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THE FINAL CUT

Pubblicato il 18 marzo 2004 da Antonio Pezzuto


THE FINAL CUT

Si sa che i comici sono sempre degli ottimi attori drammatici, o forse lo sembrano soltanto, perché diversi dal solito. Si sa che far ridere è affar serio, molto più difficile che far piangere. Si sa anche che attori validissimi che hanno passato una vita intera a fare smorfie come Jerry Lewis (o il suo emulo Jim Carrey, che però si è fatto furbo e ha deciso di saltare il fosso prima della pensione), improvvisamente vengono sdoganati dalla critica più snob quando interpretano un ruolo serio. Non sorprende quindi che Robin Williams, dopo aver sorpreso tutti con il suo amabile assassino che in Insomnia dava dei punti anche ad Al Pacino, abbia deciso di proseguire sulla più riposante strada del cinema drammatico. Il rischio, però, è quello di addormentarsi sugli allori: per eccesso di sobrietà, il Nostro è molto vicino al pericolo della totale inespressività, a tratti velata di patetismo. E se si trova anche nella difficile situazione di dover reggere sulle sue spalle una sceneggiatura a dir poco scadente, si arriva alla catastrofe. Siamo infatti in un futuro molto prossimo in cui un’industria informatica offre chip da impiantare nel cervello delle persone “per regalare loro l’immortalità”: il chip registra tutto quello che vedono e sentono e, alla morte, una specie di impresario delle pompe funebri monta un filmino idilliaco da proiettare ai funerali, eliminando tutte le nefandezze di cui si è macchiato il caro estinto. Va da sé che quando a morire è proprio un pezzo grosso della Zoe Tech, la ditta che produce questi gioiellini, il materiale scartato fa gola a molti e a ritrovarsi nei guai, tra la polizia e l’immancabile setta di puristi è il suo miglior impiegato, riservato ometto tutto dedito al lavoro, cosa che non gli impedisce di avere qualcosa da nascondere del suo passato e Mira Sorvino come fidanzata. The final cut, opera prima del giordano Omar Naïm (classe 1977) è un brutto assemblaggio di luoghi comuni cinematografici diretto con stile da spot televisivo, dalla morale quantomeno ambigua: se da un lato vuole segnalarci i rischi per la privacy di un mondo informatizzato, dall’altro avalla l’idea di una memoria informatica perché quella vera troppo spesso viene deformata da sensi di colpa che ci rovinano la vita. Una domanda poi sorge spontanea: quando perdiamo qualcuno che ci è caro, perché dovremmo voler vedere il mondo con i suoi occhi? Non sarebbe meglio avere delle sue immagini, perché non scompaia dalla nostra memoria visiva?

[Marzo 2004 ]

Regia: Omar Naim Sceneggiatura: Omar Naïm Fotografia: Tak Fujimoto Montaggio: Dede Allen Musica: Bryan Tyler Interpreti: Robin Williams, Mira Sorvino, Jim Caviezel, Vincent Gale Produzione: Lions Gate Films Origine: Usa, 2003 Durata: 105’

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