout è un passaggio significativo all’interno del Festival proprio per l’importanza e l’attualità dei suoi contenuti.


CAST & CREDITS

(Les Hommes Debout) Regia, fotografia, montaggio: Jérémy Gravayat; suono: Jean Baptister Fribourg, Gil Savoy; interpreti: Hassan Guaid, Romuald Fogolin, Amor Boughanmi; produzione e distribuzione: Les Inattendus; origine: Francia; durata: 75’.


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