The Be All and End All - Roma 2009 - Alice nella città

Quale potrebbe essere l’ultimo desiderio di un ragazzo di quindici anni affetto da una grave patologia cardiaca? Quale sogno alimenterebbe le sue fantasie dal letto di una triste stanza del reparto pediatrico di un ospedale? Secondo Bruce Webb, regista di The Be All and End All, un ragazzo così avrebbe una sola richiesta: non morire vergine.
A metà fra le gelide atmosfere di Skins e le goliardiche avventure degli American Pie, The Be All and End All rappresenta un esempio perfetto di ciò che dovrebbe esser un moderno teen-drama. Interamente costruito su un delicato equilibrio fra dramma e commedia, risata e pianto, il racconto della malattia di Robbie e dei tentativi del suo amico Ziggie di esaudire il suo ultimo desiderio racchiude tutta la forza che questo genere possiede. La forza dirompente propria dell’adolescenza, la forza dei suoi cambiamenti, dei turbamenti della crescita, della presa di coscienza di se stessi e degli altri. Tutti i teen-drama, siano essi commedie o tragedie, dovrebbero, almeno in parte, possedere quest’energia. Un’energia che The Be All and End All esprime in ogni singola scena. In quelle dolorose in ospedale, fatte di una sofferenza cieca e senza speranza (la cosa più difficile da affrontare, anche concettualmente, per un ragazzo è l’assenza certa di un futuro) così come in quelle divertenti, come le fughe dal reparto pediatrico, l’energia giovanile (mai giovanilistica) della pellicola sfonda lo schermo coinvolgendo, fra lacrime e risate, tutti gli spettatori in sala. In un’atmosfera algida, grigia come i cieli di Liverpool, Bruce Webb dipinge con sottile e semplice ironia i caratteri di due adolescenti, sconvolti dal dramma della morte imminente ma ancora pieni di vitalità e allegria, energia, forza e, appunto, energia. Grazie ad un racconto che esalta le caratteristiche dei personaggi in scena, il lavoro del regista inglese ritrova dunque lo spazio proprio del teen drama, lontano dalla tristi operazioni commerciali che spesso affollano le nostre sale. Non c’è spazio per il bieco product placement, per le banali vicende preconfezionate da pubblicitari e copywriter di telefonia o moda. The Be All and End All non è un supermercato per teenager, che mette in mostra, sui suoi scaffali, gli ultimi modelli di cellulari accanto a qualche marca di abbigliamento o di automobile. L’opera di Bruce Webb è una pellicola con una profonda dignità, per nulla scalfita dall’onta, perché tale è spesso considerata, di rivolgere il suo messaggio ad un pubblico di giovani. Anzi, conscio dell’impatto profondo che queste pellicole possono aver sul loro pubblico, il regista maneggia la materia dell’adolescenza con mano sapiente, senza mai cedere alla volgarità o al patetismo. Il risultato è una pellicola profonda e delicata che, con spirito ottimista, mette in scena una generazione difficile, spesso sola ed alienata ma ancora in grado di trovare dentro di se, nella sua immaginazione e fantasia, la forza di costruirsi un futuro migliore.
(id); Regia: Bruce Webb; sceneggiatura: Steve Lewis, Tony Owen; fotografia: Zillah Bowes; montaggio: Joe Wilby; musica: Richard Lannoy; interpreti: Eugene Byrne (Ziggy), Josh Bolt (Robbie), Connor McIntyre (Sig. Wallace), Catherine Rice (Sig.ra Wallace), Liza Tarbuck (Tina), Neve McIntosh (Kate); produzione: Whatever Pictures; distribuzione internazionale: High Point Media Group origine: GB, 2009; durata: 100’
