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The Jacket

Pubblicato il 4 aprile 2005 da Armando Chianese


The Jacket

Nei panni, ma sarebbe più consono dire nella camicia di forza (appunto: the jacket), di un reduce della prima guerra del Golfo il tenebroso Adrien Brody è a dir poco magistrale. Di un’intensità sulla quale si appoggia, a mano a mano che la vicenda si sviluppa, tutta la complessa struttura di quello che è un thriller psicologico travestito prima da dramma e quindi da veteran movie. The Jacket cerca di dipanare il suo complesso discorso attraverso i labirinti della mente di un uomo corroso dalla guerra e reduce dal suo passato. Il regista John Maybury si diverte a proiettarci le allucinazioni e i fantasmi del suo veterano, mettendoci davanti ad una realtà che è fatta di sofferenza e sogno, provando a far giungere ad una risoluzione la tormentata vicenda di un uomo che si sente vittima (reduce) di qualcosa di più grande di lui stesso, sentendosi a suo modo un capro espiatorio. Jack Stark è un ex militare accusato di omicidio. Viene affidato alle “amorevoli cure” del Dott. Baker che cerca a tutti i costi di dimostrare la sua infermità mentale al seguito dei danni subiti durante il conflitto. Rimpinzato fino a scoppiare di droghe e potenti psicofarmaci, Stark viene rinchiuso come se fosse un morto per ore in un classificatore dell’obitorio. Ne esce con la mente a pezzi, ma con la consapevolezza che solo in quel posto speciale riesce a scavare a ritroso nella sua memoria e a viaggiare, incredibilmente, anche nel suo futuro. Dovrà, nei meandri della sua devastata psiche, dimostrare la sua innocenza e ritrovare un amore perduto. Scriveva Jorge Luis Borges che chi dorme compie un gesto insensato, perché dimentico del mondo. A Jack Stark il mondo ha dato solamente immani sofferenze, per cui riesce a scovare le sue personali verità esclusivamente attraverso l’oblio di uno stato vegetativo. Ma da questa improbabile situazione Stark riuscirà a ricavare tutto ciò che gli occorre per sanare la sua mente. The Jacket ha una regia convulsa, mal supportata da un montaggio che picchia sul nervo ottico come solo un videoclip sa fare. Maybury che di videoclip se ne intende, si ritrova a lavorare con una produzione indipendente che gli garantisce non solo la libertà, ma grazie ai potenti Clooney e Sodenbergh gli mette a disposizione un cast artistico da blockbuster. Le musiche di Brian Eno danno man forte alla pesante atmosfera di morbosità che aleggia per tutta la durata del film. Il risultato ricorda La Nona Configurazione di W. P. Blatty. Anche in quel caso si aveva a che fare con dei reduci di guerra (dal Vietnam) affetti da seri problemi psichici, e con una similare atmosfera gotica. Ma, con tutto il rispetto, lì eravamo su ben altri livelli.

[aprile 2005]

Regia: John Maybury. Sceneggiatura: Massy Tadjedin. Fotografia: Peter Deming. Montaggio: Emma E. Hickox. Musica: Brian Eno. Interpreti: Adrien Brody, Keira Knightley, Kris Kristofferson, Jennifer Jason Leigh, Daniel Craig, Kelly Lynch, Brad Renfro. Produzione: Mandalay Pictures e Warner Bros. Origine: Usa/Gran Bretagna/Germania, 2005. Distribuzione: IIF. Durata: 102 min. Web info: sito italiano

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