X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



TFF - Scuola media - Italiana Doc.

Pubblicato il 1 dicembre 2010 da Edoardo Zaccagnini


TFF - Scuola media - Italiana Doc.

La scuola non è finita, ci dice il bel documentario di Marco Santarelli, romano, classe ’71. Vive le difficoltà del suo tempo, ma si muove e prova a lottare, con idee e passione, anche se poi il suo sforzo corre il rischio di essere schiacciato dalla supremazia incontrastabile del contesto esterno, sociale e culturale.

E’ quanto viene da pensare alla fine di questo intenso lavoro presentato nella sezione Italiana doc. (proprio come il lavoro precedente di Santarelli, Interporto, dello scorso anno).

Scuola media è soprattutto un’inchiesta sulla periferia del Sud italiano, ma invita anche a chiedersi quanto possa, da sola, la scuola pubblica del Paese, migliorare la vita di persone che per gran parte del loro tempo, al di là del posto in cui abitano, agiscono in un paesaggio culturale che poco educa, che poco fa per sviluppare la singola personalità, che poco insegna l’amore, o quanto meno il rispetto per la vita propria e per quella degli altri.

Il regista sceglie una tra le periferie italiane più complicate, piantata in un Sud Italia dove la peggio tv domina, dove, per alcuni dei tanti giovanissimi con scarpe di gomma, il diploma è solo perdita di tempo. Meglio un corso da parrucchiera, anche se pure là tocca studiare, ma solo poco poco. Il solito, purtroppo ancora immortale, sud italiano con un altissimo tasso di abbandono scolastico.

Ma la completezza e la precisione dell’onesto film di Santarelli sanno allargare il discorso ad ogni periferia e ad ogni ogni scuola pubblica di oggi, dove insegnanti che non hanno ancora gettato la spugna toccano ogni giorno la difficoltà di scardinare le mille difese naturali e le mille abitudini sbagliate di adolescenti cresciuti, al di là della latitudine sociale, che pure conta moltissimo, in un universo culturale distante anni luce da quello in cui sono passati i loro insegnanti.

Scuola media non intervista, ma, invisibile o quasi la camerina laggera del regista, osserva e ascolta tutte le parti di un mondo scolastico vero, (alunni, genitori, corpo non docente) al di là degli stereotipi e delle estremizzazioni furbe. L’occhio silenzioso dell’autore si infila in una periferia dove sembra segnato il viso di certe adolescenti truccate, che difficilmente potranno evitare di trovarsi già invecchiate, ancora giovani, come quelle mamme che tentano, in dialetto locale, di comunicare con le segretarie dell’isitituto. Ma non fa di tutta l’erba un fascio, Scuola media. Non seleziona solo i casi limite, non costruisce un prodotto chiuso, dove il giudizio finale è facile e semplificatorio.

Certo, il quartiere Paolo VI di Taranto, dove il film è interamente girato, recentemente filmato in fiction piuttosto disperante dall’Alessandro Di Robilant di Mar Piccolo (un film che forniva indicazioni, al di là del valore finale dell’opera, sulle condizioni di vita in quel posto) è più difficile rispetto ad altri.

_Là, negli anni ’70, l’Ilva di Taranto, che ha offerto occupazione e speranza a quel pezzo di Sud italiano, ha costruito agglomerati popolari per i suoi lavoratori, chiedendo in cambio alla città pugliese un tasso altissimo d’inquinamento.

_Oggi quel patto sembra essersi spezzato (l’industria siderurgica vive una profonda crisi) e le incertezze della gente si moltiplicano in mezzo alle torri altissime di un paesaggio per nulla rassicurante, in tutti i sensi.

_Scuola media racconta tantissimi frammenti di quotidiano dall’ istituto Luigi Pirandello di Taranto. Periferia d’oggi, che quando incontra la scuola diventa materiale straordinario per raccontare storie e tempo italiani. Il resoconto di Santarelli è valido perchè vivido e vivace. Il film è capace, provocando coinvolgimento e riflessioni, di descrivere, per accumulazione di materiali ben scelti, un territorio e i suoi problemi. Ma, attraverso l’esplorazione di quella zona dove il problema è più radicato, sa anche parlare del presente di un paese che continuna a non difendere i suoi giovani figli.


CAST & CREDITS

Regia, montaggio e produzione: Marco Santarelli; Fotografia: Alfredo Farina; Musica: Danilo Caposeno; Produzione: Ottofilmmaker


Enregistrer au format PDF