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The Deuce (Stagione 1) - Teste di Serie

Pubblicato il 17 novembre 2017 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


The Deuce (Stagione 1) - Teste di Serie

"Sono fantasie...é questo ció che vendiamo."
- Candy

Quando un peso massimo della storia della televisione moderna come David Simon decide di tornare a percorrere le strade che lo hanno reso famoso, non esiste amante di genere che possa resistere. Certo, non si torna tra i ghetti di Baltimora, assieme a Jimmy McNulty e compagnia in agguato su tetti scalcinati o nascosti dietro persiane mezze divelte in attesa che le cimici piazzate recepiscano informazioni utili per poter far chiudere i battenti una volta per tutte a spacciatori e mecenati del narcotraffico. No, The Deuce non é The wire, ma é pur certo che ne conserva l’ammaliante e realistico fascino, come un magnete in grado di sprigionare una satira, romantica e tragica forza d’attrazione che cattura al piú inafferrabile batter di ciglia.

La Storia (ri)parte da New York. Siamo in pieni Settanta e l’America é una polveriera d’opportunitá da cogliere al volo e di pesante asfalto da battere fino all’ultimo briciolo d’energia: i papponi stregano giovani ragazzine in cerca di fortuna, promettendo loro gioie di un’agognata terra promessa, prima di sguinzagliarle lungo i marciapiedi della Deuce ad arraffare denaro e clienti; gli agenti del distretto locale (cosí come gli altri) battono le vie fingendosi quei protettori della legge di cui gli onesti cittadini avrebbero tanto bisogno, mentre con una mano portano alla bocca grassi hamburger e con l’altra arraffano mazzette per chiudere un occhio sui locali borderline; in questo marasma di gemiti, cosce, tette, affari sporchi e distintivi, Vincent Martino fugge da un matrimonio in crisi e si sbraccia per rimettere in piedi un ex locale per omosessuali, costretto a sopperire all’inaffidabilitá di suo fratello Frankie, indebitato fino all’osso per giocate mai pagate (é sempre un piacere poter scrivere delle performance di James Franco, figurarsi quando gli tocca interpretare ben due fratelli!); e poi c’é Candy (una sensuale e virtuosa Maggie Gyllenhaal), prostituta senza un padrone, signora della strada, inafferrabile e voluttuosa per necessitá, con una famiglia lontana che ancora non riesce a digerire il suo status e con un fratello gay spedito in una clinica dal padre troppo orgoglioso per poter far sapere in giro di essere “il genitore di una puttana e di uno che va con gli uomini”.

C’è riuscito di nuovo David Simon, stavolta spalleggiato da George Pelecanos. The Deuce é il suo nuovo romanzone storico corale sulla facciata nascosta dell’America che non sa rinunciare agli istinti piú animaleschi che cova dentro di sé, e non é solo una serie televisiva di gran qualitá sulla nascita dell’industria cinematografica del porno. In The Deuce non esiste un solo protagonista che si sobbarca l’impresa di mandare avanti la trama, perché nessuno puó esimersi dal mostrare il peggio e il meglio di sé, nel ricercare fama e fortuna, nell’inseguire un nuovo futuro lontano dall’asfissiante convenzionalitá imposta dal proprio retaggio famigliare (su tutte la giovane Abby/Margarita Levieva, prima studentessa universitaria, poi barista nel locale di Vincent), dal voler cambiare un sistema marcio e canceroso (l’agente Alston/Lawrence Gilliard Jr., redento e intenzionato a porre fine al giochino delle tangenti nel suo distretto), o, semplicemente, tirando a campare.

E nessun’altro all’infuori di David Simon sarebbe riuscito nell’impresa di coniugare visione storica a un realismo visivo fuori dal comune: come per The wire, The Deuce vibra di quel certo magnetismo urbano, show sporco e crudo, sempre brillante e mai prevedibile, un vile cabaret in cui i personaggi in gioco attecchiscono come mosche su carta moschicida, con il loro sudore, l’acre puzzo di centinaia di sigari e sigarette, litri di whiskey e gengive sanguinanti...e tacchi a spillo, paillettes, basettoni e brillantina, conturbanti insegne luminose di cinema a luci rosse e sgargianti camicie pacchiane indossate dai neri papponi che sorvegliano le loro galline dalla passera d’oro a spasso sú e giú lungo la Deuce.

E poi c’é il Cinema, e tutto l’amore e la devozione che Simon nutre per esso: il Cinema come strumento evoluto e portatore d’evoluzione, il Cinema come spiraglio, come rifugio dalla strada, come catalizzatore di idee e talento, il Cinema come palcoscenico dove esibire il proprio corpo, la propria anima. In quest’ottica The Deuce commuove, solletica la spina dorsale dello spettatore, mostrando le abbaglianti e ingannevoli luci della ribalta, giocando con i cuori, le emozioni, sporcandosi le mani con trucco, timore e sperma.

Vedere un’opera di David Simon é come godere di un romanzo lungo duemila pagine. Se ne avverte la soliditá, l’ambizione e la progettualitá a ogni frame, a ogni passaggio. Questa é la vita, baby. Questa é la Deuce, arteria grigria dell’America del Vietnam, della paura, del calore mantenuto nella zone erogene di migliaia di cittadini insicuri, bastardi, in cerca di redenzione. Alla ricera di un caldo raggio di luce. Come Candy che, dopo aver assaggiato il retrogusto agrodolce dello show-business del cinema hard, sfreccia lungo la Deuce seduta sul retro di una macchina lussuosa, in viaggio verso la prima di Gola profonda, e saluta con foga, senza esser notata, la sua collega cosciona che ancora vende il corpo ma non l’anima ai clienti in cerca di conforto. Bastano una manciata di secondi di puro Cinema d’autore perché un nodo si stringa in gola e avvertire quel timore che ci assale quando ci ritroviamo soli, scartati dal mondo. Questa é la Duece, baby. La strada é Vita.


(The Deuce); genere: drammatico; sceneggiatura: David Simon, George Pelecanos; stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 8; interpreti: James Franco, Maggie Gyllenhaal, Gbenga Akinnagbe, Chris Bauer, Gary Carr, Chris Coy, Dominique Fishback, Lawrence Gilliard Jr., Margarita Levieva, Emily Meade, Natalie Paul, Michael Rispoli; produzione: Blown Deadline Productions; network: HBO (U.S.A., 10 settembre-29 ottobre 2017), Sky Atlantic (Italia, 24 ottobre-29 novembre 2017); origine: U.S.A., 2017; durata: 60’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x08 - My name is Ruby


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