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The afterlight - Roma 2009 - Extra

Pubblicato il 21 ottobre 2009 da Nicola Cordone


The afterlight - Roma 2009 - Extra

Un uomo, una donna e una gravidanza indesiderata; una giovane non vedente e una bambina dagli occhi vispi e precoci: quattro figure senza passato che si sfiorano e si temono, negli spazi bucolici eppur minacciosi di un bosco ai margini della grandi metropoli e della civiltà. Protagonista assoluta di questo film senza soggetto è la natura, il cui corpo è un manto erboso, una fitta radura di tronchi e foglie, un lago senza fango o una roccia antica, mentre i cinguettii dei canarini, gli aliti del vento e lo scalpiccio dei rari passi di un uomo sempre ospite rappresentano la sua voce calda e solenne.

Guardano in alto Alexei Kaleina e Craig Macneil; puntano ad una eclissi che appare il tramonto della speranza, della gioia di vivere, del poter comunicare. Risuonano evidenti e un po’ sfrontati gli echi antonioniani della Notte, dell’Eclissi e dell’Avventura, ma anche del Bergman di Monica e il desiderio e di tanto altro cinema moderno che ha fatto del vuoto e dei ‘tempi morti’ i cardini espressivi della propria poetica. Nei lunghi silenzi, nei primi piani, nelle scene inerti e prive di azione, si avverte il tentativo di oltrepassare la sospensione del tempo per giungere alla pura astrazione, ma le mire ipnotiche della regia producono soltanto effetti narcotizzanti e dispersivi. Il bosco misterioso, al di là dell’ovvia fascinazione, non viene realmente indagato, elaborato e riscoperto dalla macchina da presa; non è lo specchio dell’anima dei personaggi: i due registi si limitano ad alludere, suggerire, giocare con i valori simbolici che la morfologia e i suoni di questo spazio altro portano con sé.

Quel che manca a questo film dalle elevate ambizioni è uno sguardo poetico incisivo o dignitosamente originale, una visione che coinvolga lo spettatore in un’ esperienza estetica, che lo induca a partecipare sensorialmente al linguaggio elementare, squisitamente cinematografico, di cui si nutre: le immagini e i suoni. Sono proprio questi elementi, che disegnano il quadro espressivo di After the light relegando la parola ai margini, a costituire il punto debole del film: la scelta del digitale – per quanto probabilmente obbligata – rende le inquadrature spesso anonime o artificiali; il montaggio audiovisivo, a volte imperfetto nei raccordi, è troppo netto e perentorio, quando l’uso della dissolvenza sarebbe stata più consona alla natura e alle dimensioni in fondo oniriche del ‘racconto’.

La consapevole rinuncia alla narrazione, figlia di un Cinema che è raro rivedere ai nostri giorni, conduce paradossalmente alla nostalgia per quei film a soggetto in cui le storie, semplici e poco articolate, hanno rappresentato l’ingresso di molti autori di talento nel regno della settima arte; questa pellicola, presentata nella sezione Extra della quarta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, è l’esempio lampante dell’ opera contemporanea che vorrebbe già dirsi estranea alla pura sperimentazione, quando maturità e padronanza dei mezzi appartengono solo all’utopia delle intenzioni.


CAST & CREDITS

Regia : Alexei Kaleina - Craig Macneill ; sceneggiatura : Alexei Kaleina - Craig Macneill ; fotografia : Zoe White; montaggio : Alexei Kaleina ; musica :Nathan Matthew David ; scenografia: Chloe Lee; interpreti : Michael Kelly, Jicky Schnee, Ana Asensio, Rip Torn ; produzione : Alexandre Fuchs per la Wintersea Films ; origine : USA; anno: 2009 ; durata : 87’


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