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The Eye of the Storm

Pubblicato il 31 ottobre 2011 da Giovanna Branca

VOTO:

The Eye of the Storm

Da un romanzo come I Buddenbrook ad un film come Quel che resta del giorno, le saghe familiari – o più semplicemente le vicende private – si sono offerte come metafore ed al contempo luoghi privilegiati da cui osservare i cambiamenti in atto in un paese. Proprio per il contrasto fortissimo tra intimità e dimensione pubblica, collettiva, che consente – se trattato sapientemente – di avere uno sguardo non pedantemente didascalico sulle cose, e di aprire la Storia al personale dramma umano. The Eye of the Storm di Fred Schepisi , tratto dal romanzo di Patrick White, si inserisce in questa tradizione narrativa: racconta l’Australia dei primi anni ’70 – della messa in discussione dei privilegi aristocratici – attraverso le vicende private della famiglia di Elizabeth Hunter (Charlotte Rampling), anziana nobildonna che, sul suo letto di morte, attende i figli che dall’Europa si recano al suo capezzale: la principessa in disgrazia che vive a Parigi, Dorothy (interpretata da Judy Davis), e l’attore famoso ma dissoluto che sta a Londra, Basil (Geoffrey Rush). Il temperamento terribile di Elizabeth la porta a scontrarsi continuamente con loro, che al contempo hanno sviluppato un cinismo che li fa interessare più all’eredità che non al trapasso imminente della loro madre.
In realtà, le cose sono più complesse di come sembrano all’apparenza, e il loro soggiorno in Australia sarà l’occasione per rivivere i traumi del passato e cercare di riconciliarsi – ciascuno a proprio modo – con la figura materna.
Intorno al letto della donna morente ci sono poi altre figure, ed in primo luogo le tre donne che si prendono cura di lei: le infermiere Mary e Dora e la cuoca tedesca (ex ballerina di cabaret ebrea fuggita dalla Germania nazista) Lotte.
L’arcigna matriarca che, costretta a letto, aspetta di morire si fa quindi metafora anche del proprio paese, del lento deteriorarsi del vecchio stato delle cose in favore del nuovo che gli anni Settanta portarono più o meno in tutto il mondo. Ed allegoriche sono anche le figure di chi le ruota intorno: a partire dall’infermiera che vuole rimanere incinta del nobile figlio di Elizabeth per poi comprendere che quello in cui cerca di fare il proprio ingresso è un mondo vile e meschino. L’occhio della tempesta del titolo fa riferimento proprio ad un cambiamento che è sia macroscopico, a livello di scosse sociali e di nuovi assetti futuri, solo suggeriti però, sia di piccola storia individuale. E’ il flashback della vera tempesta metereologica in cui Elizabeth si trova incastrata nella sua casa al mare molti anni prima di quelli raccontati dal film, nonché l’origine della “tempesta” nei suoi rapporti con la figlia.
Pur girato elegantemente, The Eye of the Storm verte interamente sulla grande prova attoriale della bravissima Charlotte Rampling: il cuore e l’anima del film, anche se immobilizzata in un letto.


CAST & CREDITS

(The Eye of the Storm) Regia: Fred Schepisi; sceneggiatura: Judy Morris; fotografia: Ian Baker; montaggio: Kate Williams; musica: Paul Grabowski, Brandford Marsalis; scenografia:Melinda Doring; interpreti: Charlotte Rampling (Elizabeth), Judy Davis (Dorothy),Geoffrey Rush (Basil), John Gaden (Arnold); produzione: RMB Productions, PaperBark Films; origine: Australia; durata: 118’.


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