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The city of your final destination - Roma 2009 - Fuori Concorso

Pubblicato il 17 ottobre 2009 da Viviana Eramo


The city of your final destination - Roma 2009 - Fuori Concorso

Realizzato nel 2007, arriva in anteprima mondiale al Festival internazionale del film di Roma l’ultimo film di James Ivory che conferma ancora una volta il fortunato sodalizio tra il regista e la sua fidata sceneggiatrice Ruth Prawer Jhabvala e il proseguo del lavoro produttivo della Merchant- Ivory productions, dopo la morte di Ismail Merchant con cui Ivory ha lavorato per più di quarant’anni.
The city of your final destination, basato sul noto romanzo di Peter Cameron Quella sera dorata (da noi pubblicato da Adelphi), è la storia di un giovane di origini iraniane residente nel Kansas che decide, spinto anche dalla (insopportabile) fidanzata, di partire per l’Uruguay alla volta della famiglia del defunto scrittore Jules Gund. Obiettivo del giovane è ottenere dagli eredi di Gund l’autorizzazione per scrivere la biografia dello scrittore che aiuterebbe non poco la sua carriera accademica.Il contatto di Omar con i membri della famiglia Gund (il fratello, la moglie e l’amante dello scrittore) genererà, manco a dirlo, cambiamenti nelle vite di tutti.

La direzione attoriale sembrerebbe il maggior pregio del film, non solo per via del cast eccezionale che vede un Anthony Hopkins amabilmente sarcastico, una Laura Linney in stato di grazia che interpreta la testarda e inaridita pittrice moglie dello scrittore e una Charlotte Gainsbourg che si riconferma ancora una volta un’interprete capace di gesti di grande naturalezza; ma pure per l’importanza totalizzante che Ivory conferisce agli attori. E’ da attribuirsi, infatti, forse più ad un’abilità registica, piuttosto che alle scelte della sceneggiatrice, il peso predominante che assumono gli attori, i personaggi che interpretano e i loro confronti/scontri, matrice unica della pellicola, dove i protagonisti sembrano scolpiti poco o per nulla dalle azioni che compiono, quanto invece lo sono da ciò che dicono e/o non rivelano. I dialoghi, infatti, detengono completamente l’impalcatura della narrazione e schiavizzano una regia minimale molto ben accolta dal nostro Ivory, il quale si dimostra ben disposto nei confronti di uno stile piuttosto retrò (ma senza essere vintage), coadiuvato dal lavoro di Javier Aguirresarobe, ottimo direttore della fotografia che qui sfrutta a pieno il paesaggio argentino (uruguyano nella finzione).

L’arrivo totalmente inaspettato del giovane protagonista nell’atipico nucleo familiare, in un contesto geografico così diverso da quello in cui vive, ha il potere silente di mettere a nudo le reali intenzioni dei personaggi congelati in una realtà fatta di paesaggi meravigliosi, di cui sono però, a loro modo, tutti vittime. Il film fin troppo lentamente procede nel rivelarle, confidando eccesiva fiducia in una narrazione che li fa incontrare e confrontare in dialoghi magistralmente scritti, ma senza riuscire a creare la tensione narrativa a cui auspicherebbe. Succede allora che pure le suggestioni più interessanti contenute nella sceneggiatura legate al ruolo dell’arte e alla sua funzione rivelatrice (come ammette l’indurita Laura Linney) e l’idea della letteratura come mediatrice tra realtà e fantasia sono velocemente diluite soprattutto nelle parti finali, costituite di bruschi salti temporali in avanti. All’improvviso, al lentissimo procedere della narrazione subentra un ritmo che originariamente non le apparteneva e il confronto tra l’insopportabile ormai ex fidanzata del protagonista e una Laura Linney più rilassata diventa così la didascalica prova di come questi personaggi non fossero poi così lontani, accumunati da un destino comune.

James Ivory, ‘il più europeo tra i registi americani’, si conferma dunque abilissimo nel dirigere attori di grande spessore (ritrovando pure un Anthony Hopkins superlativo), ma senza riuscire a marcare la pellicola di un guizzo in grado di scolpirla nella memoria anche dopo e oltre le prove dei suoi interpreti.


CAST & CREDITS

(id.); Regia: James Ivory; sceneggiatura: Ruth Prawer Jhabvala (based on Peter Cameron’s book); fotografia: Javier Aguirresarobe; montaggio: John David Allen; musica: Jorge Drexler; interpreti: Anthony Hopkins (Adam Gund), Laura Linney (Caroline Gund), Charlotte Gainsbourg (Arden Langdon), Omar Metwally (Omar Razaghi), Hiroyuki Sanada (Pete), Alexandra Maria Lara (Deirdre); produzione: Merchant-Ivory Productions; origine: Stati Uniti, 2009; durata: 117’


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