X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



The Deuce (Stagione 3) - Teste di Serie

Pubblicato il 9 novembre 2019 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


The Deuce (Stagione 3) - Teste di Serie

«Cosa pensavi sarebbe successo?
Pensavo durasse...»

(dialogo tra Vincent e Bobby)

Strade perdute

La strada come il cuore del mondo. La strada è il nostro mondo. Lungo i fiumi di asfalto, cartacce e mozziconi di sigaretta ci addentriamo nella realtà, alla scoperta di noi stessi, delle nostre vocazioni, della nostra “strada”. Sulla strada c’è vita, quella che passa inosservata, ma che conta più di ogni altra; quella che spinge il mondo ad andare avanti. La strada è vita. La Deuce è la strada.

Lo sanno bene David Simon e George Palacanos: perché entrambi, “sulla strada”, hanno realizzato The wire, forse la più grande opera televisiva che la storia americana moderna e il tubo catodico abbiano mai conosciuto. Basta questo e ripeterlo non è mai troppo.
Così, anche questa lenta e rischiosa passeggiata lungo la via più bollente e malfamata di New York durata tre anni e tre stagioni, è giunta al capolinea: The Deuce si chiude nel modo più malinconico e cinico possibile, a testa china di fronte allo scorrere del tempo, cannibalizzando anime sperdute, giungla mortale e selvaggia in cui seguire pedissequamente la legge del più forte nemmeno basta. Perché tutto è destinato a cambiare, anche la Deuce. «Il mondo è andato avanti», scriveva Stephen King.

Giocando a intermittenza come se niente fosse con improvvise ellissi temporali, Simon e Pelecanos si prendono cura della loro storia, senza affezionarsene particolarmente, lasciando il lavoro sporco ai protagonisti, così che siano le loro azioni a sfidare il corso del tempo, non il contrario: in questa terza stagione di The Deuce, i due showrunner mettono in scena una New York mai così crepuscolare, spettatrice impassibile del tramonto di un’era chiave per la sottocultura underground del cinema per il distaccamento sociale-totale dai tabò di genere; uno spaccato di vita urbana in cui la morte e la rinascita non sono mai state così opposte, in cui l’impossibilità di rivalsa perde definitivamente significato, con Eileen (un’inscalfibile Maggie Gyllenhall) destinata a restare una pornografa per sempre, rinunciando a dar corpo al proprio talento di regista, perché destinata a non essere ricordata se non come pornografa; attraverso gli occhioni gonfi di lacrime e delusione di Lori (una Emily Meade capace di incarnare alla perfezione il fallimento e la caduta di ogni speranza di trovare il proprio posto nel mondo…e ancora a ritornare lì, sulla strada, che è anche morte spirituale!), suicida dopo aver venduto per un’ultima volta il proprio corpo ed essersi umiliata, semplicemente guardando la sua immagine riflessa a uno specchio, nel mezzo di una "sballata" da sesso a pagamento; focalizzandosi sull’impotenza del detective Alston (Lawrence Gilliard Jr.), forse l’unico, paradossale vincitore, ad aver compreso come il mondo, oltre ad andare avanti, continuerà pur sempre a cambiare e ad andare a rotoli; e poi Vincent, James Franco, che è anche il fratello Frankie, che pian piano scivola lungo la strada per raggiungere un futuro che non è più casa, che non è più la strada che lui conosceva, ma quella strada ora sommersa da neon asfissianti e millenials inghiottiti dalla tecnologia, così sfrenata ma alienata, solo un’altra giungla più fredda e sovraccarica di anime insignificanti di quanto non lo fosse prima. A lui, un vecchio Vincent che non ha più nulla da chiedere a niente e a nessuno, non fa effetto neanche un porno da ordinare sulla tv a pagamento, nella penombra di una lussuosa camera d’albergo.

The Deuce trova un completo e complesso compimento nella drammaticità dell’altra faccia della medaglia dell’esistenza umana, ovvero nella morte della carne, a opera della carne stessa, del suo abuso, della sua mercificazione, del “sacrificio” dovuto alle anime dannate della strada, sulla strada, per permettere alla storia di essere scritta: alla storia del cinema porno, dell’emancipazione femminile, della lotta all’AIDS. Tutti sono soli, ci raccontano Simon e Pelecanos; tutti impegnati a non annegare nei tumulti della propria esistenza: e grazie a una regia spesso distaccata dagli eventi, supportata da una scrittura che non scende a compromessi con l’emotività, indispensabile – insieme alle ellissi citate in precedenza – per aumentare vertiginosamente l’isolamento individuale di ogni personaggio in gioco, The Deuce schianta lo spettatore contro un vicolo cieco, in cui non si può far altro che soffermarsi impietriti di fronte all’ineluttabilità di un mondo caotico e troppo grande per essere compreso.
Siamo solo anime di passaggio, ci avvertono Simon e Pelecanos, destinate, un giorno, a tornare nel nostro inferno personale, unico luogo a noi famigliare, inghiottiti dalla strada, come a discendere le scalinate della stazione della metropolitana, le scale di un locale underground, i lerci meandri di un peepshow da quattro soldi.

Non ci sono attori protagonisti a questo mondo. Sulla strada dell nostra vita non saremo mai gli attori principali. Perché non esiste un’unica strada. Esiste solo “la strada” e lungo quel pavimento di freddo asfalto appiccicoso, percorriamo i nostri giorni tornando a quei momenti in cui abbiamo davvero creduto che tutto potesse durare un altro po’.


(The deuce); genere: drammatico; showrunner: David Simon, George Pelecanos; stagioni: 3 (conclusa); episodi terza stagione: 8; interpreti: James Franco, Maggie Gyllenhaal, Lawrence Gilliard Jr, Emily Meade, Michael Rispoli, Luke Kirby, David Krumholtz, Margarita Levieva, Chris Coy, ; produzione: Blown Deadline Productions; network: HBO (U.S.A., 9 settembre-28 ottobre 2019), Sky Atlantic (Italia, 8 ottobre-29 ottobre 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 60’ per episodio; episodio cult terza stagione: 3x07 - That’s a wrap (3x09 - Addii e separazioni)


Enregistrer au format PDF