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The crown (Stagione 4) - Teste di Serie

Pubblicato il 19 novembre 2020 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


The crown (Stagione 4) - Teste di Serie

MARGARET E DIANA

Non è tutto oro quel che luccica: lo sa bene chi vive affrontando ogni giorno come una sfida tutta nuova, figurarsi i reali alla corte d’Inghilterra; lo sa lo spettatore sommerso da una moltitudine sempre crescente di prodotti mainstream, così come lo sa bene Peter Morgan, showrunner di The crown, una delle serie Netflix più seguite, amate e desiderate degli ultimi anni. E si, anche patinate e bistrattate (chi perderebbe tempo dietro una serie scambiata, a torto, per una magniloquente soap opera sulla regina?!) ma, tuttavia, mai così provocatoria e diretta a sgambettare una volta per tutte l’impalcatura traballante sulla quale si erge, imbolsita, la famiglia reale più importante dell’occidente.

L’excursus di Morgan riprende dal 1977, da un giovane Carlo, solo apparentemente più maturo, che calamita le proprie attenzioni su una giovane disinvolta e dallo sguardo così dolce e affabile da costringere all’innamoramento praticamente chiunque: il suo nome è Diana Spencer (la interpreta una passionale Emma Corrin), destinata ad ammaliare il mondo intero, in primis i reali stessi, desiderosi di affiancare al futuro re Carlo una principessa uscita a piè pari da una favola che, tuttavia, non riuscirà mai a far breccia nel cuore di suo marito e padre dei suoi figli. Nel mezzo di questo quarto arco narrativo, emerge dalle pieghe della storia – quella che con le favole a suo modo non ha nulla a che fare – la figura algida, rigida e un po’ enigmatica di Margaret Thatcher, la lady di ferro che, fino alla sua “caduta” nel 1990, rivoltò come un calzino il tessuto sociale ed economico della Gran Bretagna, tra politiche di austerity, scontri internazionali e malcontento popolare.

Morgan tesse con accuratezza encomiabile una trama perfetta per queste nuove storie, simmetrica e al contempo speculare. Il centro nevralgico della quarta stagione di The crown è, sia in senso stretto, che in senso più largo, il matrimonio, scisso e capitalizzato ovviamente dalle due nuove figure femminili, Lady D. e la Thatcher. Ma non tutto si esaurisce così: lo showrunner manipola le due manifestazioni della favola – se Diana è una “principessa modello”, ragazza splendente e di un candore accecante, che vive il sogno di una vita, mentre Margaret Thatcher è la sua controparte stregonesca, seppure a suo modo principessa al culmine di una carriera costruita con sudore, lavoro e integerrima determinazione – accentuando una volta ancora le abissali differenze tra immaginario collettivo e realtà popolare, perché del popolo.
Morgan rinuncia a belletti e chincaglierie, scegliendo la solitudine, dolori e difetti paradossali – è la perfetta Diana a essere affetta da un disturbo alimentare, mentre la grigia Thatcher sforna pranzi abbondanti per il suo staff, mentre non riesce nemmeno a conciliare l’amore per entrambi i suoi figli -, tratteggiando con vigore due figure che non hanno più nulla da chiedere alla storia, mentre molto ancora devono mostrare a chi li accomuna al mito. Così come Diana, a suo modo umile e sincera, non potrà mai allinearsi al modello aristocratico snob e indifferente, Margaret Thatcher è solo un individuo che, una volta indossate le ali di Icaro, ripete a sua volta l’errore di volare troppo in alto, perdendo di vista i reali bisogni del popolo che la elesse per risollevare le sorti della madrepatria. E su binari paralleli, viaggiano i conseguenti rapporti a loro volta impossibili tra Carlo e l’amata Camilla, e tra il governo britannico e il suo popolo, tutti asserviti l’un l’altro, ma incompatibili pedine di un’interminabile partita a scacchi destinata allo stallo perenne.

Grazie a queste figure, maneggiate da Morgan con carisma e chiarezza visionaria, The crown strappa il velo illusorio sull’incongruenza tra monarchia e società, aristocrazia e ceto popolare, come mai aveva osato prima d’ora. Scartando di nuovo l’agiatezza offerta dal biopic, Peter Morgan incastra senza sbavature ogni tessera del suo complesso mosaico storico, realizzando una nuova stagione di chiaroscuri e schietta analisi introspettiva – e la rinuncia al clamore e all’inevitabile spettacolarizzazione che avrebbe suscitato la messa in scena della morte di Diana, certifica la scelta vincente operata da Morgan per la perfetta riuscita dello show.

Infine, ma non meno importante, è doveroso spendere due parole per la prova sontuosa di Gillian Anderson nei panni di Margaret Thathcer: se la lady di ferro acquista un’aura di pacata umanità decisamente inattesa, a tal punto da suscitare maggior empatia rispetto alla figura quasi fantastica di Lady D., il merito va quasi interamente alla performance minimale e rigorosa di una Anderson nel ruolo della vita, in grado di restituire al piccolo schermo un personaggio tanto coriaceo, quanto fragile e, probabilmente, più verosimile e profondo di qualsiasi regina o principessa.


(The crown); genere: drammatico, storico, biografico; showrunner: Peter Morgan; stagioni: 4 (rinnovata); episodi quarta stagione: 10; interpreti principali: Oliva Colman, Gillian Anderson, Emma Corrin, Helena Bonham Carter, Tobia Menzies, Erin Doherty, Josh O’Connor, Marion Bailey, Emerald Fennell; produzione: Left Bank Pictures, Sony Pictures Television; network: Netflix (15 novembre 2020); origine: U.S.A., GB, 2020; durata: 60’; episodio cult: 4x05 - Fagan (4x05 - Fagan); 4x06 - Terra nullius (4x06 - Terra nullius)


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