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The best things in the world - Roma 2010 - Alice nella città

Pubblicato il 1 novembre 2010 da Donato Guida


The best things in the world - Roma 2010 - Alice nella città

San Paolo del Brasile. Poteva sembrare un film ambientato nelle favelas, tra la povertà, invece è la classe media a farla da padrona, intellettuali e adolescenti a cui la fortuna ha sorriso maggiormente rispetto ad altri.
Mano è un ragazzo di 15 anni e fa quello che nella maggior parte dei luoghi del mondo sembra normale, ma che in Brasile risulta un privilegio: trascorre le sue giornate tra scuola, l’amore nel suonare la chitarra e andare in bicicletta, baci e passioni confusionarie (per quell’età) verso le ragazze che adora baciare. Figlio di due professori universitari, la sua sembra davvero una vita felice e fortunata, finchè un giorno, tornando a casa da scuola, scopre una tremenda verità, ovvero che i genitori si sono separati. Un duro colpo, difficile da digerire in un’età nella quale ci si sta formando completamente: uno scossone improvviso e violento.
Da qui comincia un periodo buoi per il giovane, peggiorato da diverse situazioni esterne: prima di tutto l’eterno bullismo delle scuole al quale anche lui sembra sottoposto; forse questo è il male minore però, visto che Mano deve fare i conti anche con la scoperta dell’omosessualità di suo padre e il fratello, del tutto diverso da lui, un ribelle, un anarchico che non ama il luogo in cui vive e, soprattutto, le persone che gli stanno attorno.
Poteva nascere un film migliore da questa sceneggiatura ispirata alla serie di libri Mano scritti da Gilberto Dimenstein e Heloisa Prieto; intendiamoci, non stiamo parlando di un film non riuscito, ma le tematiche sembrano abbastanza trite. Dopo alcuni bei lavori come Bicho de Sete Cabeças (il più acclamato) e Chega de Saudade, l’autrice brasiliana Laìs Bodanzky torna dietro la macchina da presa per presentarci un’opera purtroppo meno affascinante di quanto potesse realmente apparire. Le tematiche sono tante e, per forza di cose, vengono relativamente abbandonate col passare dei minuti. Tra i film in concorso nella sezione Alice nella città, finora questo The best things in the world appare il meno convincente: sicuramente meno forte rispetto ad altri, più incentrato sulle tematiche adolescenziali che, in ogni caso, stanno alla base della sezione stessa, ma che, sinceramente, in altre opere sembrano essere state sviluppate meglio.
La famiglia, il bullismo, le prime esperienze sessuali, la ribellione, sono tutti temi che meritano il massimo rispetto visivo, ma che sicuramente avrebbero potuto essere trattate in maniera differente. La bravura della regista sta nel fatto di essersi allontanata dalla plurisfruttata situazione di povertà delle favelas brasiliane, riportando il tutto in una condizione più occidentale e consumistica, così forse da poter arrivare in maniera più diretta ad un pubblico che ancora fatica a comprendere delle situazioni di vita che (purtroppo o per fortuna) non vive.
La regia è però encomiabile, così come l’interpretazione degli attori (adulti e ragazzi): resta solo un po’ d’amaro in bocca per un film che poteva realizzarsi completamente, invece di restare così tematicamente in sospeso.


CAST & CREDITS

(As melhores coisas do mundo) Regia: Laìs Bodanzky; sceneggiatura: Luiz Bolognesi (Ispirata alla serie di libri Mano, scritta da Gilberto Dimenstein e Heloisa Prieto); fotografia: Mauro Pinheiro Jr.; montaggio: Daniel Rezende; musica: Eduardo Bid; interpreti: Caio Blat (Artur), Denise Fraga (Camila), Fiuk (Pedro), Paulo Vilhena (Marcelo), Gustavo Machado (Gustavo), Francisco Miguez (Mano), Matheus Marchetti (Aluno), Gabriel Illanes (Deco), Gabriel Rocha (Carol), Josè Carlos Machado (Horacìo) ;produzione: Gullane; origine: Brasile; durata: 104’.


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